S'è svolta al cimitero monumentale di Forlì la cerimonia di scoprimento della lapide sulla tomba delle ebree cadute nel '44. E' stata una bella cerimonia. Aperta dalle parole di ammenda dell'assessore Zelli, a riparazione della dimenticanza della città, cui sono seguite quelle del Sindaco Sedioli, del Rabbino Caro, del vicepresidente della Comunità Ebraica di Ferrara, Bonfiglioli, e di Tullia Zevi. Tutti hanno messo in risalto l'attualità e l'importanza del ricordo in un momento in cui, nell'Europa di oggi, si tenta da più parti di rimuovere, addirittura di negare, ciò che successe ieri. Un'Europa dove, dalle profanazioni delle tombe ebraiche e dagli attacchi agli ostelli per extracomunitari, si è arrivati alla programmazione della deportazione degli zingari. E questo nell'indifferenza, nell'ignavia, o nell'incredulità di tanti di noi.
Ritrovarsi attorno a quella pietra insieme a coloro che sopravvissero a quel passato è stato bello e importante. Anche per continuare un impegno che per noi resta punto d'onore.

L'intervento di Tullia Zevi, Presidente delle Comunità Israelitiche Italiane
Signor prefetto, signor sindaco, signor rabbino, cari amici, cari compagni e, se mi permettete, cari fratelli e sorelle, perchè penso che il fatto di essere qui riuniti in questa pia, straordinaria e nobile cerimonia fa di noi tutti fratelli e sorelle. Devo esprimere, anche a nome di tutte le comunità ebraiche italiane, il profondissimo apprezzamento e la gratitudine per questa decisione del Comune di Forlì di dare sepoltura, anche se a 50 anni di distanza, a queste vittime del nazifascismo. Voglio esprimere gratitudine a quella suora che, malgrado il suo stesso vescovo la sconsigliasse, ebbe il coraggio di andare a riconoscere quelle povere salme e questa fu la preparazione all’onorata sepoltura che ricevono oggi; e alla dottoressa Saiani che, con pazienza e intelligenza, ha fatto tutte le ricerche e gettato luce su un passato che rimaneva pieno di ombre.
Mi pare che questa cerimonia sia carica di significati simbolici, perchè questo è un monumento alla memoria, al dovere della memoria, è un monito a non dimenticare. Oggi alcuni, troppi movimenti e individui si sforzano di cancellare, di distruggere, di negare la memoria. E’ stato detto che chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo. Per questo è importante ricordare, perchè i segnali di una possibilità di rivivere questo passato che non vuole passare sono molti e minacciosi. Proprio la notte scorsa, anniversario della riunificazione tedesca, sono stati compiuti oltraggi contro cimiteri ebraici. Nel solo 1991 in Germania sono stati profanati 84 cimiteri ebraici, e devo dire che queste dissacrazioni e orrori non hanno risparmiato la Francia e hanno sfiorato l’Italia.
L’Europa è percorsa, minacciata da fremiti di nazionalismi esasperati, di xenofobia violenta, di antisemitismo. Le radici sono diverse, ma sono concomitanti nella minaccia alla democrazia in Europa. Che cosa significa oggi la xenofobia, specialmente rivolta contro gli extracomunitari? E’ la paura del diverso, è il continente che ha conosciuto il benessere, ma che dà segni di crisi e attraversa disagi fortissimi, e si sente minacciato nella propria sicurezza e nel proprio benessere. L’antisemitismo ha radici diverse, ma praticamente si assomma alla xenofobia e al razzismo. (...)
Con questa cerimonia noi simboleggiamo coloro che hanno il dovere di ricordare. In questo cimitero, gli uni vicini agli altri, ci sono ebrei, atei, cattolici. (...) Significa che dobbiamo stare insieme, essere uniti, dialogare ed operare per il bene comune. Alle nostre porte, l’ha ricordato il signor sindaco, stanno avvenendo cose atroci. Abbiamo visto fotografie che pensavamo non fossero possibili in quest’Europa che si considera civilissima, ahimè.
Questa nostra presenza qui oggi mi pare che sia simbolica del dovere di ricordare e di lavorare insieme perché gli orrori che hanno percorso l’Europa 50 anni fa non solo non vengano dimenticati, ma non debbano ripetersi.
Tullia Zevi

L'intervento di don Sergio Sala
L’epigrafe che finalmente ci si è decisi a porre per tutti quegli Ebrei fucilati anche a Forlì, è una memoria che fa ritrovare la nostra stessa identità. Non è un dovere ricordare; è anche l’indispensabile cammino da compiere per non perdere anche noi stessi. Ormai siamo stati tutti segnati da quello sterminio e non basta il trascorrere del tempo o la naturale voglia di vivere e nemmeno i nuovi ...[continua]

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