Molti, non solo qui negli Stati Uniti, si chiedono se il candidato democratico alla Presidenza, Barak Obama, avrà successo nelle elezioni di novembre. Sono molti quelli che credono che ce la farà. L’entusiasmo con cui in molte delle primarie è stato circondato, il bisogno che tanti sentono di un cambiamento nella politica americana, sia interna che internazionale, la speranza che ha infuso in milioni di sostenitori di rappresentare una politica aperta ed onesta, ha senz’altro portato ad una brezza di novità e cambiamento nella pesante atmosfera della presidenza di George Bush.
D’altra parte non si può del tutto escludere l’influenza del fattore razziale. Il primo nero che aspira alla Presidenza in un Paese che ha conosciuto la schiavitù fino al 1865 e dove alcuni degli Stati dell’Unione hanno mantenuto una politica di segregazione tra bianchi e colored fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale. Molto dipenderà da come Obama riuscirà a convincere i neri ad uscire dalla loro letargia nei confronti delle elezioni in generale e ad andare a votare. C’è poi sempre la paura del terrorismo. Il candidato repubblicano, John McCain, promette di garantire una maggiore protezione al cittadino americano. Da qui alle elezioni in novembre possono succedere varie cose ed un attentato terrorista in America darebbe maggiore forza alla posizione rigidamente anti-terroristica predicata da McCain sulla scia della politica adottata dal Presidente Bush.
Obama sta dimostrando in questi giorni di essere sostanzialmente un politico, non nel senso negativo o positivo della parola, ma come dato di fatto. Si rende conto che una posizione liberale di sinistra avrebbe difficoltà a convincere gli elettori che hanno scrupoli religiosi o conservatori e quindi, una volta assicuratosi la candidatura, ha cominciato ad assumere posizioni che in alcuni casi stanno creando perplessità e senso di tradimento da parte di quelli più a sinistra che lo hanno entusiasticamente sostenuto fino ad ora.
Un notevole sconcerto, per esempio, ha creato la sua decisione di appoggiare una proposta di legge che, nell’aggiornare tecnologicamente una legge del 1978, il Foreign Intelligence Surveillance Act (Fisa), concede immunità alle società telefoniche che, senza aver ottenuto previa autorizzazione da parte del tribunale competente come richiesto da Fisa, hanno cooperato con la presidenza Bush nel programma anti-terrorista di intercettazioni telefoniche. Numerose cause sono state avviate da cittadini americani che accusano le società telefoniche di avere ingiustificatamente violato la loro privacy. Obama, nel corso della campagna per la candidatura, aveva promesso che avrebbe votato contro il progetto di legge proposto dal Presidente e specialmente non avrebbe permesso che le società telefoniche ottenessero l’immunità per un atto in chiara violazione della legge. Il progetto di legge è stato approvato dal Congresso il 10 luglio u.s. ed è divenuto legge con la firma del Presidente che non ha mancato di mettere in luce la sua vittoria su di un Congresso con maggioranza democratica. Obama ha fatto il gesto di presentare un emendamento al progetto che avrebbe eliminato l’immunità alle società telefoniche, un tentativo che è stato bocciato e si è quindi trovato a votare a favore di una legge sostenuta anche dal suo avversario McCain. La senatrice Hillary Clinton ha votato contro. La nuova legge viene descritta da alcuni democratici come un “compromesso”, ma altri la definiscono una capitolazione. Il risultato è che il Governo potrà continuare a sorvegliare elettronicamente le telefonate con l’estero dei cittadini americani con il solo controllo di un “anemico” tribunale all’uopo creato. Una ulteriore dimostrazione che i democratici ed il loro candidato Obama si trovano in difficoltà ad osteggiare leggi o disposizioni che tendono a ridurre il pericolo di nuovi attentati terroristici sul territorio americano.
Un’altra presa di posizione di Obama che ha sollevato notevoli critiche dei suoi sostenitori è la sua affermazione che, se eletto Presidente, egli intende aumentare il finanziamento e la concessione di servizi ad organizzazioni o enti religiosi, una politica promossa da Bush fin dall’inizio della sua presidenza e che non ha avuto molto successo per mancanza di adeguati fondi e controversie politiche. Un aspetto della politica di Bush con le sue “Government-Funded Faith Organizations”, fortemente criticato, era quello di permettere alle varie organizzazio ...[continua]

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