Scusate la lunghezza. Può anche sembrare criptico in qua e in là per via che era rivolto innanzitutto alla redazione di Forlì. Può essere utile discuterlo con tutti i collaboratori. Seguirà la parte con le proposte concrete.

proposte per la svolta
settembre 2005 - Forlì
Prima parte

Una premessa
La scelta della suddivisione in capitoli della proposta non è casuale, ma rispecchia una gerarchia precisa. Si divide in 5 capitoli (dando per scontato la mission): le due parole d’ordine per la svolta, la rivista, la rete, le riunioni, le risorse. Ricordiamo la raccomandazione di Gino: "Fate pure i libri, fate i convegni, ma ricordate che la rivista è il cuore di tutto, deve sempre essere al centro. Le altre cose devono servire alla rivista, agli abbonamenti”. Questo giustifica il posto privilegiato che riprende la rivista nel progetto e il fatto che tutte le altre attività entrino nel "campo rete”. I libri devono servire a far rete, a sostenere campagne. Non ci mettiamo a fare gli editori. I convegni lo stesso. I progetti anche (il progetto "storia dell’altro" può impegnare in loco il nostro responsabile e, quindi, può servire a "far lavoro politico” nelle scuole, ad esempio); altrimenti vanno nel campo "risorse”, sono attività, cioè, in cui noi usiamo, al pari del lavoro di impaginazione, le nostre competenze per sostenere economicamente la nostra attività (vedi la nostra partecipazione al progetto "operatori di pace" di Bolzano). Il rispetto rigoroso, nelle scelte e nel lavoro, di questa gerarchia, ci aiuta: è il timone.


1) Due parole d’ordine (per la svolta)

a) Impresa, non rendita!
E’ evidente che tutte le energie e l’intelligenza sono state sempre dedicate alla fattura della rivista e per nulla alla sua promozione. Tutto quello che è venuto è venuto malgrado noi. Il tam tam, unico strumento efficace sperimentato, ci ha visto totalmente passivi. La rivista è un lusso e "i lussi si pagano”. Questo permette anche di "star tranquilli”: alla fine dell’anno al massimo si ricapitalizza. (Tutt’altra cosa se in un’impresa editoriale la rivista rimanesse "un lusso”, nel senso di un prodotto di alta qualità cui non si vuol rinunciare, che dà prestigio, ma non profitto, e quindi viene pagato da altre attività: es. Medusa pagata da Topolino, Giuntina pagata dalla tipografia di proprietà di Vogelmann).
Il fatto, però, è che noi non vendiamo, noi non vogliamo vendere, è come se dicessimo: "noi lo facciamo chi lo vuole si dia da fare un po’ anche lui”. Abbiamo detto che "il militante” era la nostra cifra e c’è il rischio che, furbescamente da un punto di vista psicologico-ideologico, il militante tenga al riparo dal "vendere”, dall’ansia del "vendere”, che vada a giustificare, cioè, un certo snobismo, dando così vita a un vero ossimoro: il militante snob. (D’altra parte: di cosiddetti compagni del tutto disimpegnati ma ideologicamente snob è piena l’Italia). Deve essere tutto il contrario. Militare e vendere, per noi, sono in pratica la stessa cosa. La stessa cooperativa è un’impresa ed è valida se solida. Per le cooperative delle origini era il punto d’onore fare profitto, cioè vendere, dimostrare di esserne capaci.
Tutto questo ha conseguenze precise: i tempi non sono mai dettati dal "fuori” ma sempre autoreferenziati (tipici della rendita) e quindi, spesso, lentissimi; si sopravvive di rendita sulla promozione passiva ("i regali degli amici”); tutto il tempo è dedicato alla redazione; i segnali positivi, o anche negativi, non vengono mai analizzati per trarne indicazioni, ecc. ecc.
Adesso sarebbe lungo fare autocoscienza sui motivi di questa mentalità. La speranza è che una volta "rotti i ponti” con la rendita di posizione, mentalità e velocità di marcia possano cambiare.
Che fare? Semplice: dedicare molto tempo e intelligenza a "vendere”. Il che, nel nostro caso, vuol dire dedicare tempo e intelligenza a "fare rete”, a reclutare collaboratori del progetto "politico”, a fidelizzare abbonati, a "toccare” un numero sempre più vasto di potenziali lettori, a trasformare in un amico l’intervistato. Per fare questo deve funzionare a Forlì una "centrale operativa” efficiente in cui redazione e promozione siano del tutto intrecciate (che abbia nel telefono, e poi nell’email, i suoi strumenti principali. Attenzione: prima il telefono; se si manda un email di tre righe si ottiene una risposta di tre righe, se si fa una telefonata per chiedere anche una cosa sola ne può uscire una chiacchierata di mezz ...[continua]

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