A Torre del Greco, dove i tassi di disoccupazione sono tra i più elevati, esiste un sommerso vivace e, a suo modo, produttivo. In particolare nel campo della lavorazione dei cammei in conchiglia...
Torre del Greco conta 100.000 abitanti, con un tasso di disoccupazione giovanile ufficiale pari oltre il 70%. In realtà questi dati non sono rappresentativi della situazione, perché qui molti ragazzi hanno proprio in casa la possibilità di impegnarsi nelle tre attività economiche più redditizie: fiori, gioielli, oppure cantieristica navale.
Di queste realtà la più sommersa, ma anche la più estesa è quella dei gioielli, in particolare dei cammei. Noi abbiamo calcolato 8.000 persone occupate in questo ambito, contro i 400 dati dall’Istat, in un rapporto, coi dati ufficiali, di 1 a 20. Per un calcolo preciso andrebbero considerati anche i lavoratori impegnati occasionalmente. Mi riferisco a quelle donne che in casa fra il sugo da preparare e i piatti da lavare infilano le collane, o ai pensionati che hanno imparato a fare i cammei in casa fin da piccoli, e ora spendono questa competenza per arrotondare la pensione. In questo caso si raggiungerebbero cifre anche più alte di 8.000 persone.
Una delle caratteristiche di questa attività è infatti che non ci sono laboratori di cammei, di incisione, ma semplicemente delle stanze negli appartamenti. In fondo c’è bisogno solo di un banco, anche piccolo, in cui appoggiare il pezzo di conchiglia su un pezzo di legno, fonderlo con la cera, e incominciare ad inciderlo. Un’incisione degna di questo nome dura un giorno. Per fare i cammei si usa la parte interna: si incide sotto lo strato esterno, bianco, dove c’è lo strato color caffè, o quello classico di colore rosa. Qui si lavora molto anche la madreperla.
In questi laboratori (e per laboratori intendo sempre stanze di appartamenti o di case) c’è sempre un forte odore di salsedine, che rimane addosso anche all’incisore. Comunque la polvere di cammeo non è tossica. In fondo sono gioielli del mare, il procedimento è tutto fatto a mano, è quanto di meno inquinante si possa immaginare, sia la lavorazione, che il materiale usato. Non ci sono controindicazioni dal punto di vista della salute.
La materia prima da dove arriva?
Per i cammei di qualità più bassa, o medio-bassa, la materia prima arriva dall’Africa, dal Madagascar. Per i cammei, invece, di alta qualità, proviene dal Golfo del Messico. Le conchiglie di questo mare infatti non sono adatte, perché ne occorrono di molto grandi, sui 30 centimetri. Le conchiglie di per sé sono dei frutti di mare, quindi non hanno un grande valore, qui però c’è un grandissimo senso artistico che crea un valore aggiunto enorme. Cioè una conchiglia può costare anche solo 500 o 1.000 lire, ma il cammeo che ne esce costa già 20.000 lire, quindi quattro volte di più. E mi sto tenendo su cifre contenute, perché ad esempio c’è una conchiglia che viene dall’America, dal Golfo del Messico che costa 500.000 lire e il cammeo prodotto con quella conchiglia viene pagato anche 3 o 4 milioni in Giappone.
E’ evidente che in teoria non dovrebbe costare così tanto, perché non c’è altra ragione di esportare e vendere conchiglie. Il punto è che i torresi interessati a queste conchiglie hanno scatenato una concorrenza selvaggia fra di loro, così i fornitori americani, appena hanno capito, hanno giocato al ricarico, e si è arrivati ad un prezzo simile. E’ una situazione veramente paradossale perché se non la comprano i torresi non la compra nessuno questa conchiglia. Quindi subiscono un prezzo che potrebbero invece condizionare, essendo gli unici clienti. Della raccolta e distribuzione della materia prima se ne occupano, perlopiù, degli imprenditori che la vanno a prendere, oppure utilizzano degli agenti nel Madagascar o in America, e la portano qui. Spesso si servono di incisori che tagliano le conchiglie in azienda, perché solo alcune parti della conchiglia sono adatte a fare i cammei. Così intanto le conchiglie vengono sezionate, e poi distribuite in base all’abilità dell’artigiano incisore. Nel senso che i pezzi migliori verranno dati a un buon incisore, perché così il valore aggiunto sarà ancora maggiore. Ad un apprendista invece verranno dati, almeno all’inizio, i pezzi più scarsi. Forse è interessante sapere che le aziende specializzate nell’alta qualità non si occ ...[continua]
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