Kamran Ashtary, designer e scrittore vive e lavora tra Amsterdam, New York e California. È coautore del blog View from Iran e attivsta per la democrazia nel Paese. Tori Egherman ha vissuto e lavorato in Iran ed è coautrice, con Ashtary di un libro fotografico View from Here.


Dopo che nel mese di febbraio centinaia di migliaia di persone sono tornate a sfilare per le strade di Teheran per esprimere il proprio sostegno alle proteste e rivolte di Libia, Egitto e Tunisia, il Movimento Verde iraniano si è impegnato ad avviare una serie di martedì di protesta per tutto il mese di marzo. Le opposizioni sperano così che l'ultimo martedì del mese, in cui tradizionalmente si festeggia il nuovo anno persiano con fuochi d'artificio e grandi falò, diventi l'occasione per una notte di proteste. Dopo le manifestazioni del 14 febbraio, un editorialista conservatore del sito web Ayandeh (Futuro) ha scritto: «La verità è che dopo 20 mesi di repressione, il Paese sta nuovamente entrando in subbuglio. Pare che la strategia del "giro di vite” adottata dal regime non abbia prodotto alcun risultato».In tutto l'Iran si festeggiano le rivolte di Tunisia, Egitto e Libia descrivendole come esempio di "Risveglio islamico”. Mahmound Ahmadinejad si domanda come possano i leader arabi fare ricorso alla violenza sulle proprie popolazioni, e ha dichiarato recentemente: «Consiglierei caldamente ai leader di questi Paesi di non impedire la libera espressione del popolo, e di seguire le indicazioni dell'opinione pubblica». Ha poi aggiunto: «Tutti dovremmo obbedire alle richieste che provengono dal popolo. Quando ciò non accade, può esserci un solo esito». Nonostante le belle parole, i movimenti iraniani di protesta continuano ad essere definiti come semplici tentativi di sedizione, proprio come è accaduto in tutto il mondo arabo. Secondo il regime iraniano, tutti i manifestanti che scendono in strada nel Paese sarebbero stati plagiati dalla propaganda occidentale, alcuni vengono perseguiti come apostati, venendo incarcerati e in alcuni casi persino giustiziati. Coloro che hanno partecipato alle campagne elettorali dei leader dell'opposizione Mehdi Karroubi e Mir Hossein Mousavi, entrambi candidati ufficiali alle ultime elezioni presidenziali, sono stati perseguitati e arrestati. (Karroubi e Mousavi, secondo fonti diverse sono ora stati incarcerati o agli arresti domiciliari, ndr). Il Movimento Verde, scaturito come reazione a questa repressione e per denunciare i brogli delle elezioni del 2009 è stato accusato dal regime di tradimento e di mancanza di rappresentatività. Come ogni regime repressivo, la Repubblica islamica d'Iran è sorda all'opinione pubblica, ed è spesso incline a strumentalizzare le folle in festa come espressione di sostegno. Gheddafi ha blaterato qualcosa come «solo io ho l'autorità morale, le rivolte in Libia sono provocate da Al Qaeda, Israele e droghe. Per le strade ci sono solo ragazzini cui piace giocare con le pistole. All'inizio di quest'anno, Hosni Mubarak si è rivolto a «i miei figli e le mie figlie» promettendo loro che avrebbe punito chiunque gli avesse fatto del male, ma poi si è testardamente rifiutato di dimettersi, come tutti ritenevano dovesse fare. La segreteria generale dell'Amministrazione Mubarak ha affermato in un comunicato ufficiale: «Coloro che occupano la Piazza non rappresentano l'Egitto, né gli egiziani». Allo stesso modo, quando nel 2009 a milioni scesero per le strade iraniane per denunciare i brogli elettorali, il regime dette la colpa agli Stati Uniti e ad altre interferenze estere.Dopo alcune manifestazioni dell'opposizione del dicembre 2010, il regime ha dichiarato in lungo e in largo che il Movimento Verde era ormai defunto. A dire cose del genere sono state voci fedeli al regime come Seyed Marandi, professore dell'Università di Teheran spesso apparso sulla CNN e sul canale di news iraniano in inglese Press TV, che ha recentemente dichiarato che il Movimento Verde è uscito sconfitto, lo scorso 10 febbraio, data in cui le manifestazioni di protesta non sono riuscite a concretizzarsi; ma, di fatto, le manifestazioni erano programmate per il 14.Il 14 febbraio, a centinaia di migliaia sono scesi per le strade di Teheran, rispondendo agli appelli di Karroubi e Mousavi che chiedevano agli iraniani di dimostrare il proprio sostegno per quanti stavano rivoltandosi in Tunisia ed Egitto. Il regime, nonostante le dichiarazioni ufficiali, non ha rilasciato i permessi per queste manifest ...[continua]

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