Enrico Colajanni, imprenditore siciliano, già sindaco di Incisa in Val d’Arno (Fi) negli anni Novanta, è tornato a vivere a Palermo dove è impegnato a tempo pieno nel movimento antiracket.

Una quindicina di anni fa haI fatto da papà, o forse da fratello maggiore, ai ragazzi di "Addiopizzo” (di cui ci hanno parlato alcuni protagonisti nel numero 167/2009 di "Una città”). Ti chiederei di raccontare le ragioni di quel tuo coinvolgimento e, se ci sono, i nessi fra "Addiopizzo” e le associazioni in cui oggi mi sembri più specificamente impegnato, "LiberoFuturo” e "ProfessionistiLiberi”.
"ProfessionistiLiberi” è del 2011 ed è l’ultima nata del nostro movimento. Prima, nel 2007, ho contribuito alla nascita di "LiberoFuturo”, la prima associazione antiracket palermitana creata da quegli imprenditori che finalmente, grazie anche all’azione tenace e intelligente di "Addiopizzo”, cominciarono a denunciare e a collaborare. Oggi il mio impegno maggiore è per "LiberoFuturo” e per la sua diffusione in tutta la Sicilia occidentale. Ho iniziato sin dai primi giorni la collaborazione con i cosiddetti ragazzi di "Addiopizzo” perché ritenevo che la loro azione fosse tanto coraggiosa quanto lungimirante e non ho esitato un istante a decidere di far parte del gruppo promotore.
In quei primi mesi non avrei scommesso nulla sulla durata del movimento, tutto concentrato sulla denuncia del sistema delle estorsioni, ma non ancora capace di proporre soluzioni efficaci. Con il passare dei mesi, però, la strategia del "consumo critico” ha preso forma e ben presto abbiamo iniziato a realizzarla raccogliendo migliaia di firme di consumatori e, successivamente, le adesioni dei primi cento commercianti. Il forte rilievo mediatico e questi primi risultati hanno rafforzato la nostra determinazione a proseguire e quando finalmente, a fine 2006, sono iniziate ad arrivare le prime denunce contro gli estortori, per noi è stata la conferma del successo della strategia del "consumo critico” quale nuova arma sociale contro la mafia. A quel punto si è resa necessaria la creazione di una struttura adeguata alle attività di assistenza agli imprenditori sia in fase di denuncia che in quella processuale e così abbiamo dato vita, dopo sei mesi di gestazione, a "LiberoFuturo”. Da allora a Palermo gli imprenditori che abbiamo assistito sono centinaia e quelli che aderiscono al circuito del "consumo critico” sono circa mille. A dimostrazione che il cambiamento è possibile: basta volerlo.
Quindi il "movimento” anti-racket ha tre braccia operative: "Addiopizzo” per commercianti e clienti; "LiberoFuturo” per imprenditori; "ProfessionistiLiberi” appunto per avvocati, medici, consulenti fiscali e altri professionisti. Si può dire che il denominatore comune sia costituito dalla strategia del "consumo critico”? Se è così, come funziona in concreto?
Per anni il movimento antiracket è stato costituito esclusivamente da imprenditori che aiutavano altri colleghi nel percorso della denuncia. Nel 2004 a Palermo, dove nessuno denunciava, nacque "Addiopizzo”, un movimento costituito prevalentemente da giovani intellettuali o futuri professionisti, che elaborò e mise in pratica la strategia del "consumo critico” contro il pizzo. In seguito, dall’incontro di un gruppo di professionisti con "LiberoFuturo” e "Addiopizzo”, nacque l’idea di costituire un movimento capace di scuotere la cosiddetta "zona grigia” della nostra società che, pur avendo enormi responsabilità dei mali della vita sociale e istituzionale, gode di una sostanziale impunità. Basti pensare a un amministratore pubblico, il dottor Mimmo Miceli, che è uscito da Rebibbia dopo anni di carcere per reati di mafia, ma è sempre rimasto iscritto all’albo dei medici di Agrigento. Vi è anche il caso di un ginecologo di Marsala, colto sul fatto mentre tentava di abusare di una paziente, anche lui ancora iscritto all’ordine dei medici pur essendo recidivo: in questo caso, più che di impunità, si dovrebbe parlare di istigazione a delinquere! Il "consumo critico” è in effetti la nuova frontiera del movimento antiracket: esso, infatti, consente la realizzazione dell’obiettivo strategico di farlo diventare un movimento di massa, collettivo. Il "consumo critico” è uno straordinario deterrente, una sorta di denuncia preventiva che consente -agli imprenditori, ai commercianti e ai professionisti che non vogliono sottomettersi alle richieste di pizzo- di tenere lontano i mafiosi e di ottenere il sostegno de ...[continua]

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