Con grande ritardo, e nel tumulto degli eventi internazionali, diamo conto delle nostre piccole cose. La riunione è andata bene, ma questa volta nessuno ha verbalizzato per cui riportiamo degli spunti in modo frammentario. Nell'intervento di apertura sono stati messi in evidenza due dati: all'origine della catastrofe della sinistra in Italia (di tutta la sinistra; veramente penosa, da puntualissimo riflesso condizionato "socialfascista", l'idea che il Pd non sia più sinistra e che l'unica sinistra sia la sommatoria dei cinque, o sei, o sette partiti comunisti; ma quanti sono allo stato attuale?) ci sta il distacco dalla realtà e dalla gente, la supponenza della politica (della risposte, quindi), il mancato ripensamento critico della propria storia. Salta agli occhi (solo nostri, ovviamente) che noi siamo "ben posizionati" con i nostri presupposti: andar in giro a raccontare e intervistare, le domande che vengon prima delle risposte, il riandare all'altra tradizione, quella non marxista, non statalista.
Secondo dato: gli abbonamenti calano (seppur, pare, molto meno di quanto sia stato annunciato allarmisticamente alla riunione. Il fatto che i paganti, per ora almeno, restino pur sempre sopra gli 820 -da poco più di 900 che erano- e tenuto conto che diversi non rinnovano per dichiarati motivi economici, il che, immaginiamo, valga per tutta la stampa, forse è addirittura incoraggiante...).
Sono comunque due dati contradditori. Che fare? Forse dobbiamo far meglio le tre cose di cui sopra, in modo coraggioso (con più asprezza si è detto, e su questo si è discusso; qualcuno ha parlato di un certo "autoconformismo" della rivista) e nel contempo far quello che non abbiamo mai fatto: dedicare con abnegazione tempo, energie e, potendo, intelligenza, a farci conoscere di più. A presto.