Roberto Marchesini, veterinario, direttore di “Quaderni di bioetica”, ha pubblicato, fra l’altro, La fabbrica delle chimere (Bollati Boringhieri, 1999). Sempre da Bollati Boringhieri è appena uscito in libreria Post-Human, verso nuovi modelli di esistenza.

Tu sostieni che siamo di fronte al superamento del paradigma umanistico, affermatosi dall’Umanesimo in poi, dell’uomo artefice di se stesso, padrone del proprio destino. Questo paradigma, che crea una forte dicotomia tra l’uomo e tutto il resto, entra in crisi proprio quando l’uomo sembra dominare sempre di più tutto ciò che lo circonda. Cosa lo spinge a non vedersi più al centro dell’universo?
Sono due i confronti che favoriscono questo superamento del paradigma antropocentrico, questo “eccentramento” dell’uomo, questo spostamento dell’uomo dal centro: lo sviluppo delle macchine e il confronto con l’animale.
Vediamo il primo. Le macchine diventano sempre più intelligenti e sempre più integrate tra di loro, più autoriferite, capaci di autogestirsi; ma, soprattutto, la ricerca cibernetica permette ormai di costruire sistemi di autoregolazione, di omeostasi; oggetti intelligenti, che hanno non già una capacità di coscienza o di conoscenza, di attività cognitiva, quanto piuttosto un sistema funzionante di feed-back analoghi a quelli dei sistemi biologici: possono quindi acquisire dati dall’ambiente e correggere continuamente la propria rotta; sono capaci, cioè, di kybernetikê, l’ arte di pilotare.
E’ uno sviluppo incredibile, che noi possiamo già vedere iscritto nell’idea delle onde elettromagnetiche di Maxwell e, nella loro realizzazione pratica, tecnologica, con Marconi: la costruzione di un universo di messaggi che circolano nell’universo e quindi di parole che, in un certo senso, diventano autonome dal soggetto che le ha pronunciate. Questo era già avvenuto anche nella costruzione del libro, nella scrittura, ma con le onde elettromagnetiche, con la trasmissione radar, con lo sviluppo della telefonia e poi dei computer e, soprattutto, dei computer in rete, le parole non appartengono più alla persona che le ha dette, diventano a se stanti, possono vivere al di fuori di chi le ha pronunciate.
Anche questo è un processo di forte “eccentramento” dell’uomo, di passaggio da un uomo al centro, da un uomo che, comunque, era l’interprete, il referente del messaggio, a un messaggio che vive definitivamente al di fuori dell’uomo. Internet è il punto finale di un processo iniziato con le onde radio. E non a caso gli scrittori di fantascienza già all’inizio degli anni ‘80 iniziarono a pensare ai cosiddetti fantasmi della rete, cioè a soggettività che non appartengono più a uomini reali ma che si realizzano all’interno di comunità virtuali, prendendo una vita propria e una propria attività cognitiva. In Johnny Mnemonic, di Gibson c’è un fantasma della rete, un soggetto virtuale che interagisce con gli altri attraverso il cosiddetto teleputer, il computer legato in rete. Non dimentichiamo, poi, la ricerca di P. Newman, di Thuring, su automi capaci di vivere utilizzando le stesse metodiche dei sistemi viventi, con la possibilità di modificarsi, coniugarsi, replicarsi, solo che sono modelli matematici…
Tu insisti molto sull’importanza del darwinismo, più che come filosofia biologica, proprio come pensiero biologico, come metodica…
Infatti: non è necessario che ci sia un progettista per costruire un progetto. E’ questa la grande scoperta di Darwin: che si possa realizzare qualcosa di compiuto, che funziona, che ha vita, senza che qualcuno impartisca le istruzioni per realizzarlo.
Basta un sistema di mutazioni casuali abbinato a un sistema di selezione necessitata da vincoli di sopravvivenza per produrre una selezione dei sistemi più adatti, più resistenti. E quindi in un fluire del tempo ecco che io ho un sistema che crea un progetto senza bisogno di un progettista, ho un software senza un ingegnere informatico che l’abbia realizzato. E’ questa la metodica che gli ingegneri della vita artificiale fanno propria: costruire dei sistemi che sviluppano delle mutazioni, si mettono in gioco e vengono premiati se funzionano meglio di altri.
In questo senso abbiamo sistemi che si migliorano col tempo, che evolvono e che quindi assumono una vita propria. Le ricerche in questo campo hanno visto dagli anni ‘70 in poi uno sviluppo incredibile. Oggi davanti a questi sistemi intelligenti artificiali c’è da rimanere sconvolti perché mimano perfettamente la vita biolo ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!