Maria Teresa Romiti si è interessata della cultura irochese a partire da una ricerca politica e femminista. E’ fra i curatori dell’edizione italiana di Per un risveglio della coscienza. Messaggio degli Irochesi al mondo occidentale.

Gli Irochesi sono famosi per due cose: una cultura e una società matriarcale, femminile, e un sistema sociale estremamente democratico. Partiamo dal femminile?
Tutte le culture hanno un loro carattere, ci sono quelle più mistiche, quelle più filosofiche. La società irochese è strettamente fondata sulla sociologia, sullo studio dei rapporti sociali e politici; ancor più: è stata un vero laboratorio di democrazia. Il problema che li ha sempre tormentati è stato come cercare di ottenere la massima partecipazione a una decisione in un ambito che non fosse numericamente e geograficamente ristretto; non è certo una domanda da poco. L’altra grande caratteristica di una società così pubblica, così incentrata sul politico, è proprio l’importanza fondamentale del femminile, non un femminile astratto, ma proprio delle donne.
Intanto la lingua. Praticamente la lingua irochese riconosce come maschili soltanto gli individui maschi, tutto il resto è femminile. L’unione delle famiglie irochesi, l’owachira, in realtà suona come sorellanza. Può sembrare una cosa da poco, ma invece è fondamentale perché l’individuo maschio si rifletteva nell’ambito sociale come partecipante a una unione strettamente femminile. La “fratellanza” irochese è sorellanza, gli irochesi sono sorelle fra loro. Credo che a qualsiasi maschio sentirsi sorella, identificarsi anche al femminile, risulti complesso. Se per una donna identificarsi come sorella di un’altra ha una sua facilità biologica, per un uomo identificarsi come sorella di un’altra donna o di un altro uomo comporta un grosso sforzo culturale. Uno sforzo che, in effetti, la società irochese riconosceva perché prima di entrare nell’ambito pubblico, prima di diventare adulti, ai giovani veniva richiesto di passare un anno o due in vesti femminili, facendo lavori femminili, vivendo come fossero donne, senza per questo rinunciare alla propria identità maschile.
Gli Irochesi riconoscono la discendenza materna, che in antropologia viene definita matrilineare, e sono matrilocali, che significa che è il marito che va a stare in casa della moglie. Questo è fondamentale nella cultura irochese, perché, siccome la famiglia è il fondamento sociale e le decisioni si prendono nella famiglia, i mariti irochesi facevano continuamente il viaggio avanti indietro tra la casa della moglie, dove vivevano, e la casa della madre, dove dovevano decidere.
E non erano neanche viaggi da poco, perché non erano proprio vicini di casa, i villaggi potevano distare anche diversi chilometri, e di dover andar avanti e indietro poteva anche succedere molto spesso.
Poi c’è l’aspetto economico. Gli Irochesi non sono allevatori, quindi il marito porta la carne, la caccia è maschile, mentre l’agricoltura è femminile e sono le donne che coltivano e decidono cosa coltivare. Anche tutta la distribuzione del cibo è in mano alle donne.
Il maschio va a caccia e dà la carne alla moglie e questo è ritualizzato: la moglie va a prendere il marito al limite del villaggio, prende la carne e la va a cucinare. Insomma, questi uomini erano sempre ospiti: in casa della madre, che era la loro famiglia, non avevano la realtà economica ed erano ospiti in quanto l’alimentazione veniva offerta loro dalle donne, mentre in casa della moglie, dove non avevano decisione politica, dovevano portare la carne...
Le donne avevano la cura del benessere del gruppo e, ovviamente, curavano l’educazione dei figli. Il che non voleva dire che il padre, o comunque i maschi della famiglia, non partecipasse, tutt’altro, ma culturalmente tutto il gruppo si sentiva legato alla parte femminile, infatti difficilmente, nel caso della separazione di una coppia, i figli andavano al padre, era il padre che ritornava a casa della mamma. Questa del maschio in fondo considerato un ospite è la cosa più divertente della cultura irochese, quella che colpisce di più. In virtù di questo anche il matrimonio e il divorzio irochesi erano abbastanza semplici: la prima volta si sposavano molto giovani, adolescenti, e, non essendo considerati adulti nessuno dei due, erano le matrone delle due famiglie che si mettevano d’accordo, poi chiedevano il parere ai due ragazzi e se a loro andava bene il matrimonio veniva sancito sempli ...[continua]

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