Mark Lilla, filosofo politico, è professore al Committee for Social Thought dell’Università di Chicago. Ha pubblicato, tra l’altro, The Reckless Mind: Intellectuals in Politics (2001) e The Legacy of Isaiah Berlin (2001).

Qual è l’ideologia dei neoconservatori?
Il nome non deve trarre in inganno. I neoconservatori, o neocon, non si rifanno alla tradizione del conservatorismo americano, che viene da una libera interpretazione dell’eredità liberale americana, fondata sui diritti dell’individuo, in particolar modo sul diritto di proprietà, sull’ostilità nei confronti del governo centrale, e su un forte scetticismo riguardo qualsiasi coinvolgimento negli affari esteri, quindi tradizionalmente isolazionista.
I padri fondatori del neoconservatorismo americano vengono generalmente dal trotzkismo (qualcuno aveva flirtato con lo stalinismo, negli anni ’30), o comunque dalla sinistra anticomunista e liberale.
Nati come intellettuali, iniziano a imporsi sulla scena politica a partire dalla fine degli anni ‘60, quando avvengono dei rivolgimenti su diversi fronti. Innanzitutto lo Stato sociale americano entra in crisi. Pur continuando a essere considerato qualcosa di positivo si ha l’impressione che stia, per così dire, deviando. Dopo anni di forte espansione dei programmi sociali, i problemi infatti anziché svanire sono aumentati.
I neoconservatori, inoltre, iniziano a trovarsi a disagio con i cambiamenti che il femminismo ha introdotto nella famiglia americana. Se da un lato molti fra essi sono donne, scrittori, intellettuali; dall’altro il liberalismo inizia a essere considerato come ostile alla famiglia, come elemento di erosione dell’autorità e quindi come fattore di rischio, in particolare per l’educazione dei figli. Il timore è che le nuove concezioni su sessualità e autorità familiare stiano portando a una generazione di figli infelici e non sani.
In terzo luogo, con i movimenti, in America si teme la crescente avversione anti-intellettuale. Dopo la Seconda guerra mondiale, gli Usa avevano di fatto il miglior sistema universitario del mondo, aperto agli immigrati dall’Europa e inclusivo nei confronti di studenti brillanti appartenenti ai ceti sociali più bassi, a cui riusciva a garantire una buona istruzione. I futuri neocon percepiscono gli attacchi alle università da parte degli studenti come una sorta di nascosta contestazione anti-intellettuale. Al contempo giudicano populista e ignorante l’attacco alle grandi istituzioni culturali in campo artistico.
In sostanza per i neocon il liberalismo -beninteso, parlo del liberalismo di sinistra- ha ormai preso una piega preoccupante e quindi bisogna intervenire. In questi anni alcuni pensatori e scrittori americani, liberali e anticomunisti, iniziano così a pensare di dover salvare il liberalismo da se stesso. Fra il 1968 e il 1972 si fa strada l’idea che il liberalismo americano sia al collasso e sul punto di suicidarsi. Non bastasse, il Partito Democratico ha voltato le spalle ai valori per cui la working class era solita votarlo: la difesa della famiglia, della religione. Oltre al fatto che aveva fatto completo dietrofront -di punto in bianco- riguardo la guerra del Vietnam in una maniera giudicata da più parti antiamericana e irresponsabile.
La nomination di George McGovern come candidato presidenziale nel 1972 rappresenta un evento cruciale: è allora che diversi liberali americani votano per Richard Nixon e abbandonano i democratici.
Una volta accaduto ciò, i neoconservatori si chiudono lentamente in un mondo a parte che cessa di avere qualsiasi tipo di relazione diretta col Partito Democratico e con il pensiero liberale, prendendo una piega sempre più antiliberale: per loro l’involuzione del liberalismo è la fonte di tutti i problemi del Paese. Cosicché, quando Ronald Reagan viene eletto nel 1980, colgono l’opportunità di entrare a far parte dell’establishment repubblicano, cercando di fargli cambiar strada rispetto al conservatorismo della vecchia tradizione. A quel punto in politica estera inizia a prevalere l’attivismo, con un forte accento anticomunista contro l’Unione Sovietica.
Dicevi che i neocon non sono nati come forza politica…
Questo è vero e forse vale la pena di soffermarcisi brevemente, perché ha a che fare con la loro storia. Una delle ragioni per cui i neocon sono stati capaci di diventare sempre più influenti è che, prima del Vietnam, c’era un’élite che si occupava di politica estera negli Stati Uniti. Un’élite tra ...[continua]

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