Luca Lanzalaco insegna Scienza dell’Amministrazione all’Università Bocconi di Milano. Ha recentemente pubblicato Istituzioni, organizzazioni, potere. Introduzione all’analisi istituzionale della politica, ed. Nuova Italia Scientifica. L’intervista prende spunto dall’intervento Senza il nemico? tenuto al ciclo di incontri Oltre il capitalismo, della Libreria Utopia di Milano.

Lei sostiene che senza nemico non è possibile la politica, è una affermazione quasi paradossale...
L’affermazione che senza nemico non è possibile la politica, che non è possibile, cioè, lo stabilirsi di precise relazioni fra soggetti e di istituzioni atte a regolare tali relazioni, trova la sua base nella teoria politica di Carl Schmitt, la cui compromissione col nazismo non ne inficia la profondità di pensatore. Schmitt sosteneva che alla base della politica sta l’antinomia amico-nemico perché è la presenza di un nemico a comportare, non è un gioco di parole, la necessità di interrogarsi sull’assenza-presenza di amici con cui formare delle coalizioni, o, in termini gramsciani, dei blocchi storici. Conseguentemente, porsi il problema della presenza o dell’assenza di un nemico di fatto significa porsi il problema della rilevanza della politica, nel senso che dicevo all’inizio, all’interno delle logiche e delle strategie degli attori sociali. Negare la presenza di una contrapposizione fra amici e nemici -che è parte essenziale della “retorica della società pacificata” attualmente imperante- implica quindi il venir meno della rilevanza della dimensione politica stessa. Aver chiaro questo punto è cruciale per il modo con cui si valuta la natura delle trasformazioni che stiamo vivendo: se si afferma l’inesistenza di un nemico, infatti, si vedrà nel conflitto sociale semplicemente una contrapposizione fra interessi, fra i quali sono quindi possibili compromessi, mediazioni e aggiustamenti, mentre, al contrario, se si ritiene che ci sia un nemico, la dimensione della politica diventa centrale.
Ma storicamente come si è configurato lo spazio politico determinato dalla presenza del nemico?
Questo spazio politico è lo spazio d’azione determinato da “collettività istituzionalizzate”, cioè da gruppi che, sostanzialmente, richiedono la mobilitazione degli individui sulla base di tre logiche d’azione. La prima di queste logiche è quella dell’identità, che dà luogo a delle comunità, cioè a rapporti di appartenenza o identificazione. L’identità, insomma, stabilisce chi siamo “noi” e chi sono “loro” ed essenzialmente è di natura culturale, valoriale, è la costruzione del “noi” politico in contrapposizione a dei nemici, gli “altri”. La seconda logica è quella dell’interesse ed in questa logica gli individui vengono mobilitati sulla base degli interessi individuali, dando vita a rapporti di scambio e alla creazione di mercati. La terza logica è quella della ricerca della conformità, ovvero il tentativo di determinare e di condizionare il comportamento degli altri; è la logica che dà luogo alle relazioni d’autorità, quindi all’autorità politica e alla potenza militare.
La questione interessante è che, nella storia dell’umanità, questi tre criteri non si sono quasi mai sviluppati sulla stessa scala: l’unico caso storico in cui questo sviluppo è avvenuto su un’unica scala è lo stato-nazione, cioè un’invenzione che ha pochissimi secoli di vita. E’ solo nello stato-nazione, infatti, che coincidono la collettività in cui gli individui si identificano, i rapporti di tipo economico che intercorrono fra di loro, nonché quelli di tipo politico e militare. Lo stato-nazione è un esperimento storico unico, che si è affermato erodendo ed eliminando, in un tempo storico ben delimitato, le forme di identificazione e di relazione politica ed economica che, fino alla sua apparizione, erano la norma. Avendo presente tutto questo, e tornando alla questione del nemico, occorre perciò concludere che, se fino ad oggi non ci siamo posti il problema della mancanza del nemico, è stato perché era chiaro a tutti che il nemico c’era ed infatti all’interno del sistema degli stati-nazione avevamo una contrapposizione abbastanza chiara, plausibile, fra due coalizioni: da un lato gli stati che gravitavano intorno agli Stati Uniti, dall’altro quelli del blocco sovietico. In ognuna di queste coalizioni c’era una quasi perfetta omogeneità di culture, di interessi economici, di rapporti d’autorità e di potenza militare. Ecco perché prima del crollo del blocco sovietico era ...[continua]

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