Linda Gebbia, 17 anni e Daniela Roma, 21, vivono a Lissone, comune della cintura milanese.

Linda. Chissà se altrove ci sono palazzi come i nostri. Chi è l’architetto che li ha costruiti?
Daniela. Che scopo aveva?
Linda. Metterci tutti i terroni...
Daniela. A noi "i palazzi" piacciono, però. E non erano neanche concepiti male. C’è anche la piazzetta, così i bambini non stanno nella strada, ci sono tutti i portici al primo piano, c’è il prato...
Linda. Negli appartamenti c’è la cucina, il soggiorno, due camere, un bagno, poi il terrazzo, ma non sono tutti uguali, ci sono anche dei monolocali... L’anno scorso hanno fatto degli sfratti, c’erano tante camionette, polizia. Adesso stanno arrivando molti extracomunitari. Ce n’è abbastanza, sono tante famiglie, vengono accettati, ci sono alcuni marocchini che si fermano anche lì da noi. Comunque i senegalesi sono mitici, i marocchini magari bevono un po’ troppo, vengono lì, danno fastidio. I senegalesi, no, con loro si parla, sono più bravi.
Daniela. Anche Lissone a me piace. Poi, ovvio, dipende dai punti di vista...
Linda. Io lo vedo quando vado a Milano centro, c’è troppo caos veramente, c’è troppo misto, troppo di tutto, non si capisce niente. Preferisco abitare a Lissone, forse c’è poco, però ti diverti. Ci si conosce tutti, qualche locale c’è. C’è Le Chic, una discoteca, che non è proprio a Lissone, ma è sulla strada...
Daniela. E poi ci sono dei bar, dei pub, insomma, non sarà un granché, però qualcosa c’è per divertirsi. Ci accontentiamo di poco.
Linda. Perché "i palazzi" hanno questa fama? Non lo so, sarà questa cosa di "Palermo 2", sarà perché è isolato, la gente effettivamente dice che ci vive gente che è meglio non frequentare; anche a scuola, quando dicevo con dei ragazzini di venire a casa mia a fare i compiti, trovavano un sacco di scuse, ma poi chi ci conosce meglio viene anche qui e si trova bene. E’ all’inizio, quando ancora non ti conoscono, che i ragazzi e le ragazze di fuori, quando sentono che sei dei palazzi, ti dicono, "Ah, sei dei palazzi!". Tutto lì. Anche il fatto dei meridionali alla fin fine è poca cosa, magari si sente in giro qualche cattiveria, però tra i ragazzi no, perché la maggioranza sono tutti terroni... Piuttosto c’è gente che ci abita e ne parla male, anch’io mi vergognavo a dire che abito qua, per dire, però non vado a parlare male... Ma infatti, i problemi veri li abbiamo con la gente di qui, che, anche se non facciamo niente di male, ha sempre da dire. Quando ci mettiamo giù sulle scale, perché è lì che ci riuniamo, parla uno, parla l’altro, in effetti c’è sempre un po’ di casino, e allora scendono giù a lamentarsi. Nascono continuamente conflitti. Per dire, avevamo messo un bidone per non tirare le carte in terra e invece no, ce l’hanno levato. Allora lì una persona cosa deve fare, scusa? Poi, ovvio, uno lo fa anche per ripicca, allora prende e le butta a terra, visto che...
E’ un palazzo un po’ così, non è un palazzo privato dove c’è più riguardo nelle cose. Adesso se la prendono con noi, ma si dovevano svegliare prima... Per esempio, le pulizie delle scale non si capisce chi le deve fare, un capo-scala non esiste, non esiste niente, e non possiamo pensarci noi. Non c’è organizzazione né niente. D’altra parte ormai se hai diciassette anni e vivi così, non puoi cambiare le cose. Io sto bene, ho i miei amici, non ho problemi con nessuno e mi faccio i fatti miei.
Daniela. Noi ci mettiamo lì perché è il posto più comodo, uno esce di casa e si trova lì. In piazzetta non ci si può mettere perché, se giochi con il pallone e becchi le finestre, ti tirano i secchi d’acqua, le uova anche, di tutto. Allora ci mettiamo al piano terra, almeno lì con la palla non becchi nessuno. Ci ritroviamo quando usciamo dal lavoro, dalle cinque alle sei e mezza, così. Alla sera dalle nove alle undici, undici e mezza. Il sabato va bé, alle nove e mezza, perché poi usciamo, durante la settimana invece siamo sempre lì sotto.

Linda. Lavoravo, fino a oggi ho lavorato, in una fabbrichetta di cosmetici, trucchi, profumi. Proprio oggi il capo ci ha detto che non poteva pagarci, ci ha fatto un discorso: potevamo venire quindici giorni una e quindici giorni l’altra, però i soldi ce li dava a ottobre. Io gli ho risposto che non andavo più e basta. Mi ha detto che se si aggiustano le cose, mi manda a chiamare. Cerco un altro lavoro, tanto ero in nero e non mi interessava molto. Adesso non so cosa troverò. E’ facile trovare lavoro nei r ...[continua]

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