La copertina è dedicata a Jean Monnet e Robert Schuman, alla cui iniziativa si deve la Comunità europea del carbone e dell’acciaio del 1951, primo passo nel processo di integrazione europea.  

Apriamo parlando di ictus, prima causa di invalidità e seconda di morte, con Paolo Stanzione, primario della Stroke Unit di Tor Vergata, che subito denuncia come, a differenza dell’infarto, non sia mai stata fatta una campagna di sensibilizzazione affinché la popolazione sia consapevole che, davanti ad alcuni sintomi, bisogna intervenire immediatamente, perché qualsiasi intervento va compiuto entro le prime quattro ore, altrimenti diventa inutile, se non dannoso. Stanzione ci spiega anche cos’è esattamente un ictus, quali sono le terapie e perché investire nella prevenzione, anche "sprecando” esami e farmaci, alla fine è un risparmio per tutti.

Anna Brambilla e Salvatore Fachile, avvocati impegnati a fianco dei migranti, ci aiutano a capire cosa significa giuridicamente essere un richiedente asilo, quali sono le protezioni previste, qual è la peculiare situazione dei minori che, almeno sulla carta, avrebbero maggiori diritti degli adulti, ma che, per colpa delle lungaggini burocratiche, rischiano di averne di meno; Fachile ci spiega anche i limiti di una distinzione, quella tra migrante economico e richiedente asilo, che si sta rivelando sempre più fragile.

Siamo tornati a Napoli e abbiamo incontrato le "mamme sociali”, che dopo vent’anni continuano a operare nei quartieri difficili della città di Napoli e che ci hanno raccontato del loro lavoro a scuola, alle prese con insegnanti, a volte volenterosi a volte no, che spesso invidiano il loro rapporto con i ragazzi; Fortuna, Maria e Patrizia ci hanno spiegato che per guadagnarsi la fiducia dei più giovani non c’è una ricetta, bisogna mettersi in gioco e avere fiducia.

Alessandro Cavalli ci propone di rileggere la vicenda della crisi greca al di là delle contrapposizioni ideologiche, riconoscendo le gravi responsabilità di un paese, la Grecia, che negli anni ha aumentato la spesa pubblica ben oltre l’aumento delle entrate fiscali, ma respingendo l’errore, della Germania, di equiparare i debiti a delle "colpe”, perché indebitarsi può essere perfino necessario, purché lo si faccia in modo virtuoso. Cavalli si augura anche che con la promessa di Tsipras, non di "rose e fiori”, ma di "lacrime e sangue”, la Grecia (e l’Europa) abbiano trovato un vero leader.

Giuseppe Stoppiglia ci racconta della sua infanzia in Valsugana, terra di contrabbando ed emigrazione, in un Veneto clericale e poi clerico-fascista, dell’esperienza "orrenda” del seminario, in un clima di cupa repressione e poi, finalmente, dell’incontro con quel prete giovane che gli cambia la vita, e poi delle letture di don Milani, Mounier, Maritain, dell’incontro con Dossetti, dell’esperienza pastorale a Comacchio, del lavoro in fabbrica come prete-operaio, e ancora del ritorno in Veneto per rifare il sindacato...

"È un treno molto lungo, coi viaggiatori che sono sempre affacciati ai finestrini e, ora che sono arrivati, guardano lungo la banchina, sotto le volte nere e alte della stazione. Hanno un’aria meravigliata, come spaurita. I vagoni di prima sono pochi e mezzi vuoti. Stipatissimi invece quelli di seconda. Ne scendono uomini e donne con grossi pacchi, valigie di cartone e di fibra, cassette da frutta coperte con un pezzo di stoffa e legate con lo spago [...] sono soli, hanno un foglietto ripiegato con cura nel portafoglio: l’indirizzo di un conoscente, di un parente. L’unica cosa sicura che per ora sia in loro possesso. Un indirizzo di una via di periferia, lontanissima dalla stazione...”. Per il reprint, pubblichiamo un testo di Claudio Contini, uscito su "Volontà” nel marzo del 1965, sui migranti italiani.