Cari amici, cari compagni, ci rifacciamo vivi. Sul numero 99 un nuovo editoriale. Speriamo bene, con l'altro, quello per il Kossovo, avemmo qualche problema. Ci rimproverarono, a ragione forse, il tono. Questa volta ci sembra diverso. D'altra parte siamo demoralizzati come allora: perché non si riesce a discutere prosaicamente, pragmaticamente, di queste storie? Ma da dove vengono fuori queste posizioni morali drastiche, che fan fuori la discussione? Noi riproporremo a tutti gli amici di "unirsi per discutere". (Tutto è paradossale; alcuni amici che ci costrinsero a star fuori dalla fondazione Langer perché dell'intervento militare "non si doveva parlare", perché "poi non era così chiaro se era giusto", hanno aderito alla manifestazione del Foglio!). Siamo al numero 100. Serviamo a qualcosa? A Cosa? Di certo c'è bisogno di voci libertarie ma fermamente di sinistra, indipendenti, non finanziate da nessuno (già, su qualcosa siamo un po' "vetero" anche noi); tener fermo sugli ideali e essere aperti, pragmatici, sempre curiosi (e "rispettosi") della realtà, è formula banale, sempliciotta, ma rara a quanto si vede in giro. Un riformismo radicale, lo si potrebbe chiamare. Il bisogno di questo noi crediamo sia enorme (fra l'altro, per risolvere il dilemma "D'Alema-Casarini"), non ci illudiamo certo di dar noi chissà quale contributo. Ma tant'è. A questo proposito: è da anni che insistiamo con l'"altra tradizione", andando a rivisitare pensatori e figure di militanti che allora non caddero nella trappola micidiale dell'idea comunista (insistiamo: sembra proprio che anche sul piano delle idee politiche il crollo del comunismo lasci un vuoto talmente grande, una specie di desertificazione, analoga a quella che lascia nel sociale dove era al potere. (Se Negri, uno dei grandi pensatori, e tuttora in attività, dell'estrema sinistra, sulle torri rilascia l'intervista come quella a Le Monde, "nient'altro che faida fra talebani del petrolio e talebani del dollaro", stiamo freschi!). C'era scritto in un'intervista: l'autoritarismo di destra, alla Franco per intenderci, era il coperchio tenuto a forza su qualcosa che bolliva, il comunismo era un freezer; beh, ritrovare quei pensatori se non altro può aiutare a scongelarsi. Allora: pensiamo in occasione del centesimo numero di organizzare un convegno sull'altra tradizione, in particolare sulle "due libertà", quella di destra e quella di sinistra, con Nadia Urbinati, Pino Ferraris, Nico Berti, Pietro Adamo, La Torre, Luca Bacelli, Luigi Ferraioli, eccetera, tutti intervistati. I giorni sono giovedì 10 e venerdì 11 gennaio; alleghiamo il programma. Sabato e domenica (12 e 13 gennaio), poi, vorremmo fare la nostra festa a Villa Salta. Per discutere delle prospettive e per scambiarci un po' di idee su quello che succede. Abbiamo delle proposte, di cui parleremo in una prossima lettera. Speriamo che possano essere presenti anche le nostre amiche: Khalida, Irfanka, Vjosa, Natasa. Nel numero 97 abbiamo pubblicato un dibattito fra la redazione e alcuni del social forum. A parte i contenuti, che ne pensate? Dovrebbe essere una specie di "editoriale polifonico", una vecchia idea legata al n. uno di Una città e abbandonata per impraticabilità al n.due. Ma eravamo del tutto impreparati e soli, oggi continuiamo a essere abbastanza impreparati ma siamo in buona compagnia, abbiamo amici che ci potrebbero aiutare. Pensiamoci. Abbiamo chiuso con la pubblicità. Feltrinelli inspiegabilmente ce l'ha tolta (a 100000 lire a modulo!) e abbiamo avuto qualche problema con uno delle tre rimanenti (50.000 a modulo) di stampo locale, per di più. Così abbiamo deciso che valeva di più potersi vantare di fare un giornale senza pubblicità. Noli acerbam? Comunque la dicitura "senza pubblicità" è bella e l'abbiamo già cominciata a usare nelle e-mail di promozione. A gennaio cambieranno anche i prezzi: abbonamento ordinario: 35 euro) abbonamento istituzionale: 50 euro abbonamento a studenti: 15 euro Il prezzo di copertina salirà a 10.000 lire Come al solito sopravviviamo a fatica e per salvarsi bisognerebbe investire qualche soldo in una qualche attività promozionale; un circolo vizioso da cui non riusciamo a uscire. Non pensiamo a chissà quale piano marketing: abbiamo capito (almeno quello!) che la nostra modalità è il tam tam, la referenza dell'amico, il giornale dato in visione, ma anche queste piccole attività vanno seguite, incrementate. Anche la catena di sant'antonio, che "va da sola", va inv ...[continua]

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