Cari amici,
a inizio anno è uscita una notizia sulla "Jeune Afrique”, poi smentita dalle autorità, per cui alcuni militari mauritani avrebbero issato una bandiera del loro Paese a Lagouira, profondo sud del Sahara Occidentale, scatenando un caso diplomatico col Marocco. Che sia vera o falsa, la notizia mi ha riportato alla memoria il caso di Leyla-Perejil, lo scoglio di fronte a Belyounech (la parte marocchina di Ceuta/Sebta), nel nord del Marocco sullo stretto di Gibilterra. Quindici anni fa alcuni militari marocchini avevano issato un drappo nazionale sull’isola, giuridicamente spagnola di Perejil (poco più di uno scoglio), che in Marocco si chiama Leyla, come la notte. "Prezzemolo” doveva rimanere spagnola e l’affronto della bandiera del Marocco fu causa di un grave attrito tra Aznar e il re del Marocco. Una vicinanza difficile quella di Spagna e Marocco. Certamente per la questione del Sahara Occidentale; e forse pure per questa frontiera, del nord del Marocco, frammentata da continui "scogli” spagnoli. Da Perejil si passa a Ceuta, una delle due importanti enclave spagnole in pieno territorio marocchino, si scende poi a sud est, passando per le scoscese terre del Mediterraneo maghrebino, selvagge e belle come certe coste italiane, ma isolate dalla storia e in qualche modo abbandonate dallo stesso Marocco. Dopo il porto di El Jehba, percorrendo una strada asfaltata che taglia impunemente ripide montagne addossate al mare, strada di costruttori italiani, si scende a Cala Iris, un piccolo angolo turistico di questo desolato Marocco balneare. Da Torres de Alcalà un sentiero conduce in meno di due ore di cammino al Peñón  de Velez de la Gomera. È questo un sito dal fascino indisturbato dal tempo, dove Bades, antico porto di Fes, sparisce lentamente lungo la ripida discesa verso il mare su una spiaggia dorata: qui svetta il Peñón o faraglione, abitato da militari spagnoli, che vi hanno costruito sopra anche un eliporto e si giustificano della presenza "incollata” al Marocco con la motivazione del controllo dei traffici di migranti e marijuana in partenza da queste coste. Non è colpa del governo spagnolo se negli anni Trenta del Novecento un maremoto ha unito il faraglione spagnolo alla costa marocchina.
Un altro più importante Peñón, sempre opportunamente militarizzato, lo si incontra ancora più a est, nella turistica Al Hoceima, al centro della splendida baia su cui insistono ora i tentativi di sviluppo turistico del Mediterraneo marocchino previsti nel Plan Azur… Un cittadino del Marocco non può nuotare verso le isolette a due passi dalla spiaggia, violerebbe i confini spagnoli. Mentre ho visto personalmente i militari spagnoli giocare a pallavolo sulla spiaggia marocchina ai piedi delle rovine di Bades.
Si continua lungo questi panorami mozzafiato di Mediterraneo tutto da scoprire per arrivare a Melilla, la seconda grande enclave. La punta di questa stretta penisola la si raggiunge soltanto percorrendo una strada militare assai impervia, che passa a lato delle muraglie tecnologiche della frontiera europea attorno alla città di Melilla (quella da cui era partito Franco, per intenderci). Invalicabile frontiera, anche piuttosto violenta, per non dire assassina, dove parecchi migranti sub sahariani, qui come a Ceuta, hanno perso la vita sotto i colpi impietosi partiti dall’Europa. E si può proseguire ancora, lungo la costa, fino in Algeria, per guardare le Islas Chafarinas, altro territorio spagnolo a due passi dal Marocco. Finalmente, dopo Saidia, un centro balneare su cui il Marocco ha investito parecchio, ecco la frontiera con l’Algeria.
Questa corre dritta dritta verso sud fino all’enclave culturale di Figuig e poi verso ovest, di nuovo a sud e ovest, per migliaia di chilometri fino a Tindouf. E siamo già quasi all’Atlantico.
Frontiera chiusa, l’ultima volta nel 1994 con un solo timido tentativo recente di riaprirla, ovviamente fallito. La scusa: il terrorismo. Ma si scenda ancora e la frontiera diventa quella del muro contro i Saharawi, il popolo relegato a Tindouf. Si arriva così alla Mauritania e alla bandiera di Lagouira. L’oceano Atlantico completa la lunghissima frontiera marocchina.
Un Paese enorme, il Marocco con il Sahara Occidentale, chiuso da una frontiera infinita, frastagliata dalla storia, che gli fa intravvedere l’Europa dal Jbel Musa sullo stretto di Gibilterra, o le isole Canarie dalle coste dell’ex enclave spagnola di Ifni (qui quelli nati prima del 1969 posseggono ...[continua]

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