Cari amici,
proprio in questi giorni, in attesa dell’insediamento del nuovo parlamento italiano, dove siederà Ilaria Cucchi, dal Marocco mi giunge una testimonianza tragica. Un giovane, dopo essere stato fermato da poliziotti nella cittadina di Benguerir, non è uscito vivo dalla caserma. Non ci sono notizie ufficiali e dunque mi baso soltanto su quanto sentito direttamente da familiari e amici del defunto. Mi raccontano, e ho visto le immagini che girano sui social, che c’è stata anche un’immediata manifestazione per chiedere un’inchiesta sull’accaduto. La madre del giovane, insieme a parenti, amici e conoscenti della vittima, mostra l’immagine del defunto e chiede che venga fatta luce sulla vicenda, accompagnando come sempre ai cartelli di denuncia il rassicurante volto del monarca, il garante massimo della giustizia nel Paese.
Non è la prima volta che sento racconti sulla durezza della polizia marocchina.
Anni fa mi aveva colpito il racconto di un amico che aveva comprato una piccola macchina fotografica da una venditrice abusiva lungo la strada, come ce ne sono tanti in ogni cittadina marocchina. Il legittimo proprietario dell’apparecchio lo riconobbe e quindi, trattandosi di merce rubata, il mio amico era stato interrogato dai poliziotti per il reato di ricettazione. Non avendo lui denunciato la venditrice, i poliziotti lo avevano punito, legandolo alla sedia e, ribaltata la stessa, una volta scalzato, gli avevano frustato i piedi. L’amico aveva dovuto poi recarsi quotidianamente per almeno tre mesi alla caserma, camminando ovviamente a stento per il dolore causato da quella che può essere definita senza dubbio una forma di tortura.
D’altronde i servizi per la sicurezza marocchini sono notoriamente molto efficienti e non sono pochi gli estimatori anche in Italia di una polizia che non badi troppo alla legalità pur di ottenere gli effetti voluti. Come ho già raccontato tante volte il sistema di controllo sociale e politico in Marocco è ben organizzato e durissime non sono solo le pene, quanto gli stessi metodi usati per individuare i presunti colpevoli.
Ho già parlato tanto in passato -e purtroppo mi sono ultimamente adeguato al silenzio che grava sulla vicenda- delle pene inflitte ai militanti del movimento Hirak che avevano manifestato nel Rif e altrove per un Marocco più equo. Ho accennato spesso alla repressione per reati di opinione, quando si parli di argomenti considerati tabù, come per esempio la questione del Sahara Occidentale. Non vi ho nascosto la repressione che ha toccato gli islamisti, spesso segnalata dalle organizzazioni internazionali come Amnesty International, ma tutto sommato gradita ai governi occidentali che sempre mettono in luce l’islam moderato del Marocco come esempio da seguire nel resto del mondo islamico.
Non ho quasi mai parlato di un’altra repressione vigente in Marocco, patita da tutti i cittadini indipendentemente dalle idee professate: quella che riguarda le questioni morali.
È il caso del giovane morto in condizioni non chiarite nella caserma di Benguerir. Infatti, Yassin è stato arrestato perché trovato in compagnia di una ragazza in un giardino pubblico della cittadina a nord di Marrakech.
Abbracciare o baciare una ragazza che non sia la propria sposa è un reato.
Ho assistito personalmente ad alcune scene paradossali: lungo l’Atlantico ad ammirare l’oceano ci sono ovviamente coppiette e capita di vederle importunate da agenti, anche in borghese, nello stesso modo in cui tormentano i marocchini se passeggiano insieme a stranieri in una città turistica. È capitato anche a me di veder arrestare un amico in quanto “falsa guida” perché mi stava accompagnando in una passeggiata, quando peraltro la guida ero io! Essendo “turista” ho sempre potuto far liberare chi avevano fermato, dando spiegazioni che evidentemente venivano considerate accettabili. Mi è capitato di vedere una sporca guerra tra poveri, quando una guida non necessariamente autorizzata denuncia una presunta falsa guida e la mette nelle mani della polizia…
Potrei portare numerosi esempi delle ricadute quotidiane sui cittadini di un sistema così repressivo e assurdo. Trovo più spiacevole ancora questa intromissione nella vita privata delle persone e l’idea che si possa essere arrestati per un bacio o un abbraccio.
Spesso per fortuna i poliziotti sono ragionevoli. Accettano le spiegazioni dei fidanzatini scoperti in fallo, o meglio ancora una mancia per lasciarli andare. Ma a Yassin deve esse ...[continua]

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