Tuttavia ci è stato subito chiaro che in questa fase è troppo presto per pensare che israeliani e palestinesi possano puntare a un unico testo.
Forse però è arrivato il tempo almeno di iniziare a riconoscere anche l’altra narrazione.
Qualche giorno fa eravamo assieme a un seminario nell’Irlanda del nord e qualcuno ha usato a mio avviso un’espressione molto appropriata: siamo impegnati a "disarmare la storia”. Ecco, credo sia una bella immagine. Noi vogliamo che la storia non sia una fonte di guerra; siamo impegnati su questo obiettivo. Come fare? Abbiamo intrapreso molte strade. E allo stato attuale non sappiamo dove questo sviluppo ci porterà.
Fin dall’inizio abbiamo individuato negli insegnanti degli interlocutori imprescindibili per il loro ruolo sul piano educativo, quindi li abbiamo coinvolti per creare un network che permettesse di lavorare su questo tema, assieme agli insegnanti dell’altro versante.
Certamente, siamo una sorta di pionieri; si tratta di una vera e propria invenzione, un esperimento… Tra l’altro stiamo lavorando senza alcun accordo col Ministero dell’Educazione di Israele, quindi fuori da tutte le istituzioni statali. Ma siamo convinti che in tre anni riusciremo e realizzare qualcosa che possa influenzare positivamente l’ambito della memoria collettiva delle due comunità.
Abbiamo già verificato che molti insegnanti, sia israeliani che palestinesi, sono interessati a questo progetto; ci stanno chiedendo di prendere visione del progetto e se sarà possibile utilizzarlo nelle loro classi. Quindi c’è un interesse diffuso.
Sami. Fin da quando abbiamo creato il Prime, l’obiettivo è stato quello di portare a una maggiore comprensione da parte delle due comunità, e di sbarazzarsi degli stereotipi, e dei sentimenti ostili.
Abbiamo assunto questo compito svolgendo varie ricerche, ma anche attraverso la realizzazione di interventi concreti. In una prima conferenza sui testi scolastici, abbiamo semplicemente toccato la questione, in modo molto prudente, proprio per vedere come approcciarla. Abbiamo successivamente invitato palestinesi e israeliani impegnati in quest’area per condividere esperienze e considerazioni.
I testi scolastici sono i depositari del sapere legittimato, della conoscenza rispetto alla propria nazione; in una situazione di conflitto, scatta però un particolare meccanismo per cui solo la mia narrazione è quella legittima, quella vera, quella giusta. L’altra narrazione, se viene presentata, è sempre additata in senso negativo, e in ultima istanza esclusivamente per giustificare la propria. Basta guardare i testi scolastici israeliani e palestinesi. Io appunto ho fatto una ricerca: partono da punti di vista diversi, spesso assolutamente opposti, anche utilizzando una terminologia differenziata. Così i loro eroi sono i nostri mostri; i loro mostri sono i nostri eroi. E’ questa la situazione. Come accennava Dan, anche nel nostro sistema scolastico, il ministro dell’educazione ha la supervisione rispetto all’approvazione dei testi scolastici. Noi infatti puntiamo piuttosto a un booklet, così da non incorrere in equivoci rispetto alle competenze del ministero. Un booklet che possa essere introdotto nelle scuole assieme ai testi esistenti. Questo è un punto importante: allo stato attuale non possiamo neanche pensare di sostituire i testi in uso.
Tra l’altro noi non pensiamo a q ...[continua]
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