An­to­nio Bru­sa ha in­se­gna­to di­dat­ti­ca del­la sto­ria pres­so le Uni­ver­si­tà di Ba­ri e di Pa­via. At­tual­men­te fa par­te del co­mi­ta­to scien­ti­fi­co del­l’I­sti­tu­to Na­zio­na­le "Ferruccio Parri”. Di­ri­ge Novecento.​org, ri­vi­sta di di­dat­ti­ca del­la sto­ria con­tem­po­ra­nea. È ani­ma­to­re del si­to www.​historialudens.​it.

Lei si oc­cu­pa di di­dat­ti­ca del­la sto­ria da tan­ti an­ni. Vor­rem­mo par­la­re con lei di co­me si in­se­gna la sto­ria og­gi...
Do­po le gran­di spe­ran­ze de­gli an­ni Ses­san­ta e Set­tan­ta, quan­do le au­le di sto­ria con­tem­po­ra­nea era­no pie­nis­si­me e pas­sa­re da una le­zio­ne sul fa­sci­smo a una riu­nio­ne in cel­lu­la in cui si di­scu­te­va an­co­ra del­la scis­sio­ne di Li­vor­no, era mol­to fa­ci­le, e da­va a tut­ti l’il­lu­sio­ne, che fa­re la sto­ria do­ves­se es­se­re di per sé un’attività for­ma­ti­va. Oggi, le co­se so­no mol­to cam­bia­te.
Da al­lo­ra pe­rò gli sto­ri­ci so­no sta­ti più rea­li­sti del re, nel sen­so che, con po­che ec­ce­zio­ni, han­no pre­so al­la let­te­ra il ri­flus­so, successivo agli anni ‘60/’70, e si so­no rin­ta­na­ti nel­ loro lavoro. La scuo­la è sta­ta ab­ban­do­na­ta a sé stes­sa, tor­nan­do a es­se­re ter­ri­to­rio di con­qui­sta del­la pe­da­go­gia, tra l’al­tro mol­to se­gna­ta dal­la pre­sen­za cat­to­li­ca.
Va det­to che nel frat­tem­po, for­tu­na­ta­men­te, era­no na­ti una se­rie di mo­vi­men­ti di coo­pe­ra­zio­ne di­dat­ti­ca, l’M­ce, il Ci­di, l’U­ciim, che di fat­to sup­pli­va­no al­la man­can­za di ri­cer­ca di­dat­ti­ca. Era una ri­cer­ca sul cam­po che agi­va, non so­lo co­me luo­go di pro­du­zio­ne di ma­te­ria­li, di idee e di stru­men­ti per in­se­gna­re, ma an­che co­me un po­ten­tis­si­mo luo­go di for­ma­zio­ne. Lì si so­no for­ma­te ge­ne­ra­zio­ni di do­cen­ti. Al­l’i­ni­zio de­gli an­ni Ot­tan­ta si so­no sus­se­gui­ti gros­si con­ve­gni di di­dat­ti­ca, e poi è na­to il Lan­dis, La­bo­ra­to­rio na­zio­na­le per lo stu­dio del­la di­dat­ti­ca ita­lia­na, con l’i­dea di co­strui­re dei pa­ra­me­tri di qua­li­tà di una ri­cer­ca di­dat­ti­ca.
Ec­co, tut­to que­sto pro­ces­so pe­rò si è con­clu­so con l’e­sau­rir­si del­la ge­ne­ra­zio­ne del ’68. Questa non è riuscita a crea­re un ri­cam­bio. Con l’av­ven­to dei go­ver­ni di centro-de­stra è fi­ni­to tut­to. Quan­do ar­ri­va la Mo­rat­ti, toglie i comandi e fa sgon­fia­re di col­po non so­lo il Ci­di ma an­che l’as­so­cia­zio­nismo cat­to­li­co. La scuo­la a quel pun­to si tro­va dav­ve­ro sguar­ni­ta.
Ora, uno dei pro­ble­mi prin­ci­pa­li del­la di­dat­ti­ca è l’i­dea che ba­sti co­no­sce­re la ma­te­ria per sa­per­la in­se­gna­re. Qui si tor­na al pro­ble­ma­ti­co rap­por­to con l’u­ni­ver­si­tà. Il do­cen­te uni­ver­si­ta­rio è con­vin­to che la sto­ria si in­se­gni ma­le per­ché non la si sa, il che è cer­ta­men­te ve­ro: se non sai la sto­ria non puoi in­se­gnar­la. Ma se que­sta è una con­di­zio­ne ne­ces­sa­ria è si­cu­ra­men­te una con­di­zio­ne non suf­fi­cien­te. Sa­pe­re la sto­ria non è sa­per­la in­se­gna­re. Su que­sta af­fer­ma­zio­ne c’è or­mai mol­ta let­te­ra­tu­ra, an­che di sto­ri­ci av­ve­du­ti; ci so­no poi i de­cre­ti de­le­ga­ti del ‘74 che, è vero, oggi so­no ob­so­le­ti ma al­lo­ra fu­ro­no ri­vo­lu­zio­na­ri nel­l’af­fer­ma­re che la for­ma­zio­ne uni­ver­si­ta­ria è in­com­ple­ta per quan­to ri­guar­da l’in­se­gna­men­to del­le di­sci­pli­ne.
D’al­tra par­te, lo stes­so do­cen­te uni­ver­si­ta­rio sa be­ne che quan­do fa una le­zio­ne di me­to­do­lo­gia sto­ri­ca, e poi fa una le­zio­ne di sto­ria, il ra­gaz­zo non è im­me­dia­ta­men­te ca­pa­ce di far in­te­ra­gi­re i due sa­pe­ri. Met­te­re as­sie­me le co­se – storia, metodologia, scienze sociali, pedagogia - e co­strui­re un sa­pe­re tec­ni­co nuo­vo, cosa che dovrebbe essere com­pi­to del­la di­dat­ti­ca, è un qual­che co­sa che tra­di­zio­nal­men­te l’u­ni­ver­si­tà non con­si­de­ra far par­te dei suoi com­pi­ti. For­tu­na­ta­men­te ne­gli ul­ti­mi an­ni qual­co­sa sta cam­bian­do.
L’ul­ti­mo do­cu­men­to del Con­si­glio Uni­ver­si­ta­rio Na­zio­na­le fa ri­fe­ri­men­to - ed è una ri­vo­lu­zio­ne - al­l’e­si­gen­za di apri­re in­se­gna­men­ti di di­dat­ti­ca di­sci­pli­na­ri. Que­sti in­se­gna­men­ti so­no pre­vi­sti sia nel­la pros­si­ma for­ma­zio­ne del do­cen­te, ma so­prat­tut­to al pri­mo an­no di pra­ti­can­ta­to, di ti­ro­ci­nio. Lad­do­ve ri­par­tis­se il pi ...[continua]

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