Massimo Tirelli, avvocato esperto in Diritto del lavoro e della Previdenza sociale, è consulente legale del Patronato Inas-Cisl e della Fim-Cisl di Verona e Trento.

Che cambiamenti ha introdotto la Riforma Fornero sul fronte dei licenziamenti?

La prima osservazione è che è cambiato un po’ il paradigma di riferimento, cioè mentre prima la contrapposizione era tendenzialmente conflittuale, l’effetto principale che sembra avere avuto la Legge Fornero è quello di avere indotto una spinta maggiore alla conciliazione. Non sempre e non comunque. Anche perché c’è una notevole resistenza, da parte della giurisprudenza precedente, quindi anche da parte di una buona parte dei giudici, a disapplicare un consolidato orientamento che, in qualche maniera, tendeva a proteggere la parte debole del contratto, cioè chi veniva espulso dal processo produttivo.
Oggi, il cosiddetto licenziamento per giustificato motivo oggettivo, che è il nuovo licenziamento economico, è diventato una bella spada di Damocle, perché al datore di lavoro basta riorganizzare il processo produttivo... e tu sei fuori.
Cito un caso che stiamo seguendo. Gardaland, oggi di proprietà di una multinazionale, e che non è assolutamente in crisi, ha proceduto al licenziamento di 65 lavoratori proponendo loro di essere riassunti a tempo determinato (perché comunque ne hanno bisogno, molti sono lavoratori fidelizzati). La proposta è: io ti licenzio, ma ti prometto che puoi lavorare. È una promessa però.
Ma è legittimo un licenziamento del genere?
Eh, Vedremo! Vedremo se è legittimo. I sindacati non hanno firmato il verbale di accordo. La procedura, comunque, è andata avanti lo stesso. Due lavoratori hanno impugnato il licenziamento, ma gli altri 63 l’hanno accettato e ora sono assunti a tempo determinato.
Ecco, questo è un esempio, secondo me, significativo: io ti propongo, sostanzialmente, la precarietà (la mia flessibilità) in cambio di lavoro. Ora, posso anche essere d’accordo che c’è una struttura del lavoro troppo rigida. Da questo punto di vista l’impostazione iniziale della Riforma Fornero era a mio avviso condivisibile, cioè non la vedo come un’impostazione solo confindustriale, assolutamente. Però è anche vero che gli effetti prodotti appaiono poi questi. Con l’intervento dell’Aspi, probabilmente, alla fine dell’anno, il reddito potrebbe rimanere pressoché simile. Con la differenza, però, che il lavoratore non sa cosa succederà l’anno prossimo. Tenete anche presente che così il lavoratore più anziano, che rende meno, rischia di essere facilmente sostituito da un lavoratore in apprendistato, per il quale per tot anni non si pagano quasi contributi.
Dicevi che la riforma Fornero ha anche cambiato il clima, cioè tra i lavoratori c’è maggiore arrendevolezza...
Beh, nel caso citato è emblematico il fatto che solo due lavoratori su 65 non abbiano accettato la precarizzazione del loro rapporto di lavoro, pur di continuare a lavorare. Evidentemente sta passando il messaggio che è più facile licenziare. In realtà, la giurisprudenza non è così univoca, ma complice anche la crisi, effettivamente il clima è cambiato. E comunque, nonostante la resistenza (anche ideologica) di buona parte della dottrina giuridica, rispetto ad un licenziamento più diffuso e facile, sta di fatto che la normativa è cambiata. Per il licenziamento economico, è sufficiente che il datore di lavoro provveda ad una riorganizzazione interna più efficiente. A quel punto il giudice non si può ingerire nelle tue scelte, può solo valutare se hai rispettato la legge.
Così quando il lavoratore va al sindacato o dall’avvocato, a meno che non ci siano delle ragioni abbastanza palesi, il suggerimento che riceve è di cercare di monetizzare il più possibile l’uscita, di ottenere la maggior copertura possibile. Si andrà allo scontro solo se si avranno davvero delle buone carte. Tenendo conto, comunque, che, a parte il licenziamento di tipo discriminatorio, difficile normalmente da dimostrare, la possibilità di essere rioccupato riguarda solo le aziende con almeno quindici dipendenti; mentre nella struttura produttiva del Veneto il grosso è costituito da piccole aziende che, per fortuna ancora riescono in qualche maniera a sopravvivere perché sono molto duttili, hanno commesse estere, eccetera, eccetera...
Ma qual è esattamente la novità rispetto alla possibilità di licenziare?
Il quadro in movimento del diritto del lavoro sul quale la Fornero ha fatto da chiusura ha visto nel gir ...[continua]

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