Vittorio Rieser, sociologo del lavoro, è membro dell’Ires-Cgil Piemonte. Recentemente ha pubblicato Lavorare a Melfi. Inchiesta operaia sulla fabbrica integrata Fiat, Calice Editore.

L’impressionante calo di occupati nella grande industria autorizza a pensare a un declino industriale della città?
I dati sull’occupazione di Torino ci dicono che a fronte di una brusca caduta dell’occupazione alla Fiat c’è invece un fenomeno di redistribuzione dell’occupazione industriale: la caduta dell’occupazione alla Fiat non determina di per sé una proporzionale caduta dell’occupazione industriale reale. La redistribuzione di questa occupazione non avviene solo fra grande e piccola industria, ma tra occupazione registrata come industria e occupazione registrata come terziario. Ora, questi dati possono dare adito a due interpretazioni possibili: una che dice che ormai la vocazione industriale di Torino è in crisi e un’altra che, invece, crede che quella in atto sia una riconversione della struttura industriale di Torino, in cui tende a crescere qualitativamente e quantitativamente il peso dell’indotto, e a ridursi, perlomeno quantitativamente, il peso della Fiat. A fronte di un calo della produzione Fiat localizzata a Torino, che è stato pesante, a favore del Sud e dell’estero, non c’è stato un calo proporzionale di produzione dell’indotto, che anzi, non solo ha mantenuto in questi anni i livelli di occupazione, ma sta espandendo la sua produzione verso mercati non Fiat, verso altre case automobilistiche. Io condivido questa seconda ipotesi, anche se, va detto, queste interpretazioni non sono poi così estremizzate. La prima non sarà necessariamente apocalittica, la seconda sarà un po’ meno ottimistica. Non è da escludere, infatti, che il calo della produzione Fiat localizzata a Torino diventi ancora più pesante, una volta, per esempio, che finiranno gli incentivi alla rottamazione.
Quali fenomeni stanno dietro questo calo occupazionale nella grande industria?
Nel ciclo produttivo dell’auto, da sempre quasi la metà della produzione auto veniva fatta fuori. Ora, però, questa percentuale è aumentata enormemente in termini quantitativi, ma anche qualitativi. La politica Fiat verso l’indotto è molto cambiata. La Fiat è passata nel giro di pochi anni da mille fornitori diretti a meno di trecento, di cui cento sono quelli essenziali. Prima, per esempio, la Fiat per una stessa componente, aveva più fornitori, in modo che la concorrenza tenesse bassi i prezzi; per la qualità ci si concentrava solo su alcune componenti fondamentali; la questione dei termini di consegna era meno drammatica, perché consegnare centomila pezzi una volta al mese è molto diverso che consegnarne mille tre volte al giorno. Adesso invece l’idea è: pochi fornitori capifila, ciascuno specializzato per un pezzo. Quindi un fornitore solo per la marmitta di quella macchina, uno solo per il freno di quest’altra. Insomma, un solo fornitore che quindi esercita una sorta di monopolio rispetto alla Fiat. Questo vuol dire però che il fornitore diventa fornitore di un prodotto più complesso, e quindi è un capofila, e organizza a sua volta la propria filiera. Gli si chiede di progettare, e la Fiat gli dà un supporto, a volte gli ha passato del personale che progettava per la Fiat.
Esiste anche un processo che si chiama di crescita guidata, in cui la Fiat offre una consulenza organizzativa. Quindi l’indotto ha necessità di avere più progettisti, più programmatori per organizzare la fornitura just in time, più tecnici per controllare la qualità.
Qual è il problema? Che la Fiat non ti paga una lira in più, se mai te ne paga una in meno. Quindi tu devi farti carico di molte più cose di prima, il tuo prodotto ha un contenuto in realtà più elevato, perché ha dentro i costi di progettazione, di fornitura just in time, di controllo qualità, ma i prezzi reali che la Fiat paga tendono a diminuire di anno in anno.
La Fiat dà qualcosa di importante in cambio: dei contratti relativamente di lunga durata. Mentre prima non ti veniva garantito più di un anno, adesso, salvo che tu contravvenga clamorosamente, sei tu il fornitore per tutto il ciclo di vita della Punto. E questo è inevitabile, perché se devi fare investimenti tecnologici, o sul personale non puoi farlo sul breve periodo.
L’altro aspetto importante in questa ottica è che mentre prima la Fiat tendeva ad avere più fornitori per uno stesso prodotto, possibilmente tutti schiavi della Fiat, adesso in questa o ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!