Giovanni Vai è presidente della cooperativa sociale Pictor di Budrio, in provincia di Bologna.

Ci racconti di questa cooperativa?
Sì, la cooperativa Pictor è una cooperativa sociale quindi al suo interno ha anche lavoratori con problematiche di disabilità che la legge definisce svantaggiati. È una cooperativa di inserimento lavorativo, noi offriamo servizi di pulizie per enti pubblici e per privati, facciamo gestione dei servizi ambientali e quindi spazzamento strade e gestione di isole isole ecologiche e raccolte. Svolgiamo servizi legati alla gestione delle mense scolastiche, abbiamo una gestione di installazione di impianti fotovoltaici, pubblica illuminazione e impianti elettrici. L’obiettivo della cooperativa è inserire trasversalmente in tutte queste attività, persone con disabilità cognitiva, con problemi di natura psichiatrica, provenienti dal circuito delle dipendenze. Questo è proprio il classico delle cooperative di inserimento lavorativo.
Lavoriamo su tutta la provincia di Bologna e ci siamo dal 1992. Nasciamo a Budrio, abbiamo da un po’ di anni una sede anche a Crespellano e attività in tutta la provincia. Poi con quelle attività invece legate anche al fotovoltaico e alla pubblica illuminazione, usciamo anche fuori regione e abbiamo appalti anche in vari comuni della Lombardia. Attualmente abbiamo 150 lavoratori assunti, di cui 50 in situazione di svantaggio.
Avete rapporti di lavoro anche con richiedenti asilo?
Noi diciamo che la Cooperativa Pictor, nella sua mission fondamentale, deve anche dare una risposta ai problemi di un territorio, perché questa è una caratteristica delle cooperative sociali di tipo B. La stessa legge che le ha fondate nel ’91, la stessa legge regionale del 2014, attribuiscono un ruolo anche politico a una cooperativa, che deve, cioè, essere un interlocutore per il territorio. Noi ormai già da quattro-cinque anni abbiamo cominciato a collaborare con cooperative che fanno accoglienza. All’inizio ci occupavamo di fare le pulizie nei centri di accoglienza. Dopodiché ci siamo resi conto che comunque il problema dell’inserimento lavorativo per persone provenienti dai circuiti dell’accoglienza era ed è un nuovo bisogno molto forte per il nostro territorio e per la nostra società e di conseguenza abbiamo iniziato a ragionare su un impegno diretto. Ci siamo posti come obiettivo di sperimentare sul lavoro anche persone richiedenti asilo, forti anche di una relazione mia personale ormai consolidata con alcuni operatori della Caritas diocesana di Bologna. Abbiamo iniziato a richiedere delle segnalazioni, prospettando chiaramente delle postazioni lavorative laddove noi operiamo, cioè servizi di pulizia, servizi ambientali e servizi di ristorazione scolastica, e così, a partire dalla seconda metà del 2016, abbiamo cominciato ad assumere persone con regolare permesso di soggiorno che avevano terminato il loro percorso di accoglienza e quindi dovevano diventare autonomi nel loro progetto di vita. Dopo tre anni ora abbiamo 15 persone in organico assunte con contratti a tempo determinato o a tempo indeterminato che lavorano nei nostri servizi di pulizie e ristorazione e alcuni anche nei servizi ambientali. Sono in numero minore nei servizi ambientali perché uno dei prerequisiti fondamentali per poter svolgere queste mansioni è avere la patente, perché spesso i nostri operatori sono chiamati a utilizzare dei nostri mezzi e a girare un territorio per fare spazzamenti o raccolte. Nel settore pulizie e ristorazione scolastica non è così strettamente necessario e quindi le persone che abbiamo inserito a volte compiono anche notevoli spostamenti con i mezzi pubblici o con le biciclette e quant’altro; moltissimi sono inseriti nelle mense e poi completano il loro orario di lavoro occupandosi delle pulizie per aziende private o uffici pubblici. Attualmente, per esempio, per una grossa azienda del territorio di Zola Predosa, la nostra squadra di lavoro è gestita da tre migranti che coordinano le pulizie ordinarie. Stiamo investendo su questi giovani perché loro, tramite noi, hanno un’opportunità importante di stabilizzarsi su questo territorio. Noi, a nostra volta, vediamo in questi giovani delle figure piene di energia, estremamente motivate, con grande desiderio e volontà di farcela. Chiaramente avere un lavoro e mantenerlo è per loro condizione essenziale per poter stare in Italia. E noi iniziamo ad aver necessità di giovani che si inseriscano nelle nostre attività; avendo noi ...[continua]

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