Giancarlo Dardi detto “Jader” è sindaco di Modigliana, piccolo comune dell’Appennino romagnolo. L’intervista è stata raccolta prima dello scoppio della pandemia da Covid-19.

Da qualche mese amministra Modigliana, nella cosiddetta “Romagna Toscana”. Ci racconta cosa significa oggi fare il sindaco di un piccolo comune?
Devo dire che è la mia seconda esperienza di sindaco. Dal 1985 fino al 1999 sono infatti stato sindaco del comune di Castel Bolognese, lungo la via Emilia; ho fatto tre mandati; allora si poteva fare. Nei dieci anni precedenti avevo fatto il consigliere comunale e l’assessore al bilancio; in seguito sono stato anche consigliere della provincia di Ravenna, quando c’era ancora l’elezione da parte dei cittadini.
Sono stati anni importanti, in cui ho imparato tanto e mi sono formato anche come uomo; quando fui eletto sindaco la prima volta avevo trent’anni; alla fine dell’ultimo mandato ne avevo 44: è la fase di maturazione di una persona. Ho fatto il mandato da sindaco per sette anni in aspettativa e sette anni lavorando, quindi alternando tempo lavoro con il tempo per il mandato amministrativo. Devo dire che questa seconda esperienza l’ho trovata estremamente faticosa; si parla troppo poco del tempo a disposizione di chi si rende disponibile per un’esperienza politica amministrativa. La legge oggi garantisce 48 ore lavorative retribuite mensili per espletamento del mandato, più ulteriori 24 ore lavorative mensili non retribuite. Quindi ti garantisce la tutela del posto di lavoro, però può essere fortemente penalizzante, tant’è che io scelsi poi di cambiare professione.
Parliamo dell’esperienza nel comune di Castel Bolognese.
Quando fui eletto sindaco, Castel Bolognese contava circa settemila abitanti; quando me ne andai eravamo arrivati a oltre ottomila; oggi siamo attorno ai diecimila abitanti. È un comune posto lungo l’asse della via Emilia, esattamente a metà strada tra Imola e Faenza.
La via Emilia è una strada di collegamento straordinaria: per oltre 200 chilometri -cioè per quanto è lunga- noi vediamo insediamenti produttivi e abitativi alla destra e sinistra della strada. Credo si tratti di un unicum in tutta Europa, di un insediamento così fortemente dedicato all’attività manifatturiera, alla produzione, alla commercializzazione. È una grande realtà. È l’asse dinamico dell’economia della Regione Emilia Romagna.
Ho avuto la fortuna di fare l’amministratore in un’età molto giovane, contribuendo, con le scelte di programmazione urbanistica e territoriale, a far crescere il tessuto economico di quella città.
Nel 1987 consentimmo l’insediamento di una grande azienda di trasformazione dei prodotti agroalimentari, un grande centro di conservazione e lavorazione del kiwi.
Seguì l’avvio di altre aziende e oggi Castel Bolognese ha un insediamento industriale che è a livello sia di Imola che di Faenza. Parliamo di aziende fortemente innovative che hanno un mercato mondiale e che hanno contribuito alla tenuta economica e sociale dell’area: Castel Bolognese, negli anni, è cresciuto in termini di abitanti, di servizi, non in termini di infrastrutture perché ancora si attende la creazione di una circonvallazione; è l’unico comune ancora attraversato a metà dalla via Emilia.
Un anno fa le è stata chiesta la disponibilità a candidarsi sindaco di Modigliana. Com’è avvenuto?
Castel Bolognese è la mia città natale, ma da qualche tempo vivo a Modigliana. Sono vedovo; mia moglie era di Modigliana, quindi in gioventù ho frequentato a lungo questo paese; qui vive la mia attuale compagna, così questo luogo è tornato a essere importante per me; ho anche ritrovato gli amici.
Nel frattempo, proprio lo scorso anno, sono andato in pensione. Per vent’anni sono stato responsabile della Cna nell’area faentina. Quando mi è stata presentata questa opportunità, mi sono reso disponibile partendo da alcune considerazioni. Innanzitutto ho indicato l’esigenza che nell’amministrare una piccola comunità di 4.500 abitanti, prima che una visione politica, bisognasse proporre una visione amministrativa, di ruolo e di prospettiva di un territorio, con tutte le problematiche economiche e sociali che lo caratterizzano.
Io sono un uomo di sinistra, che ha una storia di sinistra. La prima volta che fui eletto sindaco a Castel Bolognese, nel 1985, c’era una lista del Partito comunista, partito che non c’è più. Dieci anni dopo, la lista che mi sosteneva vedeva il sostegno di socialisti, repubblicani, del Pds, ma an ...[continua]

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