Cari amici,
il 17 di questo mese ci incontriamo a Bologna per discutere del programma delle buone pratiche di cittadinanza di quest’anno. Vi inoltriamo il progetto sul "mutualismo” che abbiamo già presentato in regione. Vorremmo discutere di questo, ma anche della possibilità di impegnarci in un progetto sull’integrazione scolastica dei bambini extracomunitari, e infine dell’almanacco e della sua promozione. La riunione si svolge presso la sede della Cgil, in via Marconi 69, V piano, dalle ore 14. Scusate il ritardo con cui ne diamo notizia ma la data è stata incerta fino all’ultimo. Già da adesso, invece, vi proponiamo di venire a Villa Salta il 19 e 20 marzo. Per la "convention” annuale di una città. Ma su questo torneremo. A presto.
Progetto mutualismo
A fronte della crescente complessità con cui si manifestano le problematiche sociali, c’è un crescente impegno di cittadini, associazioni ed amministrazioni pubbliche, a ricercare e mettere in atto peculiari strategie di approccio pragmatico e partecipativo. Molte attività e progetti legati a questo impegno hanno trovato voce, visibilità, hanno suscitato la curiosità e l’interesse da parti di altri per una conoscenza reciproca nel progetto ‘Osservatorio delle buone pratiche di cittadinanza’ realizzato nell’anno 2003. L’interesse e il successo riscontrato dalle iniziative effettuate ci portano a voler continuare un impegno di ricerca, studio e organizzazione di momenti pubblici di confronto e approfondimento su ‘buone pratiche di cittadinanza’, proponendo pertanto un nuovo progetto mirato sul tema del mutualismo. Il mutualismo rappresenta l’intreccio positivo tra interessi e valori realizzato nella solidarietà associativa democratica del movimento operaio. In esso si trova l’anima profonda ed originaria del movimento dei lavoratori che si è manifestata nella cooperazione, nelle società di mutuo soccorso, nelle leghe di resistenza, nel comunalismo sociale. Oggi il luogo di produzione, da solo, non garantisce più l’antico patrimonio relazionale intrinseco all’esperienza lavorativa. La sicurezza sociale statualmente garantita si indebolisce e rivela falle e lacune crescenti. Nuove esigenze di tutela e di assistenza di prossimità nascono da una società radicalmente mutata e soggetta a forme nuove di vulnerabilità. Una articolazione aperta e attiva tra "locale” e "globale” sembra indispensabile per trovale le nuove vie dello sviluppo. In questa situazione sembra utile ritrovare e rivitalizzare una tradizione di pratiche e di valori che hanno fermentato esperienze popolari ricche, esemplari che ancora si prolungano nel tessuto profondo del nostro territorio. Questo richiamo si rivela funzionale al fine di dare respiro ideale, legittimazione storica, impulso coerente all’effervescenza di iniziative sociali e popolari che si diffondono nelle più varie forme e in tutti i campi della vita civile. Lo sviluppo del terzo settore e il progressivo affermarsi del welfare locale ripropongono un rilancio del movimento cooperativo che, sia pure con luce ed ombre, indica nuove strade dal basso dell’iniziativa associata nel proporre servizi sociali, economia alternativa, forme etiche e popolari del credito, commercio equo e solidale, autogestione di gruppo del tempo libero e del consumo. Dal mondo del lavoro l’esperienza del "delegato sociale” pone il problema delle ricostruzione di un nesso forte tra ambiti di lavoro e ambiti di vita per fronteggiare precarietà sociale, vulnerabilità personale e obsolescenza dei saperi professionali che generano zone ampie di insicurezze sprovviste di tutela. Dall’interno del tessuto più intimo delle famiglie e del vicinato nascono proposte pratiche associate di auto-aiuto attorno a problemi di handicap, di sostegno agli anziani, di rimedio alla sofferenza psichica e mentale. E l’elenco potrebbe continuare richiamando l’immigrazione, i problemi dell’esclusione sociale per arrivare alla qualità della vita urbana. L’insieme di ciò che fermenta nella società civile sembra confermare alcune ipotesi culturali e politiche che affiorano nelle sedi più avvertite e aperte delle realtà istituzionali. Cresce il bisogno di una cittadinanza attiva che non si limita più soltanto a protestare e a rivendicare ma che vuole incominciare anche a "fare” in prima persona e in modo solidale partecipando alla vita decentrata delle istituzioni. Il welfare locale è all’ordine del giorno. Esso non si pone come alternativa ai diritti universali di cittadin ...[continua]

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