Cari amici,
in questi momenti pensiamo a voi, e so che anche voi, nel mezzo di questa comune tragedia, state pensando a noi.
Oggi è morto il quinto medico di medicina generale. Lavorava nell’East London, ed era stato costretto ad acquistare la propria mascherina su Ebay. Secondo il governo, quest’ultimo va ad aggiungersi agli altri 49 decessi di personale del servizio sanitario nazionale.
In pochi sembrano rendersi conto dell’entità di questa cifra. Il “Guardian”, che sta curando una serie in memoria di medici, portantini, volontari e altri addetti alla cura delle persone, ha finora registrato 102 decessi solo tra quelli di cui la stampa ha dato notizia. Il vero numero dei morti, a quanto afferma il quotidiano, è presumibilmente più alto, perché non tutte le morti sono né saranno di pubblico dominio. Questa è un’epoca di tragiche conte. E il governo? Ancora non pervenuto.
Viviamo con i numeri; ogni giorno, all’ora del tè, si tiene la conferenza stampa governativa in cui vengono annunciati i dati aggiornati sui decessi. È un appuntamento che oscilla sempre tra tragedia e speranza, perché tutti vorremmo sentire che quei numeri sono in calo. Certo è un modo orribile per cominciare la serata: quei numeri finiscono per perseguitarci, non ci danno tregua, e andrà avanti così finché non sarà tutto finito. C’è poi una grande confusione sui dati. E in un momento di tale confusione sulle cifre, chi ha i numeri di quanti stanno morendo?
Il governo ci ha comunicato che, al 22 aprile, 18.100 persone erano decedute in ospedale. Ma non c’è alcun dato ufficiale sui morti nelle strutture per anziani, né nelle comunità. Il “Financial Times”, in base ad alcune indagini, stima che il numero complessivo dei decessi ammonterebbe a circa 41.000 unità. Una cifra incredibile. Come immaginare un tale numero di vite umane (e i nomi che si celano dietro quei numeri), e di familiari, e la sofferenza di chi vive lontano da parenti e amici, da un contatto umano?
Il dolore è palpabile. E si arriverà anche a una sorta di resa dei conti, perché stiamo assistendo a tali disparità, a tali amare delusioni, a così tante opportunità mancate, a una così grande incompetenza da parte della politica, e purtroppo sono le persone a pagare per queste mancanze, in termini di vite umane perdute.
Sono una fan della professoressa Allyson Pollock, co-direttrice del Newcastle University’s Centre of Excellence in Regulatory Sciences. È tra le decine di esperti che hanno sottoscritto una lettera aperta alla rivista medica “The Lancet” il mese scorso, in cui si chiedeva maggiore trasparenza da parte dei consiglieri del governo. Oggi la professoressa Pollock si chiede cosa stia nascondendo il governo, e chi stia proteggendo. Se è vero, come sostenuto dal governo, che siamo tutti sulla stessa barca, dove sono l’onestà e la franchezza che ci spettano?
Intanto i medici stimano in circa 2.500 i casi di cancro che ogni settimana non verrebbero trattati, come effetto collaterale di Covid-19. Le persone, anche in presenza di sintomi, non vanno più dal dottore per paura di contrarre il virus, o per timore di intaccare le già scarse risorse del servizio sanitario. Ci attende un’ulteriore ondata di morte, forse addirittura più pesante -questa la denuncia di “Cancer Research Uk”.
Altri numeri, altrettanto intollerabili, riguardano l’incremento delle violenze domestiche. Si registra un aumento del 50% del numero di persone che chiedono aiuto, principalmente donne: se non possono parlare, possono affidarsi a dei numeri, a un codice; basta chiamare il 999 e poi digitare due volte il 5, e così arriva la polizia e finalmente si può uscire dal silenzio.
Nella sola Birmingham, la polizia viaggia al ritmo di trenta arresti al giorno per violenza domestica.

E poi ci sono ancora altri numeri, ma questi fanno parte di una litania di cose molto dubbie: ogni volta che si chiede al governo una parola di verità riguardo i suoi fallimenti logistici, questi replica con l’elenco delle cose che invece ha realizzato. Così il nostro governo afferma di aver distribuito milioni di dispositivi per la protezione personale. Questi sono i loro numeri, però poi qui fuori c’è la realtà. Una realtà fatta di medici che rivendicano quei dispositivi come diritto umano. Mentre il governo ci propina una promessa dopo l’altra (nonostante le ovvie difficoltà logistiche), non possiamo che “conteggiare” anche i nostri crescenti livelli di rabbia e disperazione. Come hanno potuto far mancare il sostegno ai nostri eroi in prima linea? Come hanno potuto farlo mancare a noi?
Moltissime imprese britanniche che producono dispositivi hanno provato a contattare il governo a più riprese, senza mai ricevere risposta. Pur intenzionati a fornire i materiali al nostro servizio sanitario, si trovano così costretti a spedire quei dispositivi all’estero, anche ora che i nostri professionisti della sanità e della cura della persona si trovano a telefonare a chiunque conoscano nel tentativo disperato di reperire le attrezzature di cui hanno bisogno, e noi cittadini siamo in attesa di sapere quando almeno metà degli ordinativi, neanche tutti, potranno arrivare dalla Turchia! E nessuno del governo che sia in grado di dare una spiegazione. I test non li nomino nemmeno; c'è voluto poco a capire che non si può credere alle promesse del governo; ormai crediamo solo ai fatti.
Ultimi numeri, questa volta positivi: sono quelli che parlano delle nostre comunità, che cercano di occuparsi da sole dei propri problemi. Ogni comunità ha visto nascere gruppi di volontari che raccolgono fondi per acquistare tessuti e cucire divise e mascherine per il personale sanitario. I birrai si sono messi a produrre liquido disinfettante; molti volontari si fanno avanti per realizzare letti ospedalieri e offrire cibo al personale medico o per scarrozzare pazienti non-Covid o ancora per distribuire cibo i bisognosi. Poi c’è chi semplicemente chiede ai vicini se hanno bisogno di qualcosa. Gruppi di sostegno sono sorti in ogni quartiere e le autorità locali si stanno dando da fare per sostenere le proprie comunità, nonostante la carenza di fondi. Il Capitano Tom Moore, 99 anni, ha raccolto 25 milioni di sterline per il servizio sanitario nazionale. E se siete sopraffatti dall’ansia o patite l’isolamento, potete sempre chiamare i volontari che coordinano i Samaritani, o contattare le pagine Facebook delle vostre comunità.
Per il resto, noi tutti ci chiamiamo l’un l’altro; persone che non si parlano da anni tornano a cercarsi, anche i legami familiari interrotti vengono recuperati, perché questo virus supera qualsiasi battibecco. La comunità è la nostra gioia.
Siamo tutti presi in questa surreale contabilità di promesse e di perdite. Siamo in lutto per il mondo che non c'è più. E poiché siamo rinchiusi in quarantena, e dobbiamo tenere nascoste le nostre paure, ci troviamo a vivere in uno stato di inerzia. Il bilancio dei morti viene annunciato ad ogni ora del tè e intanto i giorni passano e a noi non resta che tenere i conti...
(traduzione a cura di Stefano Ignone)