Bernhard Pircher ha 19 anni ed è membro della compagnia di Schützen di Glurns/Glorenza, in Val Venosta. Gli Schützen sono un’associazione che si ispira all’antica tradizione di difesa territoriale del Tirolo da parte di un corpo di tiratori scelti locali, per questo esonerati dal servizio militare nell’impero asburgico.

Io sono da due anni e mezzo membro degli Schützen. Ci sono diversi semplici motivi per cui lo sono diventato. I costumi tradizionalmente indossati da questa compagnia mi sono sempre piaciuti e così un giorno mi sono detto: "Ci vado anch’io". A parte questo, volevo contribuire alla presenza di giovani nella compagnia stessa, i quali spesso credono che in quanto Schütze si finisca con l’essere penalizzati durante il servizio militare.
Ho cominciato ad interessarmi più concretamente a cosa significasse essere uno Schütze, cercavo di raccogliere qua e là informazioni. Un giorno il mio vicino di casa mi ha spiegato a cosa è chiamato uno Schütze. Quello che mi affascinò di più era questo essere dalla parte della Heimat, delle tradizioni, della religione e anche del bisogno di coesione, il fatto cioè che ci si raduni per le celebrazioni pubbliche e per marciare insieme. L’ammissione nella compagnia degli Schützen di un nuovo membro deve essere unanime. I membri della compagnia votano cioè a favore o contro l’ammissione di un nuovo partecipante. Si è accolti solo con l’unanimità dei voti a favore. La decisione definitiva di entrare negli Schützen l’ho però effettivamente presa solo tre anni fa, durante il carnevale, a Bolzano.
In quell’occasione sono stato picchiato da alcuni italiani per via di una sciocchezza. Un giovane italiano ha spruzzato addosso ad un mio compagno della schiuma con una bomboletta del carnevale. Il mio compagno ha fatto altrettanto. Poi è arrivato un altro italiano, più vecchio di noi, che mi ha intimato: "Lascia mio fratello!". Ma noi non avevamo fatto proprio niente di male! Comunque, sono cominciate a piovere randellate. Io ho preso due pugni in pieno viso e per tre giorni non ho potuto alimentarmi che con un po’ di brodo. Così, allora, ho deciso di schierarmi con gli Schützen, i quali peraltro non sono contro gli italiani, ma contro coloro che vogliono reprimere la nostra volontà di esserci. Questo capita quando ci vietano di esercitare alcune consuetudini, come per esempio marciare armati, o quando veniamo offesi o discriminati. E in pratica il nostro fare resistenza si rivolge quindi il più delle volte contro lo Stato italiano. Da qui il pregiudizio secondo il quale gli Schützen sarebbero per definizione anti-italiani. Ma non è così, se si pensa che anche ai tempi di Andreas Hofer c’erano italiani che combattevano per la difesa del Tirolo. Questa terra era già a quei tempi una terra "mista", con il Tirolo austriaco e quello italiano,Welschtirol, che comprendeva anche il Trentino.
Come è stato il tuo primo incontro con la città di Bolzano, a maggioranza italiana?
Prima di venire a Bolzano avevo già sentito parlare dell’arroganza degli italiani lì in città, per cui io,a dire il vero, non ne volevo sapere di loro. A scuola, lì in città, provocavo l’insegnante di italiano, soprattutto con scritte alla lavagna. La classe mi veniva dietro. In realtà, io volevo provocare una reazione della professoressa e iniziare un dialogo con lei, come del resto poi avvenne.
Tu parli degli italiani in generale dicendo che non ti piacevano. Allora sei contro tutti gli italiani?
No, intendo i fascisti, i cui giovani simpatizzanti vanno in giro con lo stemma italiano, le teste rasate, con i lacci bianchi agli anfibi e i bomber addosso. Verso questo tipo di persone io ho un’avversione viscerale.
Cosa pensi dell’incontro delle due culture, tedesca e italiana?
L’incontro in questo senso tra italiani e tedeschi non può che essere positivo. Devo però dire che sono stato a lungo contro tutto ciò che aveva a che fare con l’essere italiano, adesso però la vedo diversamente. Anche gli italiani sono esseri umani e hanno quindi molto in comune con noi. Resta però il mio sentimento di avversità nei confronti dei fascisti, di quelli che sono a favore del centralismo statale e contro l’autonomia sudtirolese -su questo punto non cambierò mai posizione. Bisogna d’altra parte semplicemente accettare che gli italiani ora vivano in Sudtirolo e che non li si possa certo cacciare via. Non possono davvero farci niente se vivono qui. Dall’autonomia hanno poi tutti i loro vantaggi, tanto gli itali ...[continua]

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