Guido Viale, economista, vive e lavora a Milano. Recentemente ha pubblicato il libro Un mondo usa e getta - La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà (Ed. Feltrinelli).

Dopo esserti occupato a lungo della “civiltà dei rifiuti” ora ti stai interessando alla “civiltà dell’automobile”. Ce ne parli?
Le auto ormai hanno riempito completamente non solo le città e le campagne, ma anche la nostra vita e il nostro orizzonte sociale. La motorizzazione privata, l’auto, è un tabù mentale per molte persone e quando si prospetta l’ipotesi di una vita senza disporre di un’auto privata vengono alla luce delle resistenze profondissime. Molte persone anche di ampie vedute, con una dimensione utopica quando si parla di altri aspetti della vita, non riescono a immaginarsi una vita senza automobili. Nell’auto, insomma, c’è qualcosa di totalizzante, che si incontra sia analizzando l’esistenza individuale di ciascuno, che la struttura produttiva e sociale, o l’ambiente fisico e storico in cui viviamo.
Proviamo infatti a seguire la vita di un individuo dalla nascita alla morte, osserviamo i suoi sensi. Quando uno nasce, respira e il respiro per molte culture tradizionali è il segno stesso della vita: “anima” deriva dal termine sanscrito che indica il respiro. Ma negli ultimi cinquant’anni l’aria è diventata sempre più inquinata; pertanto il primo contatto di un essere umano con il mondo è segnato dalla presenza di aria impura. Nell’inquinamento dell’aria, soprattutto nelle città, l’auto conta per circa il 70%.
Ma, oltre all’olfatto, anche gli altri nostri sensi sono toccati dalla presenza dell’automobile. Nel caso della vista, è un fatto che il panorama urbano, e ormai anche quello della campagna, è contrassegnato in maniera totale dalla presenza delle automobili, al punto che raramente si riesce ad avere anche solo l’immagine, non dico la realtà, di una piazza, di una via, di un palazzo storico non deturpata dalla presenza delle auto. Ma il senso più colpito è, ovviamente, l’udito: ormai il rumore del traffico è permanente, notte e giorno. Noi ci abbiamo fatto l’abitudine e non ci riflettiamo a sufficienza, ma sia di giorno che di notte il nostro udito è continuamente disturbato, intasato, dal rumore del traffico. Il gusto è il senso meno toccato, anche se buona parte dell’inquinamento dei prodotti agricoli è dovuta al piombo contenuto nelle benzine, mentre un senso profondamente toccato dalla presenza dell’auto è il tatto: l’auto ha praticamente sottratto alla gente il contatto fisico, le occasioni dello "struscio". Tutti, quando usciamo di casa, saltiamo dentro la nostra auto e il contatto avviene per vicinanza nel traffico, cosa che è all’origine di uno stress continuo.
Oltre che dal punto di vista fisico, questa azione sui sensi ha delle grandi conseguenze anche nel nostro stesso modo di essere, perché i sensi sono le radici da cui si sono sviluppate alcune categorie fondamentali della nostra cultura. Tutta la cosiddetta “teoria”, per esempio, deriva da un verbo greco che indica il “vedere”, il guardare, e se noi pensiamo a quanto ormai il nostro sguardo sia segnato dalla presenza delle auto possiamo chiederci quanto siano state compromesse anche le nostre capacità teoriche. Lo stesso vale per il gusto, che inizialmente è la capacità di assaggiare, di valutare i cibi che introduciamo in bocca, ma che è diventato anch’esso una categoria dello spirito: oggi questa facoltà è compromessa dall’impossibilità di accedere a bellezze della natura o storiche non degradate dalla presenza delle automobili. Anche il tatto è una facoltà umana e non puramente un senso. Infatti viene in genere indicato come capacità di rapportarsi al nostro prossimo senza essere invadenti, senza disturbarlo, e tuttavia gran parte dello stress, del nervosismo, dell’antagonismo e dell’insofferenza è dovuta alla presenza delle automobili, che ci rende privi di tatto, di gentilezza e di cortesia nei rapporti reciproci.
L’olfatto, cioè il "fiuto", indica capacità legate all’intuizione, cioè a un approccio pre-teoretico, a una capacità di orientamento nei rapporti fra persone e cose. Questa capacità è forse quella maggiormente compromessa dalla civiltà moderna, perché, invece di avere un contatto diretto con le cose fra cui ci dovremmo orientare, siamo sostanzialmente sempre più divisi da ciò che dovrebbe essere l’oggetto della nostra intuizione. E anche in questo caso non è difficile valutare il peso della civiltà dell’automobile in ...[continua]

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