E allora, per dare qui un contributo che sia mio, il meglio che posso fare è accennare a come si sia arrivati a questa pubblicazione. La storia, per quel che riguarda il Mulino, inizia in un anno fatidico, il 1989, quando m’imbattei in Schiuma della terra, il libro autobiografico di Koestler che racconta la sua peripezia nella Francia del 1939. Nell’89 cadevano i cinquant’anni dello scoppio della guerra, e ciò ci diede lo spunto per proporre questo libro, dimenticato da molti anni. Qualche settimana fa "Liberal” ha riproposto un altro libro di Koestler, Lo Yogi e il Commissario, e Renzo Foa, nella Prefazione, vedo che situa la nostra riscoperta di Koestler sì nell’89, ma legandola alla fine del comunismo; l’89, dice, "quando i testi dell’‘anticomunismo democratico’ cominciarono a infiltrarsi tra gli sconfinati recinti della sinistra” (p. XIX); il che, per quanto riguarda la ripresa di Koestler, è in fondo vero, ma non alla lettera: quanto meno io avevo cominciato a leggere Koestler qualche anno prima, e quando l’ho pubblicato, nell’estate dell’89, il muro era ancora in piedi.
Schiuma della terra fu un discreto successo; non veramente in termini di copie, ma in termini di risonanza sì; soprattutto mi impressionò che diversi intellettuali che mi piacevano, Marcello Flores, Federico Stame, Alfonso Berardinelli, mi pare anche Grazia Cherchi, ne fossero stati singolarmente colpiti. Mi accorsi che avevo, quasi per caso, attraversato un territorio interessante, un terreno che in quel momento lì era fecondo. E allora, siccome gli editori non sono mai delle anime belle ma anche dei bottegai, il Mulino proseguì l’esplorazione. Così per Koestler proponemmo tutti e quattro i libri autobiografici, poi cercai senza successo di ripubblicare Il Dio che è fallito, che in quegli anni, come le vecchie antologie Rizzoli e Bompiani di Chiaromonte, si trovava nei remainders e fu rifatto da Baldini e Castoldi; poi fu la volta di Stephen Spender, di cui riprendemmo la memoria degli anni ’30, Un mondo nel mondo (1992) e traducemmo i diari (1993); poi pubblicammo la bellissima biografia orwelliana di Bernard Crick, cercando inutilmente anche di accalappiare i saggi di Orwell, allora quasi tutti inediti in Italia ma impantanati in una situazione di diritti letterari alquanto complicata, che ci costrinse a desistere; tentammo qualcosa per Uscita di sicurezza di Silone, anche quella fuori commercio, ma non era libera; e dopo Chiaromonte avviammo un discorso con Gustaw Herling, che per una serie di ragioni non approdò a nulla, sia per le memorie sia per i saggi poi raccolti da Ponte alle Grazie; e potei pubblicare le memorie di Margarethe Buber Neumann e di Ingrid Warburg Spinelli. Ecco, ho fatto questo piccolo elenco mettendo dentro anche alcuni progetti non realizzati perché fa vedere che avevamo cercato di costruire un piccolo scaffale coerente: se mettete in fila questi nomi vi accorgete che è una pattuglia spesso di amici, di compagni d’esilio, di scrittori che si erano incrociati per una vita sulle stesse riviste o magari negli stessi cataloghi editoriali. Quando infilai Stephen Spender nella stessa collana di memorie dove erano già apparse quelle di Koestler, mi accorsi che entrambi avevano di fatto debuttato sessant’anni prima nella stessa collana del "Left Book Club” dell’editore Gollancz.
Pubblicare libri è un mestiere che sottostà a molti vincoli e a molte motivazioni non sempre coerenti; ma nella sua parte per me più soddisfacente assomiglia all’esperienza del lettore, che trova un libro che gli piace e dal libro allarga all’autore, all’ambiente dell’autore, insomma costruisce le sue letture con la passione di chi completa ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!