Il Maso dei forti è una bella fattoria collinare di 16 ettari sita nel territorio di una provincia del nord Italia: 14 ettari a vigneto, il resto a olivi e qualche ciliegio. Quasi al centro della proprietà, di fianco alla cantina, sorge una bella casa colonica in discrete condizioni, aperta alcuni giorni all’anno; a fianco, alcune case coloniche. Siamo in una zona Doc, con uva pregiata utile a produrre vini di qualità, ricercati e con un mercato estero ricco di richieste. Il podere è sempre stato condotto dal sig. Dario, ormai sessantenne, che su questi campi ci ha lavorato per più di trent’anni. Il sig. Dario, unico dipendente a tempo indeterminato dell’azienda (in agricoltura i rapporti di lavoro sono generalmente a tempo determinato, malgrado ci siano lavoratori che ci lavorano da anni ma sempre con rapporti predeterminati di tipo stagionale), si è sempre occupato della conduzione della fattoria: sceglie i lavoratori da assumere, controlla l’efficienza e la messa in sicurezza dei mezzi aziendali (trattori, erpice, ecc.), valuta lo stato di salute delle viti e delle piante da frutto, ordina i prodotti necessari alla coltivazione (antiparassitari, ecc.), insomma, si preoccupa della efficiente conduzione del tutto. Già, perché i proprietari, che vivono in città e che hanno ereditato l’intera tenuta, vengono molto saltuariamente in azienda: per stare nella villa qualche settimana all’anno in occasione delle festività o di incontri di parenti, in occasioni di rappresentanza o per verificare durante la vendemmia se è una buona annata. Della trasformazione dell’uva in vino infatti si occupa sempre il sig. Dario, con l’aiuto temporaneo di un buon enologo; così come della produzione e trasformazione del prodotto in una discreta quantità di bottiglie, con l’aiuto di alcuni lavoratori (sempre a termine) e l’ausilio di una azienda più grande organizzata per la distribuzione del prodotto. Il risultato: il vino imbottigliato e l’olio extravergine di oliva sono considerati di buona qualità e vengono venduti per la maggior parte all’estero.
È stata quindi una sorpresa, per il sig. Dario, anche se era stato genericamente preavvertito qualche tempo prima, venire a sapere che la proprietà era stata venduta dai "padroni” a una società polacca che commercializza anche vino, ma che non si occupa direttamente di produzione e trasformazione.
Il giorno di passaggio delle consegne, il sig. Dario si è trovato di fronte tre personaggi che non parlavano una parola di italiano, ma che con l’aiuto di un avvocato e di un commercialista venuti da Roma, e con la presenza del vecchio proprietario, hanno avuto in consegna le chiavi di tutti i magazzini, della cantina, della villa, delle case coloniche, insomma di tutto quanto riguardava l’azienda, i suoi mezzi e gli immobili.
Il sig. Dario si è ovviamente chiesto se sarebbe potuto restare -gli manca qualche anno al pensionamento. L’avvocato della società subentrante polacca l’ha però rassicurato che il suo rapporto di lavoro sarebbe continuato in forza dell’art. 2112 c.c., che prevede che assieme alla cessione dell’azienda passino al cessionario anche i lavoratori a tempo indeterminato mantenendo intatti i diritti acquisiti (anzianità, retribuzione, Tfr, ecc.).
Potete quindi immaginare la sua sorpresa quando, qualche mese dopo, ha visto arrivare in azienda tre furgoni con annessi camion di materiale da cui sono scesi circa una dozzina di lavoratori (polacchi) che non parlavano una parola di italiano. Sotto la guida di un capo-squadra che parla un poco di italiano, e che ha salutato gentilmente il sig. Dario, hanno cominciato a scaricare il materiale edile necessario, a loro dire, per ristrutturare le case e i capannoni annessi all’azienda. Poi alcuni si sono sistemati in due delle case vuote dell’azienda, normalmente usate dagli stagionali, e altri presso un hotel nelle vicinanze.
Il giorno dopo è arrivato l’architetto (italiano), il direttore dei lavori (italiano) e un ingegnere (polacco) che insieme al capo-squadra (polacco) hanno dato il via ai lavori, subappaltandone una parte ad alcuni artigiani locali (italiani).
Dopo una settimana dall’inizio dell’attività è però arrivato lo Spisal (servizio ispettivo in materia antinfortunistica della Asl competente) che, constatando che l’impresa polacca non aveva né il Documento della Valutazione dei rischi né un piano di lavoro dettagliato né i documenti relativi alla formazione dei lavoratori, ha sequestrato il cantiere di ...[continua]

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