Hugo Meijer, laurea in Economia alla Luiss a Roma, master in Relazioni internazionali alla Johns Hopkins, è dottorando all’Institut d’Études Politiques (Sciences Po) a Parigi. Prepara una dissertazione sulla politica americana di controllo delle esportazioni verso la Cina di tecnologie ‘duali’ dal 1979, data in cui si sono ristabilite relazioni diplomatiche tra i due paesi, al 2009. Da settembre 2011 è anche affiliato all’Institut de Recherche Stratégique de l’École Militaire (IRSEM) a Parigi ed assistente per l’insegnamento e la ricerca alla Facoltà di Diritto e Scienze Politiche dell’Università di Montpellier 1.

Cosa sono le tecnologie ‘duali’?
Le tecnologie a duplice uso (o ‘duali’) sono beni e tecnologie che hanno applicazioni sia nel campo militare che in quello commerciale/civile. Un esempio: i cosiddetti supercomputer. Questi computer possono avere una potenza di calcolo di 8 petaflops -quadrilioni di calcoli al secondo- come il celebre supercomputer cinese ‘Milky Way’. Questi hanno applicazioni civili come le previsioni meteorologiche ma anche applicazioni militari e nel campo dell’intelligence: i supercomputer sono utilizzati per simulare esplosioni nucleari, per affinare la guida dei missili balistici, e per cifrare/decifrare messaggi (i.e. crittografia e crittanalisi rispettivamente).
Molte tecnologie a duplice uso sono oggi considerate come sensibili, o ‘critiche’, per gli eserciti moderni. La Military Critical Technology List (Mctl) del Pentagono definisce quali siano le tecnologie considerate come cruciali per il mantenimento della superiorità tecnologico-militare americana e include numerose tecnologie duali (ad esempio, elettronica, sistemi satellitari, nucleare, tecnologie dell’informazione).
Gli Stati Uniti, gli alleati della Nato ed il Giappone crearono nel 1949 il Comitato di coordinamento per il controllo multilaterale delle esportazioni (Cocom, Coordinating Committee for Multilateral Export Controls). Cocom è stata l’istituzione multilaterale adibita al controllo delle esportazioni di armi e di tecnologie a duplice uso durante la Guerra Fredda. Il principale target di questa istituzione erano l’Unione Sovietica e gli stati del Patto di Varsavia. Cocom aveva per obbiettivo, tramite il controllo multilaterale delle esportazioni di tecnologie sensibili (armi e tecnologie a duplice uso) verso gli stati del Patto di Varsavia, di ritardare il miglioramento qualitativo dei loro eserciti. L’obbiettivo era pertanto quello di mantenere un quality edge (superiorità qualitativa) di fronte alla preponderanza quantitativa degli armamenti dell’Urss. Si potrebbe definire questo sistema di controllo delle esportazioni di tecnologie sensibili verso l’Urss come il versante tecnologico-economico della strategia di containment messa in atto successivamente da numerose amministrazioni americane durante la Guerra Fredda. L’approccio degli Stati Uniti e dei loro alleati per mantenere questo quality edge era basato su due pilastri: da un lato investire in ricerca e sviluppo di tecnologie di punta (leap ahead), dall’altro stabilire un sistema nazionale e multilaterale di controllo delle esportazioni per cercare di conservare il divario qualitativo tra le capacità tecnologiche americane e quelle dell’Urss (keep them behind).
La Cina è stata, ed è, un caso particolare in questo ambito. A causa del suo coinvolgimento nella guerra di Corea (1950-1953), il controllo imposto alle esportazioni verso la Cina fu ancora più restrittivo che verso l’Unione Sovietica. Questa politica fu mantenuta fino al 1957 quando, sotto la pressione degli inglesi, gli Stati Uniti accettarono di eliminare questo "differenziale”. Negli anni 1970 iniziò il cosiddetto rapprochement sino-americano, a seguito delle crepe che si erano aperte negli anni 1960 nella relazione sino-sovietica. Nixon e Kissinger decisero di approfittare di quella frattura per avviare un processo di avvicinamento diplomatico con la Cina. Lo scopo era di instaurare una relazione triangolare -Washington-Pechino-Mosca- che avrebbe consentito agli Stati Uniti più ampi spazi di manovra, in particolare nei confronti dell’Urss.
L’apertura alla Cina fu quindi pensata in chiave anti-sovietica. Le relazioni diplomatiche e commerciali tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese furono ristabilite nel 1979. Nel medesimo anno, l’invasione sovietica in Afghanistan incoraggiò, galvanizzò i rapporti sino-americani, in particolare nel campo militare. S ...[continua]

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