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Una Città 54/1996IL GRECO, L’EBREO E L’ARABO
Intervista a Augusto Illuminati di Marco Bellini
La straordinaria importanza, nella storia della civiltà mediterranea ed europea, del filosofo arabo musulmano Averroè, giurista e medico, devoto di Aristotele. Le sue idee e i suoi seguaci influenzarono in senso laico tutte e tre le religioni al punto da provocare una durissima repressione. L’attualità, in un mondo dominato dai mezzi di comunicazione e dalla cibernetica, del concetto di intelletto della specie umana. Intervista ad Augusto Illuminati.
Una Città 54/1996
QUEI BUNKER
Intervista a Alban di Massimo Tesei
Il sogno della fuga da un paese in cui si andava in galera per aver ascoltato Celentano o per aver affermato che era stata inventata la Tv a colori o, soprattutto, per aver tentato di fuggire. L’odissea di un albanese che, passando dal carcere, ai lavori forzati, all’apprendistato in Cina, ha finalmente attraversato l’Adriatico. La difficoltà a comprendere perché in Italia molti si lamentano del loro lavoro. Intervista ad Alban.
Una Città 54/1996
LA STRADA PIU’ LUNGA
Intervista a Franco Lorenzoni di Massimo Tesei
Intervista a Franco Lorenzoni.
Una Città 53/1996
L’INTELLIGENZA DELLA CURA
Intervista a Ida Farè di Gianni Saporetti
I saperi accumulati dalle donne in una millenaria dedizione alla cura possono diventare un modello per la società futura. L’intreccio fra le più diverse competenze, l’effimero che produce corpi e sedimenta relazioni, l’imprevisto che fonda il realismo. La cura è un corpo a corpo difficile, dove è fondamentale prendere le giuste misure. Intervista a Ida Farè.
Una Città 53/1996
LE LENTE NOVITA’
Intervista a Marzio Barbagli di Sergio Sinigaglia
Mentre famiglie di fatto, separazioni per abbandono, persone che restavano sole c’erano anche nei secoli passati , le novità riguardano il costume ormai prevalente della separazione dei beni, voluta soprattutto dalle donne, la più lunga permanenza in casa del figlio, il progressivo venir meno di una solidarietà intergenerazionale, la diminuzione delle violenze dentro la famiglia. Intervista a Marzio Barbagli.
Una Città 53/1996
IL NUOVO NAZIONALISMO
Intervista a Bruno Luverà di Simonetta Nardin
Ai regionalismi multiculturali si è andata sempre più sostituendo un’ideologia federalista e regionalista etnica. Il pericolo di un’Europa delle regioni in cui i cittadini non saranno tutti uguali. L’iniziativa culturale-politica bavarese. Bossi sul Po ha radunato i fedeli, ora aspetta che si decidano gli elettori e dipenderà da tante cose, prima fra tutte l’economia. Intervista a Bruno Luverà.
Una Città 53/1996
IL GRANDE MIRAGGIO
Intervista a Helmuth Moroder di Edi Rabini, Gianni Saporetti
E’ ormai falsa l’idea che la gente approvi incondizionatamente lo svolgimento di grandi manifestazioni internazionali sul proprio territorio. Il rifiuto della Val Gardena nel 1990 ha fatto scuola. Oltre a quello ambientale, è l’impatto sociale il più pericoloso. I prezzi delle case, per esempio, in diversi luoghi ospitanti sono triplicati, spingendo all’emigrazione molti abitanti. Intervista a Helmuth Moroder.
Una Città 53/1996
LA DIFFIDENZA NEI SINDACATI
Intervista a Emilio Gabaglio di Lisa Foa
Una transizione difficile, dolorosa, comincia a dare i primi risultati economici in paesi come Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, a prezzo però di forti disuguaglianze sociali. Presto, si dovrà porre il problema di una nuova sicurezza sociale. Un ruolo difficile per i sindacati, visti spesso come un residuo del passato. Intervista a Emilio Gabaglio.
Una Città 53/1996
PER OBBIETTIVO LA NORMALITA’
Intervista a Muhameddin Kullashi di Marco Bellini
Gli albanesi non sono andati via e i serbi non sono arrivati. Di fronte all’epurazione etnica negli uffici, nelle scuole, nelle miniere, gli albanesi hanno scelto la resistenza non-violenta, organizzando nelle case scuole e ospedali. Una scelta forse obbligata in un Kosovo ad altissimo rischio e isolato internazionalmente. Intervista a Muhameddin Kullashi.
Una Città 53/1996
LA VITALITA’ SOMMERSA
Intervista a Luca Meldolesi di Marco Bellini
Un disoccupato che in realtà lavora duramente, dalla mattina alla sera, pur rinunciando a garanzie e pensione, per raggiungere un tenore di vita decente. E’ la realtà del sommerso nel napoletano, un sistema di piccole e piccolissime aziende, fondate da operai cassintegrati, da donne, da giovani che vogliono emergere, che sono già sul grande mercato, a volte anche internazionale. I vantaggi della non regolarizzazione non sono tanto economici, quanto nella maggiore produttività. La mentalità ancora dominante che vede nel posto fisso il sogno della vita, vera palla al piede del Meridione. Una regolarizzazione che non uccida le aziende. Intervista a Luca Meldolesi.

















