In passato ho forse imparato di più dai libri. Nei tempi più recenti mi sembra di imparare di più dagli incontri (ma forse era così anche prima e il ricordo mi inganna).Tra le maggiori fortune che mi sono state date in sorte, considero i rapporti con le tante e diverse persone che ho potuto incontrare e conoscere. In gran parte si tratta di incontri che non mi sono stati regalati in virtù di qualche posizione o ruolo (essere figlio di... frequentare la casa di... ricoprire la carica di...) ma conquistati e costruiti, per così dire, in proprio. Cosí mi è concesso, fino ad oggi, di conoscere persone di indole, posizione e cultura assai differente, e di stabilire scambi e amicizie su tanti piani e in tante direzioni. E se può essere emozionante conoscere da vicino Kreisky o Pertini o Gheddafi o Ingrao o Sofri o Illich, non è certo meno gratificante e fonte di arricchimento interiore coltivare amicizie e scambiarsi idee e affetto con chi non scriverà mai sui giornali né vi troverà mai stampato il suo nome.Posso dire che rifuggendo drasticamente dai salotti e dalle persone che mi cercano in funzione di qualche mio ruolo, vivo come una delle mie maggiori ricchezze gli incontri -già familiari o nuovi che siano- che la vita mi dona.Vorrei continuare ad apprezzare gli altri ed esserne apprezzato senza secondi fini. Forse anche per questo converrà tenersi lontani da ogni esercizio di potere.
(da "Minima personalia" scritto nel 1986 per la rivista Belfagor)

Nato a Sterzing nel Tirolo del Sud il 22.2.1946. Il padre Artur (1900-1974), medico, di origine ebraica, nato e cresciuto a Vienna prima di trasferirsi a Bolzano nel 1914, perseguitato prima dal fascismo e poi dal nazismo. La madre, Elisabeth Kofler (1909-1983), tirolese di Sterzing, farmacista, non opta per la Germania nel 1939. Due fratelli minori, Martin e Peter.


Caro San Cristoforo, non so se tu ti ricorderai di me come io di te. Ero un ragazzo che ti vedeva dipinto all’esterno di tante piccole chiesette di montagna. Affreschi spesso sbiaditi, ma ben riconoscibili. Tu - omone grande e grosso, robusto, barbuto e vecchio - trasportavi il bambino sulle tue spalle da una parte all’altra del fiume, e si capiva che quella era per te suprema fatica e suprema gioia. Mi feci raccontare tante volte la storia da mia madre, che non era poi chissà quale esperta di santi, né devota, ma sapeva affascinarci con i suoi racconti. Così non ho mai saputo il tuo vero nome, né la tua collocazione ufficiale tra i santi della chiesa (temo che tu sia stato vittima di una recente epurazione che ti ha degradato a santo minore o di dubbia esistenza). Ma la tua storia me la ricordo bene, almeno nel nocciolo. Tu eri uno che sentiva dentro di sé tanta forza e tanta voglia di fare, che dopo aver militato -rispettato ed onorato per la tua forza e per il successo delle tue armi- sotto le insegne dei più illustri ed importanti signori del tuo tempo, ti sentivi sprecato. Avevi deciso di voler servire solo un padrone che davvero valesse la pena seguire, una Grande Causa che davvero valesse più delle altre. Forse eri stanco di falsa gloria, e ne desideravi di quella vera. Non ricordo più come ti venne suggerito di stabilirti alla riva di un pericoloso fiume per traghettare -grazie alla tua forza fisica eccezionale- i viandanti che da soli non ce la facessero, né come tu abbia accettato un così umile servizio che non doveva apparire proprio quella "Grande Causa" della quale -capivo- eri assetato. Ma so bene che era in quella tua funzione, vissuta con modestia, che ti capitò di essere richiesto di un servizio a prima vista assai "al di sotto" delle tue forze: prendere sulle spalle un bambino per portarlo dall’altra parte, un compito per il quale non occorreva certo essere un gigante come te ed avere quelle gambone muscolose con cui ti hanno dipinto. Solo dopo aver iniziato la traversata ti accorgesti che avevi accettato il compito più gravoso della tua vita, e che dovevi mettercela tutta, con un estremo sforzo, per riuscire ad arrivare di là. Dopo di che comprendesti con chi avevi avuto a che fare, ed avevi trovato il Signore che valeva la pena servire, tanto che ti rimase per sempre quel nome...
(da Lettera 2000, Eulema edit., febbraio-marzo 1990)

Frequenta l’asilo italiano e le scuole elementari in lingua tedesca a Vipiteno e, dal 1956/57, la media e poi il ginnasio privato dei padri Francescani di Bolzano. Sul periodico Offenes Wort della Congregazione Mariana appaiono dal 1 ...[continua]

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