Villa Salta 16 e 17 dicembre, appuntamento a Forlì o a Villa Salta (invieremo per tempo le indicazioni topografiche) intorno alle 15.00. Speriamo veramente che veniate tutti. Proponiamo il seguente programma: - sabato pomeriggio vorremmo fare una discussione vagamente "politica": capita infatti che le opzioni ideali della rivista, libertarismo, cooperativismo, cosmopolitismo, riusciamo a scriverle solo nella lettera in cui chiediamo il rinnovo o i regali, il che sembra un po’ ridicolo. Questa volta ne vorremmo discutere un poco. Anche perché l’attualità politica, che continua ad appassionare, o a far disperare, tanti, ha a che fare con quelle parole. - sabato sera: cena e convivialità. - domenica mattina: riunioni di redazione e altre, se necessario.
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Le gerenze. Abbiamo cambiato il colophon della rivista. Ora ci sono: -la redazione "stretta"; -la redazione "allargata" che comprende tutti i collaboratori redazionali (cioè che fanno interviste); -coloro che collaborano, a vario titolo, al numero che esce. Il vecchio elenco comprendeva ormai troppi amici e ne ometteva altrettanti. Sembrava un elenco più d’immagine che altro, il che per noi era un po’ imbarazzante. Ci proponiamo di produrre prossimamente un depliant che spieghi cos’è la rivista (e il sito) (era una vecchia proposta di Fabio Levi); pensavamo a 4 pagine formato-giornale da ripiegare e poter distribuire ovunque per favorire la richiesta di copia-saggio o il passaggio dal sito. Ecco, lì si potrà riepilogare l’elenco di tutti i collaboratori intervenuti lungo lo svolgere di un anno (o degli anni passati). Sulla promozione raccoglieremo le idee a Villa Salta.
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Piccola posta di Adriano Sofri. Riportiamo, per chi non legge (o per chi non ce la fa a leggere) il Foglio, una Piccola Posta di Adriano Sofri che ci riguarda: Dal numero di ottobre del mensile "Una città” (piazza Dante Alighieri, 21 - Forlì) segnalo in particolare la lunga intervista a Francesco Ciafaloni sull'immigrazione. Ciafaloni è una delle persone più vivacemente e ostinatamente intelligenti che io abbia conosciuto. La società in cui viviamo può essere descritta all'ingrosso da intelligenze forti e sistematiche, o al dettaglio da intelligenze acute e minuziose. Ciafaloni mette insieme le due cose, i fenomeni sociali che crescono fino a guadagnarsi un rilievo statistico, e la vita singolare da cui sono impercettibilmente fatti. Penso che questa singolare dote derivi dalla simpatia che Ciafaloni mette nella sua osservazione, e la simpatia dall'uso fedele che fa della storia personale propria e dei propri antenati e della propria terra. La sua sociologia racconta insieme i caratteri comuni dell'immigrazione femminile peruviana a Torino, e la presenza di una (una) donna peruviana nel carcere cittadino. Per non annegare nelle dispute accademiche pseudoteologiche e fanatiche su noi e gli stranieri, sento il bisogno di questo: numeri, e racconti. Anni fa mi raccontarono che degli zingari romani si sbiondivano i capelli per sembrare lavavetri polacchi, e mi servì più che la lettura di un libro intero.
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Lettera di un’abbonata. A proposito dell’intervista sopraddetta riceviamo una lettera anche da un’abbonata affezionata e che speriamo resti tale malgrado una frase infelice: Mi sono abbonata a "Una città" colpita dalla ricchezza spirituale di Levi della Torre, dalla profondità culturale di Arkoun e dalla straordinaria umanità di Gallucci (sulla medicina che rispetti il morente). Sono perciò rimasta di stucco nel leggere l'articolo di Ciafaloni sul numero di ottobre 2000 (Molto da rispettare, molto da costruire, p. 18) che arriva a scrivere: "Siccome le vecchiette non si possono esportare per farle spupazzare in Perù, allora arrivano le peruviane e le filippine che, per l'appunto, tengono in piedi l'assistenza anziani a Torino". Vi prego, invitate i vostri collaboratori a rispettare il dolore e la sofferenza degli anziani (anche "vecchietti" purché sia detto con affetto e non con disprezzo come nell'articolo in questione!) e dei loro familiari che li assistono. Credevo che questo "sindacalese", che denota come minimo astio verso l'odiata classe della borghesia, fosse una cosa superata. Devo pensare che questo signore non abbia sperimentato la difficoltà/impossibilità per una persona che lavora di assistere il proprio parente anziano e malato, quando richiede presenza continua, e ignori che molte donne vanno in pensione prima dell'età canonica proprio per dedicarsi a ...[continua]

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