Faïza Zouaoui Skandrani è editrice, scrittrice e giornalista. Ha lavorato come professoressa di lingua e letteratura francese. Ha coordinato il Groupe d’appui à la parité e oggi è presidente di Egalité et Parité, due associazioni che hanno promosso e sostenuto la legge sulla parità in Tunisia. Fa parte dell’Associazione delle donne tunisine per la ricerca e lo sviluppo.

Come funziona l'eredità in Tunisia?
Il Code du Statut Personel (Csp) della donna tunisina è un codice d'avanguardia per i paesi arabo-mussulmani. È stato emanato da Bourguiba che comunque, per redigerlo, si appellò a uomini di religione chiedendo in quale modo fosse possibile migliorare la situazione della donna tunisina senza trasgredire ai principi dell'Islam. Il Csp non è quindi un codice laico.
Aggiungo anche che, al momento dell'indipendenza, quando il codice venne emanato, gli uomini tunisini erano molto più modernisti e in favore della donna di quanto non lo siano oggi. Questo va detto.
Il Csp, comunque, ha migliorato la condizione delle donne: ha vietato la poligamia, ha legalizzato il divorzio, ha fissato un'età minima per la contrazione del matrimonio (con obbligo di assenso di entrambi gli sposi). Ma soprattutto ha soppresso la tutela legale dell'uomo sulla donna. Quel codice, tuttavia, non ha toccato la questione dell'uguaglianza nell'eredità.
Nel 1992, sotto il regime di Ben Alì (che è salito al potere nel 1987), grazie alle rivendicazioni delle associazioni femministe, alla donna è stato anche concesso il diritto di passare il suo cognome e la sua nazionalità ai figli (sempre però previa autorizzazione del padre). Ma neanche in quell'occasione la questione dell'eredità è stata messa in discussione. Nelle varie discussioni al Senato o alla Camera si è arrivati a concedere che le famiglie possano fare delle donazioni ai figli, ma non si è mai arrivati a una legge sull'uguaglianza.
Ma l'Islam permette o no l'uguaglianza dell'eredità?
Nel 2003-2004 le associazioni femministe, tra cui l'Association des Femmes Tunisiennes pour la Recherche et le Développement, hanno fatto un'inchiesta a questo proposito. I risultati dell'indagine sono stati pubblicati in un volume, "Riflessioni sull'eredità”, con i contributi di ricercatori di diverse discipline: sociologi, giuristi, specialisti dell'Islam, tra cui Latifa Lakhdar, Sana Ben Achour, Raja Ben Slama, ecc. Lo scopo dell'opera era proprio rispondere a questa domanda.Un secondo volume, "Plaidoyer pour l’égalité dans l’héritage”, è stato pubblicato nel 2006. Entrambi rientravano nelle iniziative per la celebrazione del cinquantenario del Csp. Ora, per alcuni ricercatori, tra cui Latifa Lakhdar, e per l'insieme dei membri dell'Association des Femmes Tunisiennes pour la Recherche et le Développement e de Association tunisienne Femmes Democrates, l'Islam non è contro l'uguaglianza dei sessi di fronte all'eredità. Il fatto che questa non ci sia è il prodotto di una strumentalizzazione da parte maschile.
Mohamed Talbi, famoso islamologo modernista, ha spiegato che la norma coranica in base alla quale al maschio spetta il doppio dell'eredità destinata alla femmina è, in realtà, progressista per l'epoca, se pensiamo che Bibbia e Vangeli non concedevano nulla alla donna.
Nello stesso periodo, nel cristianesimo e nell'ebraismo, alla donna in fatto di eredità, infatti, non veniva accordato nulla.
Dobbiamo anche considerare che all'epoca erano gli uomini a dover provvedere, per legge, ai genitori, alle zie e alle spese della casa; la donna, dal canto suo, non doveva spendere nulla dei suoi beni, veniva mantenuta. Inoltre, secondo alcune interpretazioni progressiste, quando il Corano parla di "metà” pone un vincolo "al minimo”, non "al massimo”. Nulla quindi impedisce di dare di più della metà: l'obbligo risiede nel non dare di meno.
Oggi, quando muore un genitore, come si divide l'eredità?
Secondo la legge esistente, se in una famiglia muore il padre -e questi non fa nulla prima della morte- si applica la legge mussulmana: la moglie ha diritto a un'ottavo dei beni, mentre al figlio maschio tocca il doppio di quanto non spetti alla figlia femmina. Ora, succede spesso che le persone prendano dei provvedimenti testamentari prima di morire: mio padre, ad esempio, l'ha fatto. In questo caso, non si pone nemmeno la questione dell'eredità.
Questa è una prassi molto diffusa tra le famiglie soprattutto di ceto medio-alto: avvocati, medici, ingegneri. Il capofamiglia prima di mor ...[continua]

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