La tortura è sempre stata una pratica che l’opinione pubblica americana ha concordemente condannato perché considerata repulsiva e non degna di un Paese civile. L’ottavo emendamento della Costituzione, che risale al 1788, proibisce qualsiasi punizione che sia “crudele ed insolita”. Tuttavia la tortura riaffiora durante eventi bellici come reazione a momenti di crisi e di distacco dalla moralità connaturati a qualsiasi guerra. Così vi furono casi di tortura da parte di militari americani durante la Guerra Americano-Filippina del 1898-1904 che non mancarono di sollevare l’indignazione popolare: i colpevoli furono denunciati e puniti. Dopo la Convenzione di Ginevra del 1929 sul trattamento dei prigionieri di guerra, durante la Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti insistettero con una politica di trattamento dei prigionieri tedeschi e giapponesi che rispettava alla lettera quanto previsto dalla Convenzione. Durante le guerre in Corea e nel Vietnam vi furono casi di torture da parte di soldati americani, ma i colpevoli furono puniti. In ambedue i conflitti il Governo americano rese pubblicamente noto che la Convenzione doveva essere applicata ai prigionieri avversari dando specifiche istruzioni al riguardo nel Manuale dell’Esercito distribuito a tutti i militari.
Nel 1994 il Congresso ha emanato la Legge Federale contro la tortura che rendeva applicabile la Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura e vietava esplicitamente ai militari americani di torturare prigionieri fuori del territorio degli Stati Uniti.
Con l’attacco terroristico alle Twin Towers dell’11 Settembre 2001 il Governo americano è sembrato dimenticarsi della Convenzione di Ginevra e dei principi morali sui quali la Nazione si era fondata fino ad allora. Tre giorni dopo, il 14 settembre, il Congresso ha autorizzato il Presidente ad usare la forza militare nella lotta contro il terrorismo di Al Qaeda e questa autorizzazione è stata interpretata dal Presidente Bush nel senso che la guerra al terrorismo è da considerarsi alla stregua di un normale conflitto armato con il conseguente suo diritto di invocare i poteri costituzionali di “Commander in Chief”, il Comandante in Capo dell’esercito. Questa interpretazione presidenziale ha trovato subito sostegno in un parere dell’Office of Legal Counsel (Olc) del Dipartimento di Giustizia. L’Olc è la sezione del Dipartimento di Giustizia che ha il compito di esprimere pareri legali interpretando le leggi. Un influente funzionario dell’Olc all’epoca era John Yoo, un brillante accademico studioso dei poteri del Presidente in periodi di guerra, il quale riteneva che la Costituzione, nell’investire il Presidente del potere esecutivo, gli permetteva di usare i poteri militari più ampi con la sola eccezione di quelli espressamente conferiti al Congresso. Dalla penna di John Yoo uscì il parere del 25 settembre (appena 12 giorni dopo l’attentato) intitolato “The President’s Constitutional Authority to Conduct Military Operations Against Terrorists and Nations Supporting Them” che in sostanza riconosceva al Presidente i più ampi poteri per rispondere agli attacchi terroristici in qualunque parte del mondo e di stabilire i modi per portare a compimento questo potere aggiungendo, e questo è l’aspetto più straordinario del parere, che il Congresso non aveva alcuna autorità di porre ostacoli o limiti al potere presidenziale nella guerra al terrorismo.
Dopo l’attacco dell’11 Settembre ed il timore di altri imminenti attacchi sul territorio americano c’era da aspettarsi che sia la Cia sia l’Fbi sarebbero stati indotti a condurre interrogatori su sospetti terroristi con metodi più aggressivi. Ma i funzionari responsabili temevano possibili denunce per violazione delle esistenti leggi contro l’uso della tortura. Su richiesta del Consigliere della Casa Bianca, Alberto Gonzales, di chiarire la situazione, il primo agosto 2002 l’Olc rispose con un parere che porta la firma di Bybee, allora capo dell’Olc, ma che fu stilato da John Yoo, con il titolo “Standards of Conduct for Interrogation under 18 USC #2340-2340A” passato alla storia come “The Torture Memo”. Il parere, indirizzato alla Presidenza,veniva incontro alle aspettative del Presidente Bush perché gli confermava il diritto di autorizzare l’uso di interrogatori condotti con metodi coercitivi. Su richiesta del Pentagono un simile parere fu formulato il 14 marzo 2003 riguardo agli interrogatori di “combattenti irregolari” (vedi terroristi) detenuti fuori ...[continua]

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