Signor prefetto, signor sindaco, signor rabbino, cari amici, cari compagni e, se mi permettete, cari fratelli e sorelle, perché penso che il fatto di essere qui riuniti in questa pia, straordinaria e nobile cerimonia fa di noi tutti fratelli e sorelle. Devo esprimere, anche a nome di tutte le comunità ebraiche italiane, il profondissimo apprezzamento e la gratitudine per questa decisione del Comune di Forlì di dare sepoltura, anche se a 50 anni di distanza, a queste vittime del nazifascismo. Voglio esprimere gratitudine a quella suora che, malgrado il suo stesso vescovo la sconsigliasse, ebbe il coraggio di andare a riconoscere quelle povere salme e questa fu la preparazione all’onorata sepoltura che ricevono oggi; e alla dottoressa Saiani che, con pazienza e intelligenza, ha fatto tutte le ricerche e gettato luce su un passato che rimaneva pieno di ombre. Mi pare che questa cerimonia sia carica di significati simbolici, perché questo è un monumento alla memoria, al dovere della memoria, è un monito a non dimenticare. Oggi alcuni, troppi movimenti e individui si sforzano di cancellare, di distruggere, di negare la memoria. È stato detto che chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo. Per questo è importante ricordare, perché i segnali di una possibilità di rivivere questo passato che non vuole passare sono molti e minacciosi. Proprio la notte scorsa, anniversario della riunificazione tedesca, sono stati compiuti oltraggi contro cimiteri ebraici. Nel solo 1991 in Germania sono stati profanati 84 cimiteri ebraici, e devo dire che queste dissacrazioni e orrori non hanno risparmiato la Francia e hanno sfiorato l’Italia. L’Europa è percorsa, minacciata da fremiti di nazionalismi esasperati, di xenofobia violenta, di antisemitismo. Le radici sono diverse, ma sono concomitanti nella minaccia alla democrazia in Europa. Che cosa significa oggi la xenofobia, specialmente rivolta contro gli extracomunitari? È la paura del diverso, è il continente che ha conosciuto il benessere, ma che dà segni di crisi e attraversa disagi fortissimi, e si sente minacciato nella propria sicurezza. L’antisemitismo ha radici diverse, ma praticamente si assomma alla xenofobia e al razzismo. Con questa cerimonia noi simboleggiamo coloro che hanno il dovere di ricordare. In questo cimitero, gli uni vicini agli altri, ci sono ebrei, atei, cattolici. Significa che dobbiamo stare insieme, essere uniti, dialogare ed operare per il bene comune. Alle nostre porte, l’ha ricordato il signor sindaco, stanno avvenendo cose atroci. Abbiamo visto fotografie che pensavamo non fossero possibili in quest’Europa che si considera civilissima, ahimè. Questa nostra presenza qui oggi mi pare che sia simbolica del dovere di ricordare e di lavorare insieme perché gli orrori che hanno percorso l’Europa 50 anni fa non solo non vengano dimenticati, ma non debbano ripetersi.