Giorgio Calò è amministratore delegato dell’istituto di ricerca Directa.

I sondaggi d’opinione influenzano ormai le scelte politiche e lo stesso modo di fare politica. Cosa comporta questo per la vita democratica?
Il dibattito sui sondaggi è aperto in tutto il mondo, ma in Italia, da quando è sceso in campo il Cavaliere, anche questo settore si è purtroppo imbarbarito. Rispetto ad altri paesi, di sondaggi fino a un anno fa se ne facevano relativamente pochi. C’era e c’è, come in tutti i settori, chi lavora meglio: professionisti più preparati e altri meno preparati o meno seri, ma non era mai successo nulla di veramente molto grave. I sondaggi erano usati cum grano salis, senza esaltazioni e senza demonizzazioni; erano, come in tutti i paesi del mondo, uno strumento di conoscenza. Oggi invece hanno preso una piega che a me non piace: sono diventati uno strumento di lotta politica. E se l’uso dei sondaggi non può bastare per vincere, è anche vero che può contribuire a vincere. Detto questo, che configura già una situazione del tutto particolare rispetto agli altri paesi del mondo occidentale, il discorso sul rapporto sondaggi-democrazia diventa anche un discorso etico e in questo senso riguarda anche altri paesi: è una questione più generale.
Il sondaggio, anche quando è fatto ad opera d’arte, cioè applicando seriamente le norme della statistica, pur essendo un utilissimo strumento di ricerca sociale, di per sé non ci consente di andare alla profondità delle cose, al cuore dei problemi, e sovente resta in superficie. Questo va tenuto ben presente quando leggiamo un sondaggio: Il sondaggio fotografa innanzitutto il momento, perché dopo 48 ore quello stesso sondaggio non è più valido perché il quadro generale può essere cambiato, perché può essere avvenuto un evento che ha cambiato certi atteggiamenti sui temi sociali o politici.
Il sondaggio è perciò un ottimo strumento di conoscenza, di ricerca sociale, ma se resta nei suoi limiti. Quindi, per certi temi è adatto, mentre per altri lo è meno. In certi casi lo stesso tipo di sondaggio, la stessa domanda, può essere più o meno valida a seconda degli umori della popolazione ed in ogni caso, per problemi complessi, che implicano degli atteggiamenti profondi della gente, se il sondaggio non è integrato da quelle che noi chiamiamo “ricerche qualitative”, non è esaustivo. Il sondaggio scatta una fotografia, che in certi casi, anche se il fotografo è bravo e la macchina è a posto, può essere sfocata. L’importanza di integrare il sondaggio con lo strumento qualitativo dei colloqui individuali e di gruppo condotti in profondità da sociologi o da psicologi, sta nel fatto che essi consentono di interpretare meglio il dato numerico. Ad esempio, il 55% preferisce il rosso, il 40% il bianco, il 5% non lo sa o non vuole pronunciarsi: lo strumento qualitativo ci consente di andare al di là della fotografia, di capire se quel determinato sondaggio, quegli argomenti, quelle domande poste in quel determinato modo, di per sé siano un’informazione interpretabile correttamente o siano, in realtà, voci stonate che portano fuori pista. Insomma, la deontologia del sondaggio è molto rigorosa. E senza entrare nel merito delle tecniche usate, un criterio di valutazione dell’affidabilità del sondaggio e dell’istituto che lo effettua, soprattutto per i non addetti ai lavori, è vedere se tale istituto è accettato dall’associazione di categoria, l’Assirm.
Nell’Assirm sono rappresentati i principali istituti italiani indipendentemente dall’orientamento sociale e politico e vige un codice deontologico molto rigoroso. Non a caso istituti che vanno per la maggiore in termini di notorietà e che hanno presentato domanda all’Assirm, non sono stati ammessi.
Più in generale: il sondaggio che cos’è? Basterebbe prendere il vocabolario per vedere che il sondaggio è, per definizione, una raccolta di informazioni soggettive per campione. Quindi se non c’è il campione non c’è sondaggio.
Il sondaggio per campione implica, poi, una metodologia ben precisa: innanzitutto l’estrazione casuale, per cui è l’intervistatore che sceglie a caso la persona da intervistare e non è la persona che con le sue passioni si autoelegge all’intervista; in secondo luogo l’intervistato può essere interpellato una sola volta. Quando vengono a mancare questi due requisiti fondamentali si deforma tutto. Lo stesso uso improprio del termine “sondaggio” può portare a grandi sviste. L’ultimo caso di questo gener ...[continua]

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