Lia Quartapelle, 28 anni, ricercatrice presso l’Istituto per gli studi di politica internazionale, è segretaria del circolo Pd di Porta Nuova Porta Venezia di Milano.

La passione politica l’ho scoperta attraverso gli amici, non in famiglia. I miei, anche se ora vengono tutti al circolo, sono sempre stati i miei "iscritti” più problematici. Mio padre, mia zia, sono una cosa... Creano sempre problemi, fanno sempre domande difficili, gli altri hanno decisamente più fiducia in me. Mia mamma, quando viene alle riunioni, mi dice: "Ma tu non puoi mica comandare così!”. Invece, certo che comando, qua sono il capo, mi hanno eletto, sono la segretaria del circolo!
Il circolo è nato dall’esperienza di candidatura di Pierfrancesco Maran, il più giovane candidato del centro-sinistra in consiglio comunale. Da lì è partito un percorso di coinvolgimento di un gruppo abbastanza vasto di persone e in tre anni siamo diventati il secondo circolo a Milano, come realtà e numero di tesserati.
L’esperienza del circolo è molto bella, perché mette assieme persone molto diverse: chi, come me, non era mai stato iscritto a nessun partito, insegnanti in pensione, persone che vengono dall’esperienza politica nei Ds o con i socialisti, gente che fa volontariato nel quartiere, nelle parrocchie, ma anche ragazzi molto giovani al primo partito.
Per un anno siamo stati "La sezione che verrà”: avevamo infatti fondato una sezione dei Ds proprio pochi mesi prima che questo partito si sciogliesse nel Partito Democratico. All’epoca non avevamo neanche una sede, facevamo delle cose in rete. Presto però ci siamo resi conto che quello di cui c’era bisogno era un punto fisico. Quindi nel 2008, a febbraio, abbiamo aperto un negozio, una vetrina, che teniamo aperta tutti i giorni, dalle cinque alle sette. Abbiamo deciso di radicarci qui anche perché è il nostro quartiere, quello in cui siamo nati, cresciuti. Considera che ci vive La Russa, è il collegio più destra d’Italia. Insomma una bella sfida!
Avere una presenza sul territorio veramente ti cambia la vita; l’abbiamo visto con il tesseramento: abbiamo ricevuto 200 iscritti in venti giorni, a luglio a Milano! Io poi ho fatto di tutto perché le primarie venissero fatte al circolo, anche se è in una stanza di venti metri quadrati, beh sono venute a votare 1600 persone in una giornata! L’altr’anno abbiamo fatto anche il porta a porta. Non avevamo soldi per fare la campagna elettorale, allora abbiamo detto: "Basta, li andiamo a prendere a casa!” e abbiamo fatto il porta a porta con gli elettori delle primarie. Dopodiché, analizzando i dati, tu vedi che ci sono proprio più voti dove sei andato, rispetto a dove non sei andato, e quindi ci stiamo sempre più infervorando...
La presenza nel territorio paga molto, e non solo elettoralmente. Il mio fidanzato si vorrebbe sparare, perché noi viviamo molto vicini al circolo, e lui tiene molto alla privacy, così si lamenta: "Qua non si può neanche andare a far la spesa, che ti fermano a parlare di politica...”. D’altro canto, riguardando gli elenchi delle primarie, io davvero ho avuto delle sorprese: "Ma no, questo non può essere venuto a votare...”, perché magari sai che è uno che vota Berlusconi e però è venuto lo stesso, ma perché ci siamo noi.
Il bello della politica, di questa politica, è che -almeno in Italia- non esiste un posto di lavoro, o un’esperienza comparabile, dove a persone della mia età sia permesso di dare e di fare così tanto. Qui non solo abbiamo costruito un circolo, ma abbiamo messo in piedi delle cose incredibili, raccogliamo ventimila euro l’anno per fare le cose in cui crediamo. Non c’è un altro posto dove hai una libertà così estrema di creare e costruire. Poi certo le difficoltà non mancano. Direi che la cosa con cui lottiamo di più, non sono gli altri partiti, ma la disillusione. Il centrosinistra ha lasciato dei buchi di credibilità sconvolgenti...

La mia passione vera non è la politica, è l’Africa. Ho molto più mal d’Africa, che mal di politica... Da ragazzina sono stata due anni a studiare in un collegio internazionale fondato su questo concetto un po’ esoterico dell’international understanding. L’idea è che se metti assieme tanti ragazzi di paesi diversi e della stessa età, si capiranno e impareranno ad appianare i conflitti, eccetera. Io quell’esperienza la volevo fare in un collegio in Swaziland, in Africa meridionale, ma i miei si sono opp ...[continua]

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