Maurizio Viroli insegna filosofia politica a Princeton. Il testo che segue è l’intervento che ha tenuto a Forlì, a un corso di formazione politica organizzato dal comune, da Polis e da Memoria e Ricerca.

La virtù civile, insegnano i classici, è la passione che spinge i cittadini ad impegnarsi per il bene comune, a servire la costituzione e le leggi, a resistere contro gli attacchi dei nemici esterni ed interni della Repubblica, a combattere la corruzione, a mobilitarsi quando anche i diritti di un solo cittadino sono violati. La virtù civile è la virtù propria dei cittadini delle repubbliche o, per usare la classica definizione di Montesquieu ne Lo spirito delle Leggi, è il principio delle repubbliche. E’ il principio delle repubbliche intese come quella forma di costituzione politica in cui il popolo è sovrano, detiene il potere sovrano, ovvero il potere di approvare le leggi, di eleggere i governanti. Sottolinea Montesquieu che nella monarchia, dove non ci sono cittadini, ma sudditi e tanto meno negli stati dispotici, dove non ci sono cittadini, ma servi, non può esserci virtù civile. La condizione necessaria per la virtù civile, dunque, è che i cittadini siano parte della vita pubblica, abbiano il diritto e il dovere di partecipare alle decisioni politiche sovrane. La virtù civile, per dirlo in un modo più simile al nostro linguaggio, è il principio, o la virtù, propria delle buone democrazie.
Quando sottolineano che la virtù civile è una passione, i classici del pensiero politico intendono dire che la virtù civile è una forza che fa agire gli individui, una passione che dà agli individui il coraggio, la determinazione, di servire la libertà comune anche quando questo comporta rischi, pericoli e oneri, anche quando servire la libertà comune richiede si mettano da parte, o addirittura si sacrifichino, interessi e beni privati. Nei secoli il mito del cittadino virtuoso è quello di Giunio Bruto, raccontato da Livio in Ab urbe condita. Giunio Bruto -fondatore della Repubblica romana dopo la cacciata dell’ultimo re, Tarquinio- era un magistrato che condannò a morte i propri figli, rei di aver cospirato contro la libertà, e presiedette di persona all’esecuzione. Fu l’amore per la libertà comune, commenta Livio, a dare a Giunio Bruto la forza di prendere quella decisione, la forza di pronunciare la sentenza di morte. Fu la virtù civile a dargli la forza di mettere il bene della sua patria, la libertà comune, al di sopra dell’amore per i suoi figli. Questo non significa, tuttavia, che la virtù civile sia una passione irrazionale, al contrario. Anche questo è un luogo comune che si ritrova in tutto il pensiero politico classico e soprattutto nel pensiero politico repubblicano, cioè nel pensiero politico che nasce nell’antica Roma, rinasce nell’Umanesimo italiano, sopravvive nell’età moderna ed arriva fino a noi. Quando i classici del pensiero politico sostengono che la virtù civile è una passione non intendono dire che è una passione irrazionale, al contrario, per essi essere buoni cittadini, servire il bene comune, è il solo comportamento razionale, è il comportamento che serve meglio l’interesse individuale, è il modo migliore per fare il proprio interesse. I cittadini che non fanno il proprio dovere, che non si impegnano per il bene comune, che sono avari, codardi o meschini, per i classici repubblicani sono soprattutto imprudenti e sciocchi perché non si rendono conto che il loro modo di agire porta alla dissoluzione della repubblica e alla perdita della libertà, ovvero alla perdita dei beni più preziosi per ogni individuo. L’esempio di tutto questo, notissimo, è quello, raccontato da Machiavelli, dell’imperatore di Costantinopoli che chiese ai propri sudditi di dare soldi per formare un nuovo esercito e difendere la città, ma i sudditi rifiutarono per avarizia, fin quando sentirono il rumore dell’esercito turco che si avvicinava alle mura e corsero dall’Imperatore con i loro denari. L’imperatore allora disse “Adesso andate sulle mura a morire con quei denari, visto che non avete voluto darli quando era necessario”, ovvero, nella lezione di Machiavelli, quel comportamento fu irrazionale poiché, per non voler voluto servire la libertà comune, persero tutto.
Questo tipo di teoria della virtù civile si basa su un paradosso, su una apparente contraddizione, cioè sull’idea che per vivere liberi bisogna servire il bene comune. Questa idea sembra contraddittoria perché essere liberi è l’opposto di s ...[continua]

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