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Una Città 69/1998TESTAMENTO BIOLOGICO
Intervista a Maurizio Mori di Gianni Saporetti
Intervista a Maurizio Mori.
Una Città 68/1998
LA LEZIONE DEL FANGO
Intervista a Cittadini di Sarno di Cesare Moreno
Dopo le prime ondate di fango ad avvertire del pericolo solo una signora, dei bambini e i cani che abbaiavano, mentre i responsabili si preoccupavano dei rischi dell’evacuazione. Quell’ultima tremenda ondata quando si stava già lavorando. La perdita di memoria del proprio ambiente vera causa della tragedia. Parlano i sarnesi ritrovatisi a ricordare Gaetano Milone.
Una Città 68/1998
IL VALORE DI UN PARTO
Intervista a Manuela Vanoli, Rosa Pavanelli, Angelo Costanzo, e Massimo Stroppa di Gianni Saporetti
Il finanziamento degli ospedali a prestazione ha creato una spirale perversa in cui la stessa mentalità dei medici rischia di cambiare. Una giusta esigenza di responsabilizzazione sulla spesa si è tramutata in una corsa all’incremento delle prestazioni più redditizie. L’impari competizione con il privato. La prevenzione sacrificata sull’altare dell’aziendalizzazione. Intervista a Manuela Vanoli, Rosa Pavanelli, Angelo Costanzo e Massimo Stroppa.
Una Città 68/1998
RETI DI CITTA'
Intervista a Giuseppe De Matteis di Gianni Saporetti
La perdita di importanza della distanza fisica facilita lo sviluppo di reti di città, aprendo grandi possibilità a quelle finora relegate nel ruolo di periferie. Il patrimonio culturale locale come risorsa da mettere a frutto nel confronto con un globale stimolante, ma invasivo. L’errore di pensare a reti solo economiche e il rischio dell’arroccamento. Nella storia europea è il reticolo delle città a sedimentare un senso di cittadinanza concreto. Intervista a Giuseppe De Matteis.
Una Città 68/1998
IL SENTIMENTO ANTINAZIONALE
Intervista a Emmanuel Todd di Marco Bellini
La pretesa dei monetaristi di annullare diversità sedimentate nei secoli. Solo le differenze dei tassi demografici avranno effetti deflagranti. Lo zelo di un’Italia che rischia di pagare il prezzo più alto. Il voto di destra è anche una reazione all’antinazionalismo delle élites. Intervista a Emmanuel Todd.
Una Città 68/1998
FISSARE IL DIVERSO
Intervista a Paola Tabet di Barbara Bertoncin
All’ipotesi di avere genitori neri, i bambini esprimono paura, paternalismo, schifo, reazioni certamente mutuate dai grandi. Il razzismo come sistema percettivo, trasversale rispetto alle ideologie. Un’Africa ostinatamente rappresentata come natura e preistoria. Il rischio gravissimo che si cela nel cosiddetto rispetto delle diversità e dell’altro. Intervista a Paola Tabet.
Una Città 68/1998
I PRESUPPOSTI DELLE MAIUSCOLE (II)
Intervista a Klaus Heller di Bernd Görner
In Germania, nel 96, per semplificare una lingua carica di eccezioni, è stata varata una riforma dell’ortografia che ha incontrato l’opposizione di molti scrittori e anche di tanti anziani. Lo scontro fra chi pensa che la lingua può essere "decisa", come fu all’inizio, anche con interventi dall’alto e chi crede che una lingua si faccia da sé. Intervista a Klaus Heller.
Una Città 68/1998
I PRESUPPOSTI DELLE MAIUSCOLE (I)
Intervista a Friedrich Denk di Bernd Görner
In Germania, nel 96, per semplificare una lingua carica di eccezioni, è stata varata una riforma dell’ortografia che ha incontrato l’opposizione di molti scrittori e anche di tanti anziani. Lo scontro fra chi pensa che la lingua può essere "decisa", come fu all’inizio, anche con interventi dall’alto e chi crede che una lingua si faccia da sé. Intervista a Friedrich Denk.
Una Città 68/1998
QUELL’OVALE BIANCO
Intervista a Pier Paolo Poggio di Franco Melandri
Il dibattito sull’obscina russa, la comunità rurale democratica, provocò divisioni, e scelte cariche di conseguenze, per tutta la sinistra, dal populismo alla socialdemocrazia, dall’anarchismo al marxismo. L’indifferenza totale, nella sinistra industrialista occidentale, per la tragedia dei contadini russi. La questione dell’antisemitismo dell’obscina. Intervista a Pier Paolo Poggio.
Una Città 68/1998
CHI RICORDA PIU’?
Intervista a Yves Ternon di Marco Bellini, Emanuela Fronza
Nella notte del 24 aprile 1915 prese avvio il genocidio degli armeni, un’operazione voluta da pochi "intellettuali" turchi, con la copertura del governo. Hitler citò gli armeni per ricordare l’impunità del genocidio, non per prefigurare quello ebraico, alla programmazione del quale, forse, ancora non pensava. Per armeni ed ebrei il contesto bellico fu fatale. Un genocidio esige, oltre all’intenzione criminale, un piano concertato. I nuovi gruppi criminali che possono sostituire lo stato nella realizzazione di un genocidio. Intervista a Yves Ternon.

















