Rosafa Basha, 23 anni, è studentessa di Architettura dell’Università di Pristina. Mentor Bogaj, 22 anni, è studente di Legge presso la stessa università e membro dell’Unione degli studenti.

Rosafa. Io studio Architettura e mi sono rimasti due esami prima di fare la tesi di laurea. Nell’89 quando i serbi hanno tolto l’autonomia della Provincia del Kosovo ero al primo anno di Liceo e dopo di ciò, nel 90-91 hanno chiuso l’università, le scuole medie, i licei e anche le scuole elementari, nel senso che hanno buttato fuori tutti gli studenti albanesi dagli edifici.
Nel ‘91 noi allora ci siamo organizzati, coi nostri professori e col nostro governo in esilio una scuola e un’università clandestina, nel senso che la gente ha offerto le case, le stanze e le camere delle proprie case per usarle come classi scolastiche. Le condizioni erano abbastanza disagevoli perché, per esempio, si faceva lezione in una stanza di 5 metri quadrati, dove entravano magari 50 studenti, senza neanche i banchi o le sedie, seduti per terra, così...
Questo riguardava principalmente le università e le scuole medie perché nelle scuole elementari la situazione è un po’ diversa. Lì gli edifici sono stati separati con dei muri, così da una parte ci sono i bambini albanesi e dall’altra i serbi, questi ultimi però hanno sempre occupato la maggior parte degli edifici, anche se sono pochissimi, costringendo così i bambini albanesi a entrare magari in 50-60 in una sola classe, per seguire le lezioni delle scuole elementari. Con questa segregazione era un po’ come vivere in Sudafrica, in un regime di apartheid: con queste mura i bambini albanesi entravano da una parte, i serbi da un’altra, non si vedevano nemmeno...
Comunque, neanche prima dell’89 c’erano classi comuni di serbi e albanesi. Perché fino al ‘90 gli albanesi avevano le loro scuole, le elementari, le medie e l’università in albanese. Alla scuola elementare, per esempio, io avevo la mia classe, per ogni classe c’erano diverse aule, la scuola aveva aule per i serbi e aule per gli albanesi, però non erano separate con i muri, avevamo lo stesso corridoio...
Certo, eravamo già separati perché noi siamo albanesi, quindi studiamo nella nostra lingua e loro nella propria, non potevamo stare nella stessa classe. Poi però i serbi hanno introdotto questo nuovo programma, secondo il quale, per esempio, gli albanesi che frequentavano il corso di lettere non potevano studiare gli scrittori albanesi; nei corsi di storia non potevano imparare la storia albanese... Volevano che noi imparassimo la storia dei serbi, la lingua dei serbi, la letteratura serba e nient’altro.

Mentor. Io ho 22 anni, studio Legge e sono membro dell’Unione indipendente degli studenti dell’Università di Pristina, un’organizzazione autonoma creata il 18 maggio del 1990, per cominciare a organizzarci la scuola e l’università dopo che i serbi avevano buttato fuori noi albanesi dagli edifici dell’Università e delle scuole. Le ultime proteste sono cominciate nell’ottobre del 97, noi abbiamo aspettato per quasi otto anni, sperando in una soluzione pacifica, abbiamo tenuto fede a questo obiettivo appoggiando il nostro presidente, Ibrahim Rugova, però i serbi hanno continuato a far torturare e picchiare gli albanesi e altre cose terribili, non rispettando nessuno...
Allora, dopo 8 anni di continui soprusi da parte del governo serbo, la gente non poteva più essere tollerante e così soprattutto dopo i massacri avvenuti in marzo, la gente ha smesso di subire. Durante gli ultimi anni è accaduto anche che studenti e giovani albanesi fossero sottoposti a processi sommari e condannati per un totale di mille anni di carcere; sì proprio così, ci sono stati questi processi montati, in cui hanno preso gli studenti, in genere quelli più combattivi nella lotta per i loro diritti, e li hanno rinchiusi in carcere, dove tuttora si trovano.
E’ stato dopo tutto questo che la popolazione ha cominciato a organizzare l’Uck, l’esercito per la liberazione del Kosovo. I giovani che sono entrati nell’Uck non sono entrati perché favorevoli a una soluzione bellica, o perché vogliono combattere, è stata una necessità, erano esasperati. Per questo, il nostro presidente, rispettando i consigli internazionali, che dicono sempre di stare a questa soluzione pacifica, ha cominciato a perdere l’appoggio della popolazione che è sempre più con l’Uck. Ora, il fattore più importante per la soluzione del Kosovo sembra l’Uck, non si vedono alternative.

Ro ...[continua]

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