21 novembre. Un’epidemia
"È una vera epidemia”. William Herman, medico consulente per l’Oms, dopo aver trascorso anni a curare pazienti diabetici e a battersi per la prevenzione, è costretto ad ammettere che la situazione non solo non migliora, ma peggiora. Oggi, 29 milioni di americani (quasi il 10% della popolazione) ha il diabete, ma quel che è peggio è che un quarto non lo sa. Poi ci sono altri 86 milioni di persone che sono in una condizione di pre-diabete. I diabetici sono a rischio di infarti, ictus, problemi ai reni e cecità, oltre che di amputazione degli arti. Tutto questo ha un costo. Negli Usa si parla di 250 miliardi l’anno. L’altro dato allarmante è che gli americani di origine asiatica, africana e gli ispanici registrano tassi di incidenza maggiori dei bianchi. (washingtonpost.com)

23 novembre. Il ritorno dell’eroina
Flagello delle città americane negli anni Sessanta e Settanta, l’eroina sembrava quasi scomparsa, invece improvvisamente lo scorso anno ben 700.000 americani ne hanno fatto uso, il doppio di dieci anni prima. Qual è l’origine di una tale popolarità? Gli esperti spiegano che una delle ragioni potrebbe essere un crescente e diffuso abuso di antidolorifici che ha spinto le autorità a creare dei database per cui ora i medici possono controllare se un loro paziente si fa prescrivere il farmaco anche da altri. A quel punto i "drogati” di antidolorifici sono passati all’eroina. L’altra ragione è che c’è una sovrapproduzione perché il Messico, non riuscendo più a esportare cannabis (che viene prodotta negli Usa) ed essendo calato il consumo di cocaina, si è buttato sul’eroina.

27 novembre. Il rendimento dei chirurghi
Il servizio sanitario inglese (Nhs) ha pubblicato online i dati sulle performance di 5.000 chirurghi. Ora ci si può informare sul sito MyNhs circa il tasso di decessi verificatisi nel corso delle operazioni del singolo specialista. Sir Bruce Keogh, direttore del Servizio Sanitario, è un ex cardiochirurgo che da presidente dell’associazione di categoria aveva già promosso nel 2006 la diffusione dei tassi di mortalità nelle operazioni al cuore per singolo specialista. Secondo Keogh "chiunque debba eseguire un intervento chirurgico ha il dovere morale e professionale di rendere conto del proprio operato”. Alcuni specialisti dissentono: per John MacFie, presidente della Federazione delle Associazioni di Specialità Chirurgiche, la diffusione di questi dati potrebbe portare alcuni specialisti a rifiutare le operazioni più rischiose. Per il Ministro della Salute Jeremy Hunt "il settore sanitario è quello che al mondo sta offrendo più resistenza a perseguire standard di sicurezza basati sulla trasparenza. Oggi l’Nhs è il primo sistema sanitario ad abbracciare questo tipo di cultura”. Il Collegio reale dei chirurghi appoggia l’iniziativa. Secondo il presidente Clare Marx, i pazienti e i chirurghi devono poter discutere apertamente e onestamente dei possibili esiti dei loro interventi e delle opzioni possibili. Pubblicare questi dati è un primo passo in questa direzione. (theguardian.com)

1 dicembre 2014. Anziani e dipendenze
Sempre più baby boomer statunitensi stanno invecchiando in preda alle dipendenze, creando una serie di problemi inediti nella cura degli anziani: le case di riposo devono occuparsi anche del recupero dall’abuso di sostanze. Per la sessantaquattrenne Clare di Fort Mayers, Florida, è stata "la paura di invecchiare a indurmi all’alcolismo. Mi sono rivolta alla cura più facile che conoscessi”. Altri, che hanno accesso ad antidolorifici regolarmente prescritti, cadono nell’abuso dopo essere incappati in eventi traumatici tipici dell’anzianità, come il pensionamento o la perdita del coniuge. Secondo James Emery, vicedirettore del programma dedicato alle dipendenze della casa di riposo Odissey House di Manhattan, "i baby boomer, avendo avuto dimestichezza con l’abuso di sostanze in gioventù, hanno più possibilità di ricaderci in tarda età”. Per Poole-Dayan, che amministra una casa di riposo nel Bronx, c’entra anche la trasformazione del nucleo familiare: "Con una società in cui figli e nipoti vivono sparsi per tutti gli Stati Uniti, molti anziani non hanno nessuno che possa accorgersi delle bottiglie di vodka vuote in giro per casa”. Peraltro, molti campanelli d’allarme di una dipendenza possono essere fraintesi con normali sintomi dell’invecchiamento dai parenti, dagli amici, persino dai dottori, e passare inosservati. (Associated Press)

2 dicembre. Muti presidente?
Quindi il Quirinale carica onorifica? Nel puzzle dei progetti di riforma, delle dichiarazioni, dei modi di fare, la paura di intravedere la sagoma di una democrazia autoritaria aumenta. E vien da chiedersi: saremmo di fronte solo a una patologia della persona oppure a un progetto alla J.P. Morgan maniera? Niente niente, alla combinazione delle due?
 
2 dicembre. Cemento a Gaza
Sono passati tre mesi dalla fine dell’ultima offensiva su Gaza, ma Sadeeqa, sessant’anni, vive ancora nel rudere bombardato che era casa sua insieme ad altre 34 persone. Il riparo di fortuna è ricoperto alla bell’e meglio con teli di plastica per cercare di arginare il freddo, mentre l’elettricità vi arriva con un cavo collegato a un edificio vicino. La verità è che nelle zone colpite non c’è abbastanza cemento per ricostruire le case, servono bulldozer per spianare le macerie e manca quasi del tutto l’acqua potabile. Secondo gli osservatori delle Ong e le autorità locali, Israele starebbe ostacolando la ricostruzione.
Dice Sari Bashi di Gisha, Ong israeliana: "Gerusalemme gestisce l’ingresso in città del cemento come se si trattasse di armi nucleari. Qui arriva solo la minima parte di ciò che sarebbe necessario alla ricostruzione”. Secondo Mufeed al-Hasayna, ministro dei lavori pubblici e delle politiche abitative del Governo di unità nazionale palestinese, per soddisfare la domanda di nuovi alloggi a Gaza, già alta prima che cominciasse l’operazione Margine Protettivo, servirebbero 8.000 tonnellate di cemento al giorno. Ne arriva solo un quarto. "A questo ritmo, ci vorranno trent’anni”, teme Hasayna. Ora si spera nel buon esito dei nuovi accordi stipulati dal Ministro con Onu e Governo svedese, che prevedono il coinvolgimento di ditte locali per la rimozione e il riciclo delle macerie nel nord di Gaza. Ma l’inverno è arrivato. (Haaretz.com)

2 dicembre. Stupri e giustizia
Nel 2009 Layla Ibrahim era incinta di sei mesi quando, a suo dire, venne violentata da due sconosciuti nella sua Carlisle, nel nord-ovest dell’Inghilterra. Sporse denuncia, ma in tribunale fu giudicata per false accuse di stupro e condannata a tre anni di carcere.
Negli ultimi cinque anni, sono state 109 le donne processate nel Regno Unito per la stessa ragione. Il reato per cui 98 di loro sono state perseguite è molto serio: ostacolo allo svolgimento della giustizia, punibile anche con l’ergastolo. Secondo le associazioni inglesi per i diritti civili si tratta di un’enormità. In un discorso pubblico alla House of Commons, dove si è discussa la questione lo scorso martedì 25 novembre, la professoressa Lisa Avalos dell’Università dell’Arkansas ha fatto notare come in ordinamenti simili (Stati Uniti, Canada e Australia), l’accusa in questi casi è "aver fatto perdere tempo” alla giustizia, un reato minore, la cui pena è quasi sempre una multa o al limite un periodo di carcerazione che non supera i sei mesi. "Non esiste paese che persegua le denunce di stupro duramente come il Regno Unito”, ha affermato la prof. Avalos. "Credo che qui si stiano violando i diritti umani”.
Secondo Lisa Longstaff, dell’associazione Women Against Rape, "è scandaloso che in un paese dove il 90% degli stupratori la fa franca e due donne la settimana muoiono per mano del partner o dell’ex si imprigionino le donne che denunciano”. Un paese dove, come accade anche altrove, lo stupro è un reato già poco denunciato. (theguardian.com)

3 dicembre 2014. Sanscrito e informatica
Mattur è un villaggio del Karnataka (India), molto legato alle tradizioni: i suoi 5.000 abitanti scrivono e parlano in sanscrito, i bimbi studiano i Veda -raccolta di testi sacri, alcuni risalenti al 2000 a.C.- dai dieci anni e si osserva rigidamente la divisione castale. Ma ogni famiglia ha almeno un figlio impiegato come programmatore informatico, spesso all’estero, e per strada si incrociano anziani vestiti tradizionalmente portarsi all’orecchio uno smartphone. Alcuni giovani hanno cominciato -timidamente- a notare la rigidità che permea il villaggio. "A mamma non piace che inviti a casa amici di altre caste -racconta un programmatore che ha chiesto l’anonimato- e io la capisco. Ci vuole tempo per accettare i cambiamenti”.
Prafulla MS, insegnante di sanscrito alla scuola locale, è più impaziente: "Sposarsi? Bisogna farlo secondo le regole, che impongono una settimana di festeggiamenti, una serie di rituali… Tutto molto costoso. E chi non ha i soldi?”.
Nonostante la tensione tra generazioni su alcune tradizioni, ce n’è una su cui sembrano tutti concordi: l’uso del sanscrito. Anche i più giovani pensano sia utilissimo. Yadu lavora alla Hewlett Packard, e ritiene che sia quello il segreto della predisposizione dei giovani di Mattur all’informatica. "È la lettura dei Veda in sanscrito che ci dà l’attitudine a logica e matematica”. (EconomicTimes)

4 dicembre. Essere sfigati in Cina
C’è una nuova tribù in Cina: sono i "diaosi”, quei giovani che si chiamano fuori dalla competizione per il successo nel nuovo colosso dell’economia globale: vivono ancora con i genitori, sono disoccupati, passano il tempo a giocare online ma, invece di subire l’etichetta di "sfigati”, la sfoggiano con orgoglio. Il termine "diaosi”, che letteralmente indica il frenulo del pene, è nato come insulto per definire quei neolaureati né arte né parte che non riescono a trovare un lavoro nonostante un’economia in espansione.
Oggi sono in molti a riappropriarsi del termine, così tanti che alcuni brand cominciano a bersagliarli come potenziale target e le rockstar si affibbiano il nomignolo ("Siamo diaosi!”, ha urlato durante un concerto il frontman dei Mayday, popolare band taiwanese). Come scrive Raymond Zhou su China Daily, la storia del cambio di significato del termine ha molto in comune con il percorso compiuto dai termini spregiativi rivolti ai neri e agli omosessuali in altre parti del mondo, un tempo marchi infamanti, oggi bandiere sfoggiate dagli stessi militanti.
Oppure, aggiungiamo noi, pensiamo al successo di veri e propri inni generazionali degli anni Novanta in Occidente: "Creep” dei Radiohead ("Sono un tipo sgradevole, sono uno strampalato”) e "Loser” di Beck ("Sono uno sfigato, perché non mi uccidi?”). "Il successo e la fama -dice Zhou- non saranno mai alla portata di tutti, ed è normale che coloro che ne vengono esclusi provino il bisogno di legittimare il proprio status per recuperare una dignità”. O, semplicemente, per contarsi e scoprire, in realtà, di essere maggioranza. (WallStreetJournal)

5 dicembre. La Scandinavia va a destra
"L’idea che abbiamo dei paesi scandinavi è di luoghi accoglienti, progressisti. Ultimamente, però, le cose sono ben diverse, almeno per i migranti”. Così inizia il capitolo scandinavo di un report comparativo del "Guardian”. Non più economie floride, Danimarca, Norvegia e Svezia hanno le rispettive gatte da pelare: a Copenaghen cresce l’ineguaglianza sociale e la produttività è ferma; Oslo è schiava dell’altalenante prezzo del petrolio; Stoccolma ha un alto tasso d’invecchiamento.
È in questo clima che i gruppi destrorsi nordici hanno racimolato gran parte del malcontento, trasformando il tema immigrazione nella bandiera politica più redditizia dell’ultimo decennio. Non senza notevoli paradossi. La Norvegia, infatti, è tra i più grandi donatori al mondo di aiuti internazionali e nel 2013 era seconda in Europa (dietro la Svezia) per numero di rifugiati accolti. Ma proprio l’anno scorso qualcosa è cambiato, con la vittoria di una colazione conservatrice e la nomina a Ministro delle finanze di un esponente islamofobo del Partito del Progresso. Oggi il paese ha incrementato i rimpatri forzati degli immigrati indesiderati: quasi 7.000 nel 2014.
Stesso esito si teme per le elezioni del 2015 in Danimarca, dove qualora i conservatori del Partito del Popolo Danese ripetessero l’exploit delle scorse europee (26,6%) avrebbero un peso determinante in un futuro governo. Oggi il paese è sotto accusa delle Nazioni Unite per le misure restrittive recentemente imposte ai profughi eritrei. La Svezia, che ha il primato di rifugiati siriani accolti, parrebbe l’ultimo baluardo dell’accoglienza scandinava, ma anche lì avanza un partito dalle oscure origini neonaziste, quello dei Democratici Svedesi, che alle elezioni generali di settembre ha raccolto il 13% dei consensi. (theguardian.com)

7 dicembre. Califfato patinato
Tutte le organizzazioni ideologizzate, anche le più spregevoli, utilizzano i media in modo non dissimile dai grandi marchi occidentali. L’Isis non è da meno: il suo mensile di propaganda, nato nel luglio scorso, è Dabiq. Scott Beauchamp di The Baffler ne ha scritto una recensione. Giunto al numero 5 (novembre 2014), la rivista è diffusa in pdf ed è reperibile a chiunque sappia fare una ricerca su Google (attenzione, però: prima di lanciarvi in una simile impresa, sappiate che andate incontro a una sequela di foto raccapriccianti). Secondo Beauchamp è banale dirsi scandalizzati per i contenuti del mensile: elogi della schiavitù, foto di cadaveri, incitamenti all’odio religioso…
D’altra parte, cos’altro era lecito aspettarsi dall’house organ della più sanguinaria organizzazione terroristica in circolazione? Ciò che colpisce davvero il recensore è piuttosto l’alta qualità del prodotto: reportage veri e propri, editoriali politici, foto ad alta risoluzione, servizi strappalacrime, il tutto in una veste grafica raffinata e scritto in buon inglese. Tanto perfetto da risultare noioso, non differente dalle riviste patinate istituzionali che si è costretti a sfogliare nelle sale d’aspetto o in treno, o da certi inserti dei grandi quotidiani. Dunque, scrive Beauchamp, che conclusioni possiamo trarre quando un’ideologia totalitaria si trova perfettamente a suo agio nel più diffuso dei formati della stampa occidentale? (thebaffler.com)

8 dicembre. Rifugiati
Oltre il 90% dei 3,6 milioni di siriani costretti a fuggire a causa della guerra civile ha trovato rifugio nei cinque paesi vicini: Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto. Amnesty denuncia che solo l’1,7% del numero totale di rifugiati è stato accolto dal resto della comunità internazionale. In Europa, la Germania e la Svezia hanno ricevuto quasi 100.000 domande d’asilo di profughi siriani. Il Regno Unito, la Francia, l’Italia, la Spagna e la Polonia si sono impegnati ad accogliere solo 2.000 rifugiati. (theguardian.com)

9 dicembre. Bivi
Forse la lettura di un’intervista che Salvatore Buzzi (arrestato il 3 dicembre nell’ambito dell'inchiesta Mafia Capitale) ci rilasciò nel ’94 può incuriosire e, anche, farci pensare. La riproponiamo (http://goo.gl/qV2a7h). L’intervista è bella. Già allora "faceva il furbo”? A noi piace pensare di no, che nella vita si cambia, in bene e in male. Certo, pensare che si è come si è, che si è onesti o disonesti e lo si resta per il resto della vita, è rassicurante, ma forse è meglio pensare che la vita, che non è facile e semplice, ci presenta spesso occasioni, bivi, "pieghe” da prendere. Che in qualche modo dobbiamo sempre guardarci da noi stessi.

13 dicembre. Un nuovo partito?
Caro Civati, un consiglio: se ti decidi, non fare l’ennesimo partito "della costituzione” e "dei diritti” perché sono entrambe cose da ridiscutere. Piuttosto fai un partito, anche se piccolissimo non importa, ma che innalzi due bandiere, quella liberalsocialista e quella federalista, e all’ombra di queste chiami tutti alla riflessione e alla cooperazione più aperta per trovare soluzioni ai problemi. Un partito che parli soprattutto di doveri.
Un tale partito sarebbe una risposta non solo al riformismo autoritario e solipsistico di Renzi ma anche alla svolta odiosa di Salvini. Salvemini, nel ’22, quando già le cose s'erano messe molto male, tenne una conferenza a Milano di fronte a tantissimi operai. Parlò soprattutto di doveri e venne giù la sala per gli applausi.