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Una Città 128/2005
LA PENA IN PIU’
Intervista a Zulma Paggi di Barbara Bertoncin
L’importanza, nel rapporto coi detenuti, della regolarità, della puntualità, dei piccoli gesti. Le ‘pene aggiuntive’, le condizioni spesso subumane in cui ti trovi a scontare la pena inflitta dal tribunale. L’assoluta casualità delle condanne ai tossicodipendenti. La terribile vergogna del carcere per gli immigrati subsahariani, venuti a ‘vincere qualcosa’ anche per la famiglia là. Intervista a Zulma Paggi.

Una Città 128/2005
UN FEDERALISMO FALSO?
Intervista a Luca Mezzetti di Carlo De Maria
Una riforma della Costituzione che, oltre ad accentrare un potere senza precedenti nel premier, imbriglia in un sistematico conflitto di competenze con lo Stato centrale le prerogative attribuite alle Regioni. Intervista a Luca Mezzetti.

Una Città 128/2005
IL MERCOLEDI’
Intervista a donne di “Cagipota” di Barbara Bertoncin
L’idea di una specificità femminile anche nella sofferenza, il bisogno di un’intimità libera, un appartamento in cui ritrovarsi a parlare di tutto, a organizzare gite, laboratori di teatro, in cui ci si aiuta a superare lo stigma del centro di salute mentale, a sperimentare che le medicine sono meno importanti delle relazioni. Intervista a Silva, Marina, Pina, Licia, Graziella, Antonella, Patrizia, Francesca, Loredana, Laura, Liliana, Eliana, Mara.

Una Città 128/2005
PER LA ROUTE 60
Intervista a Israel Harel di Barbara Bertoncin, Ephraim Kleiman
Le colonie in Cisgiordania, naturale proseguimento del sionismo dei padri; la questione strategica della demografia e quella della terra, poca per gli ebrei, tantissima per gli arabi. Chi fa una guerra e perde, perde territori, legge antica. La religione come legame comunitario dopo che il modello kibbutz è diventato improponibile. Il punto di vista, e la storia, di un colono. Intervista a Israel Harel.

Una Città 128/2005
LA FUGA DALL’ESPERIENZA
Intervista a Filippo La Porta di Katia Alesiano
L’esperienza personale, traumatica, della verità della condizione umana. Il sospetto totalitario verso la realtà. La classe media americana che conosce il fallimento e crede negli affetti privati e nell’onore personale. I liberals in limousine e Bill Gates, eroe del ‘77, della creatività full time. Una letteratura monotona, che rifugge dal conoscere una realtà sempre in grado di sorprenderci. Intervista a Filippo La Porta.

Una Città 128/2005
IL FUNZIONARIO DELL’OHIO
Intervista a Todd Gitlin di Barbara Bertoncin
America mostro imperialista o forza complicata? Le due sinistre americane che non si parlano più. L’errore grave di non condannare Saddam Hussein. Il problema di un partito democratico che in tante zone del paese non è presente sul territorio. L’attacco della destra alle istituzioni ‘ancora democratiche’ come le università attraverso la denuncia di presunte discriminazioni. Intervista a Todd Gitlin.

Una Città 128/2005
IL MEDICO DI FAMIGLIA
Intervista a Susanna Dori di Michele Dori, Gianni Saporetti


Una Città 127/2005
L’ETHOS IMPERIALISTA
Intervista a Philip Golub di Barbara Bertoncin
La fallimentare avventura irachena, tutt’ora senza sbocchi, ideata e decisa ben prima dell’11 settembre, quando la destra americana si convinse che, con la fine della Guerra Fredda, all’America si presentava un’occasione irripetibile per affermare anche territorialmente l’impero. La convinzione americana che l’Europa non fa paura. La novità della legalizzazione della tortura. Intervista a Philip Golub.

Una Città 127/2005
FAMIGLIE
Intervista a Marzio Barbagli di Paola Sabbatani
La Sardegna che è all’ultimo posto nel mondo come tasso di fertilità. Le novità dell’instabilità del matrimonio, dell’innalzamento dell’età in cui ci si sposa, dell’aumento dei non sposati, della diffusione delle unioni omosessuali. L’affermarsi della divisione dei beni. I luoghi comuni di una famiglia allargata del sud e dei figli che una volta andavano via presto da casa. Intervista a Marzio Barbagli.

Una Città 127/2005
CHE VITA VOGLIAMO FARE
Intervista a Letizia Bianchi, Lucia Marchetti, Isabella Rinaldi di Paola Sabbatani
La cura di persone vicine alla morte, anziane o gravemente ammalate, spesso accetta di non dire parole di verità, che sono invece la condizione per dare un senso al vivere e al morire. Nelle istituzioni per anziani le pastoie burocratiche legate agli standard igienici, spaziali e altro, fanno dimenticare la centralità della relazione e la personalizzazione dell’ambiente in cui si vive. Intervista a Letizia Bianchi, Lucia Marchetti, Isabella Rinaldi.