Puoi raccontarci come nasce il dipartimento che oggi coordini? Di cosa vi occupate?
Tutto è cominciato con i cosiddetti “laboratori di quartiere”, un’esperienza che, anche se in forma un po’ confusa, era stata avviata già nel ’94 dalla prima amministrazione Rutelli. Il progetto consisteva nella costruzione di una rete in grado di interagire con il territorio e dare più voce alle richieste che provenivano dal basso, dalla società civile.
Siamo partiti dall’Esquilino, un quartiere molto centrale di Roma, adiacente alla stazione, un bel quartiere ottocentesco, con porticati e una bella piazza, Piazza Vittorio, di tipo torinese; un quartiere che però è frutto della prima speculazione edilizia della Roma unitaria e quindi ha alcuni edifici mal costruiti, con materiali inadeguati. Nel corso del tempo, inoltre, ai problemi legati al degrado urbano si erano aggiunte le tensioni create da una presenza rilevante di extracomunitari, alcuni dei quali avevano avviato delle attività commerciali; altri, invece, semplicemente girovagavano, creando disagio sociale.
Per fronteggiare questa situazione molto complessa, iniziammo aprendo un laboratorio che ci aiutasse ad interagire con la realtà locale. Devo dire che oggi sono abbastanza critico su questa prima esperienza, perché non fummo dotati di mezzi sufficienti, ma soprattutto perché questa prima fase fu caratterizzata, da parte nostra, da una sorta di dualismo, di schizofrenia, che ci portava a dire: “Portiamo avanti i programmi dell’amministrazione, concordiamo le cose con i poteri forti”, e dall’altra parte: “Rabboniamo le persone, teniamole calme, vediamo di far loro capire che li ascoltiamo”...
Fu comunque un’esperienza interessante, che conseguì anche dei successi e fu considerata positiva dall’amministrazione comunale. Così nel ‘98 si decise di costituire un ufficio extradipartimentale -il Comune, come si sa, è organizzato per dipartimenti, questo invece doveva essere un ufficio trasversale, da cui il nome di Ufficio speciale; “speciale” in quanto non dipartimentale.
Nel frattempo erano stati istituiti altri cinque laboratori che avevano lavorato su programmi di riqualificazione urbana, discutendoli con i cittadini e offrendo in questo modo un sostegno collaterale alle politiche attivate dai vari dipartimenti. E così è stato gettato il seme di questa esperienza di partecipazione.
Come è stato accolta all’inizio?
Oggi, a distanza di sette-otto anni, è sorprendente ripensare a come allora sembrasse una cosa assolutamente stravagante: “Ma che vuol dire?”, “Che cos’è questa storia?”, “Ma che bisogno c’è?”. Oggi, infatti, tutti parlano di partecipazione, ma all’inizio non è stato facile. E’ stata proprio l’ostinazione a spingermi ad andare avanti, tra l’altro ho sempre lavorato con il Comune con un rapporto di collaborazione, di consulenza, precaria.
Fino a che, nel ‘98, con la seconda giunta Rutelli, è stata istituita una delega specifica, sul coordinamento degli organismi di partecipazione territoriale; così è nato questo ufficio e mi è stato chiesto di dirigerlo, anche se in base alla legge Bassanini, ho un contratto a tempo, legato alla scadenza del mandato del sindaco.
Da quando è stato istituito l’ufficio le attività sono state potenziate e sono state avviate azioni di riqualificazione in alcune aree della città, soprattutto periferiche; inoltre, per promuovere la progettualità di base sono stati promossi bandi di concorso rivolti ad associazioni di quartiere e del non-profit, chiedendo loro di fare delle proposte, dopodiché una commissione ha valutato e sostenuto le migliori.
Così, allo stato attuale, abbiamo dieci nuovi contratti di quartiere da attuare nel corso dei prossimi tre anni. Inoltre gestiamo il Forum Agenda 21, un’esperienza molto interessante perché, a mio parere, ha molto a che fare anche con tutti i fermenti sociali, culturali e politici che esistono nel mondo, soprattutto sui temi della sostenibilità ambientale, sociale, culturale, ecc.
Agenda 21 è una proposta di lavoro nata con la Conferenza di Rio del gennaio del ‘92 sulla sostenibilità. Oggi esiste un coordinamento nazionale a cui aderiscono molte città e il Ministero dell’Ambiente ha concesso dei finanziamenti. Si tratta di una grande griglia di riferimento p ...[continua]
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