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Una Città 52/1996
SOLAMENTE CINQUE ANNI
Intervista a Victor Zaslavsky di Lisa Foa, Mauro Martini
Le quattro promesse di Eltsin: compravendita della terra, pagamento degli arretrati, esercito professionale, pace in Cecenia. I grandi squilibri generazionali e territoriali. Per i comunisti, anagraficamente, l’ultima e decisiva battaglia. Un’epoca di cambiamenti radicali e una democratizzazione destinata, seppur faticosamente, a consolidarsi. Il pragmatismo e il desiderio di viaggiare dei giovani. Intervista a Victor Zaslavsky.

Una Città 52/1996
A SCUOLA DI FIDUCIA
Intervista a Cesare Moreno di Nicola Magliulo
L’eterna e inutile diatriba su indulgenza o severità, formazione professionale o bisogni educativi di fondo. I vuoti dei cuori, delle teste e delle tasche. Decentramento e autonomia e partecipazione degli insegnanti, viste con sospetto nella situazione autocratica e burocratica degli istituti, restano l’unica prospettiva. Un "salotto apprenditivo". Intervista a Cesare Moreno.

Una Città 52/1996
LA FAMIGLIA
Intervista a Emmanuel Todd di Marco Bellini
Il modo di rapportarsi con gli immigrati, ma non solo quello, è predeterminato dalla cultura familiare del paese di accoglienza: se si è stati allevati nell’idea dell’uguaglianza o in quella della differenza fra fratelli. La società egualitaria francese e quelle differenzialiste, la moderata anglosassone e quella dura tedesca, basata sulla famiglia a erede unico. Il matrimonio misto che rassicura gli uni e angoscia gli altri. Intervista a Emmanuel Todd.

Una Città 52/1996
LA CAUSA
Intervista a Pasquale Dentice di Carla Melazzini
Dagli anni della fanciullezza, quelli della lotta antifascista e degli americani, agli anni della rivolta dell’autunno caldo, quando era possibile che il ministro ricevesse e ascoltasse un ferroviere, fino all’ultima battaglia, quella contro le conseguenze terribili dell’amianto maneggiato per decenni sul lavoro e perché l’azienda riconosca ai sopravvissuti i loro diritti. Intervista a Pasquale Dentice.

Una Città 52/1996
IL COMUNE E LA SCUOLA
Intervista a Fiorella Farinelli di Simonetta Nardin
Intervista a Fiorella Farinelli.

Una Città 51/1996
GLI ARTICOLI DI DUE PAGINE
Intervista a Francesco Giuliari di Marco Bellini, Gianni Saporetti
Il nodo della vita del Paese è costituito da leggi lunghe, ipernormative, che deresponsabilizzano i poteri locali, frutto di un consociativismo che, se impediva alla sinistra l’accesso ad ogni potere reale, la lasciava "governare con le leggi". Una cultura, contemporaneamente vincolistica e protestataria, alla prova del governo. Intervista a Francesco Giuliari.

Una Città 51/1996
QUELLA SOGLIA
Intervista a Massimo Paci di Sergio Sinigaglia
A fronte di un aumento numerico straordinario dell’alta borghesia, la soglia della povertà si è avvicinata pericolosamente al ceto medio. Una underclass post-industriale fatta di giovani, immigrati, donne sole. L’aumento vertiginoso della giornata lavorativa, una vita infernale, una disoccupazione ormai endemica. Intervista a Massimo Paci.

Una Città 51/1996
LA SOCIETA’ ASOCIALE
Intervista a Aldo Bonomi di Gianni Saporetti
La nuova egemonia culturale del lavoro autonomo. Fra la resistenza identitaria che rischia la barbarie neoetnica e l’accettazione di un capitalismo mondializzato che spazza via tutto, una possibile terza via. La ricostruzione di luoghi di non competizione, di spirito critico, di socialità, di pluralità, in cui coniugare localismo e cosmopolitismo. Intervista a Aldo Bonomi.

Una Città 51/1996
L’EREMITA SOCIEVOLE
Intervista a Gino Bianco di Franco Melandri
Intellettuale militante, socialista, libertario, cosmopolita, pacifista e volontario nella Grande Guerra, rivoluzionario nella Russia del 1905 e del ’17, antistalinista della prima ora, antifascista in Italia e in Francia, Andrea Caffi, vissuto in disparte e in povertà, è una fra le figure più strordinarie e originali della sinistra europea. Intervista a Gino Bianco.

Una Città 51/1996
LA VIRTU’ PERICOLOSA
Intervista a Roberto Racinaro di Marco Bellini
Nessuna rivoluzione dei giudici, nessun Termidoro dei politici, ma solo un’epoca di terrore giacobino. La figura del giudice virtuoso che pensa di conoscere la verità, ritenendola il fine supremo cui subordinare i mezzi, è la figura tipica dell’intolleranza. L’abuso d’ufficio, un reato che ha permesso alla magistratura penale di invadere tutti i campi dell’amministrazione e quindi della vita del paese. Un cittadino ormai solo e privo di riferimenti che si rivolge alla Procura ad ogni passo. Intervista a Roberto Racinaro.