Immaginiamo ora che la consultazione abbia luogo in presenza d'altre persone il cui interesse professionale sia diverso da quello del giurista. Un romanziere troverebbe in quel fiotto di confidenze disordinate una quantità di dati sostanziali per "impiantare un personaggio" e per mostrare "sul vivo" un carattere e non si curerebbe minimamente dell'importanza che potrebbe assumere un determinato particolare dal punto di vista del codice penale o della procedura. Un direttore di coscienza (prete, pastore o rabbino) concentrerebbe l'attenzione sulle rivelazioni involontarie di sentimenti virtuosi o perversi nella persona che racconta e dice male del suo prossimo, e quello che egli riterrebbe veramente importante sarebbe non già la soluzione del problema giuridico del torto o della ragione delle parti in causa, ma la constatazione di uno stato di peccato: menzogna, collera, avarizia e simili e i mezzi per condurre quell'anima fuorviata al pentimento. Un moralista sociologo, da parte sua, non si fermerebbe certamente alla pietà, alla riprovazione, o altra "valutazione" del genere ispiratagli dalla protagonista dell'avventura narrata, ma penserebbe invece agli effetti visibili e tangibili dell'ignoranza, della cattiva educazione, dei conflitti economici, dei pregiudizi di casta, delle superstizioni religiose, che si rivelano nelle vicissitudini della donnetta e nella "rappresentazione" che la sua coscienza ne ha conservato. Un artista — pittore o attore — sarebbe tentato di imprimersi nella memoria i gesti o le intonazioni che esprimono più spontaneamente lo stato passionale del soggetto, senza curarsi dei motivi particolari e aneddotici che possono aver causato un dato movimento caratteristico degli occhi, della bocca, delle mani, del corpo tutto intero. Un medico, infine, noterebbe sintomi di schizofrenia, di mania di persecuzione, di mitomania, ovvero gli effetti di un'anomalia irritante nel funzionamento dell'apparato digestivo, dei reni o della circolazione del sangue.
Un medesimo fenomeno — parte viva del destino unico e irreversibile di un essere umano dotato di coscienza — presenta dunque contenuti affatto diversi a seconda del punto di vista dal quale ci si ponga per "astrarre" un significato coerente dal magma dei "dati immediati". Ciascuno di questi contenuti, o "piani", diversi costituisce una realtà obbiettiva. Giacché, nel nostro esempio, non si tratta dell'"impressione" che la disputa della donnetta con la sua vicina può fare su spettatori più o meno capaci d'osservazione, bene o male disposti verso l'una o verso l'altra, intelligenti o sciocchi, indifferenti o prevenuti. Si tratta di analisi e giudizi sistematici sulla "vera essenza" di un insieme di fenomeni constatati.
Il fatto è là nella sua "materialità" naturale e storica: degli organismi in stato d'eccitazione hanno speso una certa quantità di energia, subendo una certa alterazione fisiologica; l'aria è stata smossa da vibrazioni sonore, uno o più rapporti fra persone nei quali un'esistenza sociale assumeva un aspetto "normale" hanno subito una trasformazione più o meno violenta e certe attività (per esempio una forma di collaborazione domestica) si sono fermate o modificate; un certo numero più o meno grande di persone è stato influenzato dal mutamen ...[continua]
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