Cari amici, anche questi mesi ci sono state vittime nell’Oceano Atlantico tra i tanti migranti che abbandonano le coste africane alla ricerca di fortuna alle Canarie, in Europa. Al largo di Gran Canaria è stata trovata in questi giorni un’imbarcazione con alcune persone stremate ancora a bordo, due già morte e altre in fin di vita. Si tratta di una delle rotte dell’emigrazione più pericolose, anche se apparentemente facile vista la distanza non eccessiva delle Canarie dalle coste del Marocco e del Sahara Occidentale. Solo nei primi sei mesi di quest’anno si sono registrati quasi seimila arrivi e nel 2020 l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha stimato 850 vittime in questo tratto di mare, mentre l’Ong Caminando Fronteras afferma che i morti sarebbero 1.851.
Un flusso inverso interessa ogni anno circa tre milioni di marocchini residenti all’estero (Mre), che durante le vacanze estive possono rientrare al loro paese. Nell’estate 2021 la frontiera del Marocco si è aperta quasi improvvisamente dopo la lunga chiusura dell’emergenza sanitaria e lo ha fatto anche in vista della festa del sacrificio: l’Aid Al Adha quest’anno è stata celebrata il 21 luglio. La crisi con la Spagna rende più difficile il rientro dei Mre, vista l’esclusione dei porti spagnoli dal programma Marhaba che il governo marocchino organizza ogni anno per facilitare il rientro estivo dei suoi migranti. Oltre alle navi che partiranno come di consueto da Sete e da Genova in direzione Tangeri, ci saranno partenze eccezionali da Savona per Tangeri e da Sete per Al Hoceima e pure una nuova rotta dal Portogallo, dal piccolo porto di Portimão, da cui salperanno due navi al giorno con circa quattromila passeggeri quotidiani, arrivando così a coprire quasi un quinto dei viaggiatori che annualmente affollano queste rotte durante l’estate (fatta eccezione per l’anno scorso, quando la pandemia impedì alla maggior parte di ritornare e molti che erano riusciti a rientrare in Marocco vi restarono addirittura bloccati per settimane). Il re stesso è intervenuto per calmierare i prezzi e rendere così più agevole alle famiglie dei migranti il ritorno in patria: gli stessi voli aerei hanno visto per la compagnia di bandiera Royal Air Maroc una riduzione forzata e non concorrenziale dei prezzi, con il conseguente assalto alle agenzie appena annunciata l’iniziativa reale, l’esaurimento delle disponibilità di biglietti calmierati e addirittura degli stessi posti disponibili nel giro di pochissimi giorni. Anch’io ho potuto fare finalmente il biglietto per ritornare nella mia “seconda terra” e ho scoperto, a mie spese, che se non è difficile trovare voli per il Marocco a fine luglio e inizio agosto, con prezzi abbordabili, totalmente differente è la situazione per il rientro: la prima metà di settembre, con la riapertura delle scuole e delle aziende, i posti sono esauriti o si trovano a prezzi molto alti. Il ritorno alla normalità è lento, la ripresa dei viaggi all’estero ancora legata all’incertezza del momento: notizie come l’apertura di numerose nuove rotte di Ryanair, con la conseguente maggiore facilità di raggiungere il Marocco anche dall’Italia e da diverse città, riguarda l’autunno, quando probabilmente sapremo meglio cosa ci aspetterà. Di fatto, in Marocco la campagna vaccinale, che era partita di gran carriera, si è rallentata. Il turismo, da più parti annunciato in ripresa, stenta a ripartire e comunque resta totalmente in balia di questo tempo dell’incertezza e della paura. In ogni caso non vedo l’ora di vivere pure io la gioia del ritorno e di condividere l’emozione di chi si rivedrà dopo tanti mesi di separazione forzata. Se la pandemia è servita a qualcosa, potrei dire che in qualche modo ha agito come il Ramadan, che secondo i fedeli musulmani è un momento di condivisione nella rinuncia a bere e a mangiare che aiuta a comprendere meglio chi si trovi in difficoltà, gli affamati e gli assetati per esempio. Così, durante l’emergenza sanitaria siamo stati costretti a restare a casa e a rinunciare a viaggiare; a molti è capitato di restare separati dai propri cari per tanti mesi e abbiamo imparato ad apprezzare la tecnologia che è riuscita a mantenerci in contatto. Come quei migranti tanto contestati perché “da miserabili come devono essere” hanno sempre un cellulare o addirittura un iPhone per parlare coi propri cari, che non sanno se e quando potranno riabbracciare. Forse saremo più comprensivi con questi migranti che per difficoltà ...[continua]

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