16 marzo 2011. Una gonna troppo lunga
Al liceo Auguste Blanqui, nella periferia parigina, mercoledì 16 marzo, Aïcha Amghar, la direttrice, ha convocato alcune studentesse di religione musulmana per comunicare loro che il loro abbigliamento abituale era troppo vistoso. La direttrice non si riferisce all’hijab, il velo che copre il capo, perché le ragazze -che pur lo indossano- lo fanno solo al di fuori della scuola. Una legge del 2004 vieta, infatti, l’uso dei simboli religiosi nella scuola pubblica francese. Il capo del reato, in questo caso, sono delle gonne "troppo lunghe” o delle tuniche. Così la direttrice ha invitato le ragazze convocate a vestirsi in jeans e t-shirt "come tutti gli altri” per non incorrere nell’espulsione dall’istituto perché in una tunica c’è qualcosa di troppo ostentato ed è "un segno religioso manifesto”. Insomma, per la signora Amghar i vestiti lunghi che portano le giovani sono un pericolo per la laicità dell’istituto.
(Collettivo francese contro l’islamofobia)

17 marzo 2011. L’Italia che esiste
L’altro ieri, nel treno che partiva verso nord da Reggio Emilia -imbandierata di vessilli della Repubblica Cispadana- una bimba dello Sri Lanka portava, contenta, una coccarda tricolore mentre, a due passi, un giovane con un’elettrica cravatta verde leggeva un giornale grossolanamente titolato contro l’Italia.
Nel vagone pienissimo del regionale, due trentenni, uno senegalese e uno italiano, parlavano di lavoro, riferendosi a una ditta che spostava i cantieri su e giù per il nord, strappando piccole e incerte commesse alla concorrenza, sempre più dura in tempi di prolungata crisi. Poi la conversazione si è allargata. Prima al campionato di calcio. E poi alla tragedia giapponese. [...] All’arrivo a Trento ho visto in autobus un controllore giovanissimo, con due orecchini d’argento, che chiedeva il biglietto a una ragazza con la testa coperta dal velo e intensi occhi neri, forse maghrebina. La quale gli porgeva la tessera di abbonamento con su indicato la facoltà di giurisprudenza. Lui le rivolgeva con cortesia la parola con una forte inflessione napoletana e lei rispondeva con un accento trentino. [...] L’Italia c’è. Esiste. Nonostante molte miserie e brutture. è piena di persone che, ovunque, danno l’anima per farla migliore. E credono, con ingegno e lavoro, a quel che fanno... [continua]
(marcorossidoria.blogspot.com)

25 marzo 2011. Una scuola
La scuola Parini, l’Ufficio pastorale dei migranti (cioè la Caritas migrantes), l’Asai ed altre tre associazioni meno note hanno stipulato un’intesa, presentata al pubblico il 23 febbraio, per usare un metodo didattico comune, che consente il passaggio dall’insegnamento dell’italiano fatto da volontari presso le associazioni a quello fatto dai docenti presso la scuola pubblica, con un test d’ingresso per stabilire il livello a cui inserirli e il test finale valido per il permesso. La scuola Parini ha 1.600 iscritti, è piena, ha avuto i fondi tagliati come tutti e da sola più di così non può fare. Insomma, è un vero caso di allargamento dell’insegnamento "senza oneri per lo Stato”, come dice la Costituzione.
(Francesco Ciafaloni)

26 marzo 2011. Donne del Kuwait
Alle elezioni del marzo scorso il Parlamento del Kuwait si è rinnovato facendo entrare 21 nuovi membri nelle cinquanta poltrone del Parlamento. Di questi, quattro sono donne. è la prima volta. Massuma al-Mubarak, una delle quattro elette, è arrivata prima, e con un largo margine, tra le dieci persone che hanno preso il maggior numero di voti nella sua regione ed è anche diventata la prima donna a capo di un Ministero. "Qualcosa sta cambiando in Kuwait... c’è un vento di cambiamento che si diffonderà in tutta la regione del Golfo”, ha commentato un reporter di Al-Jazeera. Le altre tre donne elette si chiamano Aseel al-Awadi, Rola Dashti (entrambe liberali) e Salwa al-Jassar, come indipendente. Per Rola Dashti è un evento storico da celebrare: "Per tre anni abbiamo fatto campagna senza un partito, senza una quota”. Le quattro donne hanno studiato negli Stati Uniti, dove hanno ottenuto dei dottorati.
(Yemen Post)
27 marzo 2011. Il "lungo” in internet
Evan Ratliff, giornalista free-lance di Wired, nel 2009 iniziò a pensare a un sito adatto a ospitare articoli lunghi ma che, allo stesso tempo, fosse facilmente consultabile su supporti come Iphone e Ipad. "Nella Rete c’è uno spazio infinito, ma in qualche modo questo non ha prodotto uno spazio per i contenuti lunghi”, dice. Parlandone con Jefferson Rabb, un programmatore e web designer specializzato in siti per libri, è venuta fuori un’idea, o meglio, un’applicazione: The Atavist, che permette di leggere lunghi testi, spesso abbinati a contenuti digitali (video, post-cast, foto...).
Nelle intenzioni degli ideatori, The Atavist permette di leggere un pezzo comodamente dall’Ipad, ma anche di ascoltarlo mentre si è in metropolitana. Al momento, secondo il New York Times, l’applicazione è già stata scaricata più di 40.000 volte.
(The New York Times)

28 marzo 2011. Crocifisso
Stanley Fish, del New York Times, è intervenuto sul suo blog per commentare la sentenza della Corte europea che, ribaltando il giudizio emesso dalla Grand Chamber, si è espressa a favore del crocifisso nelle aule scolastiche, con una motivazione a dir poco singolare: il crocifisso non è veramente un simbolo religioso.
"Chi l’avrebbe mai detto!”, esordisce Fish, che poi si appresta a leggere il testo in questione.
Comunque questa conclusione, del tutto controintuitiva, è sostenuta -ci spiega Fish- da quattro argomenti: uno plausibile ma fallace, secondo cui il crocifisso sarebbe un simbolo di democrazia e unità nazionale; uno assai bizzarro, cioè che il crocifisso è un simbolo della Cristianità, ma la Cristianità non è una religione; uno teoretico e pressoché irrilevante: il crocifisso può significare molte cose; e infine uno empirico e poco persuasivo secondo il quale il crocifisso non comunica un messaggio attivo (perché non parla).
"Ora -conclude Fish- mi è completamente indifferente se sui muri delle scuole italiane ci sia o meno il crocifisso: l’Italia non è l’America e ci sono, forse, delle buone ragioni -storiche e culturali- per mantenere il crocifisso.
Posso capire che le corti italiane possano ammettere le basi secolari dello Stato facendo un’eccezione per il crocifisso, come un’eccezione per il vino sacramentale fu fatta durante il proibizionismo. Quello che mi urta è il fatto che una corte dichiari, seriamente, che il fatto che lo stato metta il crocifisso non abbia nulla a che fare con la religione o con l’indottrinamento e supporti questa conclusione con argomenti davvero difficili da prendere sul serio.
(The New York Times)

30 marzo 2011. Fumo radioattivo
Nel numero de "Le Scienze” di marzo compare un lungo articolo di Brianna Rego sulla presenza di polonio-210 nelle sigarette. Le piante di tabacco accumulano infatti piccole concentrazioni di questo isotopo radioattivo che è prodotto soprattutto dalla radioattività naturale dei fertilizzanti. I fumatori inalano polonio, che si fissa nei polmoni e può provocare il cancro. Da decenni l’industria del tabacco conosce le procedure per eliminare quasi tutto il polonio dal fumo di sigaretta, ma non ha fatto nulla. Ora la statunitense Food and Drug Administration, che si occupa della salute dei consumatori, ha l’autorità per regolamentare il tabacco e potrebbe costringere i produttori a ridurre il contenuto di polonio. (www.lescienze.it)

3 aprile 2011. Morire di carcere
Carlo Saturno, 22 anni, di Manduria (Ta), si è impiccato in carcere giovedì sera nella Casa Circondariale di Bari, ma solo ieri è trapelata la notizia.
A trovarlo penzoloni sono state le guardie che lo hanno tirato giù quando respirava appena ed era in fin di vita. In suo aiuto è intervenuto il personale dell’infermeria e del 118 di Bari. Trasportato in ospedale è ora ricoverato in condizioni disperate nella rianimazione del policlinico, dove è mantenuto in vita dalle macchine. L’elettroencefalogramma di ieri è risultato piatto, come quello del giorno precedente, per cui da un momento all’altro i sanitari potrebbero decidere di staccare la spina del respiratore.
Il giovane era detenuto per furto, ma era anche parte civile nel processo in corso davanti al Tribunale di Lecce contro nove poliziotti del carcere minorile, che sono accusati di aver compiuto violenze sui detenuti tra il 2003 e il 2005. Carlo, che all’epoca aveva 16 anni, sarebbe stato vittima, assieme ad altri ragazzi, di vere e proprie sevizie.
[Carlo Saturno è morto il 7 aprile, dopo una settimana di coma]
(Ristretti Orizzonti)

4 aprile. Una concorrenza sleale
La Federazione nazionale della Stampa ha presentato al Parlamento, nei giorni scorsi, una curiosa teoria sul rapporto tra "informazione” e "web”. L’intento dei promotori era quello di proteggere i precari del giornalismo, ma l’incipit della "Memoria per la Commissione Lavoro del Senato della Repubblica” fa pensare ad altri intenti: "La crisi dell’editoria in questi anni è stata drammatica. Le continue irrefrenabili innovazioni della tecnologia hanno creato un mercato parallelo dell’informazione, quello di Internet e dei blog (decisamente differenti, ma nello stesso tempo spesso simili all’informazione professionale), che non ha barriere nazionali, che non ha vincoli temporali, che non ha costi di produzione e di diffusione”. Insomma, Internet farebbe una concorrenza quasi "sleale” con la carta stampata gravata da costi crescenti di produzione e di diffusione.
Mario Tedeschini Lalli, che da tempo si occupa di giornali digitali, ha commentato l’intervento facendo notare che, piaccia o meno, questa oggi è la realtà. "Una realtà, peraltro, che in termini generali ha i suoi aspetti positivi perché è la realtà di una maggiore libertà per tutti di esprimersi e di raccontare, non solo per i giornalisti”.
Tedeschini Lalli ha infine fatto notare che il "futuro del giornalismo” non è necessariamente il "futuro dei giornali” né dei giornalisti.
(mariotedeschini.blog.kataweb.it)

5 aprile 2011. Divieto di entrata
Lunedì 5 aprile al liceo di Poussan, nella Linguadoca-Rossiglione, la madre di uno degli allievi, Fatima Ouhamma, 38 anni, si è vista vietare l’entrata nello stabilimento per un incontro genitori-professori. La donna, che porta il velo -però con il volto scoperto- aveva già partecipato, in passato, a riunioni di questo tipo. Il personale all’entrata ha motivato il divieto rifacendosi alle legge dell’11 ottobre 2010, che però entrerà in vigore solamente l’11 aprile 2011. Si tratta della legge che vieta -primo Paese in Europa- l’uso del burqa in tutti i luoghi pubblici in Francia: trasporti, ristoranti, cinema, teatri, parchi, stazioni, musei, ospedali, biblioteche, stadi, palestre. Si potrà usare al volante, nelle camere d’hotel, in casa, negli stabilimenti privati, ad esclusione dei luoghi dove c’è contatto con il pubblico. Per la direzione si tratta di un incidente banale.
Alla fine, è stato proposto alla donna di passare da una porta indipendente situata dietro il liceo per evitare di attraversare la corte, così da non essere vista dagli studenti.
(Collettivo francese contro l’islamofobia)

6 aprile 2011. Erano partiti da Tripoli...
Erano partiti da Tripoli nella notte tra lunedì 22 e martedì 23 marzo: 335 profughi sub-sahariani, tra cui anche donne e bambini, per la maggior parte etiopi ed eritrei, erano salpati dalla Libia, fuggendo dalla persecuzione, nella speranza di raggiungere le coste italiane. Del barcone, guidato da uno scafista, si erano perse le tracce pochissime ore dopo la partenza, e un familiare di due dei passeggeri aveva lanciato l’allarme contattando l’Agenzia Habeshia e il Gruppo EveryOne, che subito si erano attivati per chiedere alle autorità internazionali il pattugliamento delle acque e l’intervento dell’Alto Commissario Onu per i Rifugiati.
"Questa mattina, a distanza di due settimane di inerzia e indifferenza da parte di istituzioni e autorità internazionali, ci è giunta notizia da don Mussie Zerai che il mare sta restituendo i corpi di quei migranti, crivellati da colpi di arma da fuoco”. Lo denunciano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti dell’organizzazione umanitaria internazionale EveryOne. "Sembrerebbe infatti che il natante che trasportava i profughi sia stato attaccato nel Mediterraneo e che gli spari siano stati talmente immediati e intensi da non consentire ai migranti di lanciare l’allarme attraverso il telefono satellitare che era con loro a bordo”.

6 aprile 2011. La négritude al Pantheon
Aimé Césaire (1913-2008), poeta, scrittore, portavoce della "négritude” e grande pensatore della de-colonizzazione, farà il suo ingresso al Pantheon di Parigi. L’uomo, originario della Martinica, è stato sindaco di Fort-de-France e membro, fino al 1956, del Partito comunista francese. Il corpo resterà, secondo la sua volontà, in Martinica.
Una targa in suo onore è stata posta nella cripta dei grandi della République francese, accando a Louis Delgrès e Toussaint Louverture, eroi della lotta contro la schiavitù.
(La Croix)

7 aprile 2011. Undicimila manifestazioni
Non c’è più un giorno senza proteste in Algeria. Dal disoccupato sperduto nel Sud, all’insegnante sotto contratto degli Altipiani, passando per l’impiegato comunale, lo studente, il medico, il funzionario, l’avvocato, il giudice, il commerciante e l’handicappato: nessun settore è sfuggito al malcontento sociale. Gli algerini chiedono considerazione, riconoscimento, salari dignitosi, uno status sociale rispettabile e una vita decente. In gennaio, molti cittadini hanno manifestato in tutto il Paese contro l’aumento dei prezzi dell’olio e dello zucchero. Il movimento di protesta, conclusosi con cinque morti e diversi feriti, si è interrotto solo quando il Governo ha abbassato i prezzi. Ma da allora l’Algeria vive al ritmo del malcontento sociale, soprattutto ad Algeri, dove si concentrano le proteste. Solo in marzo ci sono stati un centinaio di manifestazioni di protesta. La prima settimana di aprile ha visto diversi sit-in e scioperi in diversi settori: medici, guardie comunali, impiegati del settore degli idrocarburi...
Il Governo, impedendo ogni manifestazione a carattere politico, ha finito per incoraggiare le rivendicazioni "monetarie”.
El Watan rileva che in realtà le dimostrazioni non si sono mai fermate dall’arrivo di Bouteflika al potere, nell’aprile del 1999. Secondo le cifre della "Gendarmerie nationale”, solo nel 2010 ci sono state oltre undicimila manifestazioni.
(El Watan)

7 aprile 2011. La maledizione del Juju
Jenny Kleeman, dell’Indipendent, ha pubblicato un lungo reportage sulla regione nigeriana, l’Edo, da cui arriva la maggior parte delle circa 20.000 nigeriane che si stima lavorino come prostitute. Provincia della Nigeria meridionale, l’Edo è diventata la capitale del traffico di esseri umani, ma è anche il regno del juju, della magia nera.
Rita, 27 anni, una delle donne contattate dalla giornalista vicino a Bergamo, è originaria proprio nell’Edo: "Ero felice di venire in Europa per sostenere la mia famiglia. Non sapevo che sarebbe finita così”, racconta. Ora ha circa dieci clienti al giorno, sette giorni alla settimana, per 20 euro ciascuno. Deve lavorare anche se è malata, anche se ha le mestruazioni, anche se è stata pesantemente picchiata il giorno prima. Rita dice che non ha altra scelta: prima di lasciare la Nigeria ha giurato fedeltà ai suoi trafficanti durante un rituale religioso. Ha promesso di ripagare il costo del trasporto verso l’Europa, offrendo la sua anima in pegno. Quando è arrivata in Italia le hanno detto che il suo debito ammonta a 50.000 euro, a cui deve aggiungere le spese correnti, come l’affitto (300 euro al mese).
I trafficanti di esseri umani usano la magia nera per intrappolare migliaia di donne come Rita in un destino di schiavitù sessuale in Europa. Mentre le bande dell’Europa orientale costringono le donne con la forza, le "Madam”, il vertice della catena del traffico di donne, non hanno bisogno di muscoli: hanno il juju dalla loro parte. Nei villaggi dell’Edo tante giovani sono pronte a partire. La giornalista dell’Independent ha parlato con Vivien, 23 anni e un biglietto per Roma già comprato dal fidanzato. Coi tre dollari che guadagna coltivando pomodori non può aiutare i fratelli né sperare di comprarsi una casa dove vivere col compagno. E quindi partirà.
In questi paesini c’è ormai il mito delle "Italos”, le donne che hanno fatto fortuna in Italia. Che facciano soldi col sesso non è neanche più un segreto, né motivo di vergogna. Ad essere stigmatizzate sono solo le donne che tornano a mani vuote.
Il fidanzato intanto ha prenotato a Vivien anche l’appuntamento con Doctor Stanley, il sacerdote di juju, che guadagna 120 sterline a rituale.
Le donne nigeriane che partono per l’Europa non rientrano nello stereotipo delle vittime "passive”. In realtà, infatti, a finire invischiate nel traffico del juju sono solo le più determinate e ambiziose, quelle che hanno dei sogni nel cassetto.
(The Independent)

8 aprile 2011. Dirigenti in crisi
Nell’ultima newsletter di Slo (Sviluppo Lavoro Organizzazione) si parla di crisi. "Il mercato del lavoro non va bene e questo lo sappiamo tutti, ben pochi però sanno che i dirigenti sono la fascia che sta pagando più caramente i costi della crisi e si colloca subito dopo le fasce più deboli del mercato del lavoro, i precari. Infatti in una recente indagine di Manageritalia emerge che su un campione rappresentativo il saldo tra licenziamenti subiti negli ultimi dieci anni e nell’ultimo anno è in crescita di quasi 22 punti per i lavoratori precari, ma è di quasi 20 punti per i dirigenti. Le altre fasce deboli crescono anch’esse nell’ultimo anno ma si attestano su dati ben diversi: meno di 6 punti i giovani, meno di 4 gli over 50”.
Insomma, tra le figure che maggiormente stanno subendo le asprezze della crisi per quanto riguarda la prospettiva lavorativa, subito dopo i precari, ci sono i dirigenti.
(www.slosrl.it/)