Libero Zuppiroli è professore di opto elettronica dei materiali molecolari all’Epfl (Scuola Politecnica federale di Losanna). Ha scritto, tra l’altro, Traité des couleurs, Presses Polytechniques et Universitaires Romandes (Ppur).

Lei ha scritto un trattato sui colori. Parliamo del rosso...

Il rosso è un colore altamente simbolico. Anche se ai nostri giorni è un colore dell’infanzia -i bambini occidentali preferiscono il rosso, mentre gli adulti il blu- è un colore molto arcaico, il preferito dagli antichi, che prediligevano il porpora e lo scarlatto. Lo si ritrova presso i greci e i romani, come pure nel tempio di Salomone. Andando ancora indietro, nell’antichità preistorica, ritroviamo gli ocra nella base delle pitture animali. Forse può essere interessante partire dalla "fabbricazione” di questo colore, che poi si intreccia con l’aspetto mitologico. In Occidente il rosso veniva spesso ottenuto dalla radice di garanza, una pianta verde dalle radici molto rosse, con le quali si ottiene un bagno di tinta. Il fatto è che se si fa il bagno di tinta solo con la radice, il tessuto -lana o cotone che sia- non trattiene il colore. Per far sì che tenga bisognava operare un piccolo miracolo, ovvero farlo passare per un bagno detto di "mordente”. Si tratta di un bagno di sali naturali, soprattutto potassio-allume e sali di tartaro. Parlo di miracolo perché questo meccanismo è stato scoperto tremila anni prima di Cristo: ne abbiamo delle tracce nella valle dell’Indo.Un rosso mitico della storia dell’arte è il vermiglio della pittura medievale e il cinabro, che è un solfato di mercurio. Il cinabro è il primo colore per pittura fabbricato artificialmente. Lo dobbiamo agli alchimisti, che avevano imparato a mettere insieme lo zolfo e il mercurio in un corno, portarlo alla giusta temperatura e ottenerne l’unione. Si tratta di una reazione altamente simbolica perché zolfo e mercurio sono alla base dei principi dell’alchimia, che li vede come i costituenti del mondo: lo zolfo rappresenta l’elemento maschile e attivo, mentre il mercurio incarna l’elemento femminile e passivo. Da questa unione nasce il rosso della sensualità. Il fatto che il rosso sia legato alla sensualità si vede anche da un altro esempio di fabbricazione, quello del "rosso turco”.Nel diciassettesimo secolo ad Adrianopoli e a Smirne si fabbricava una tonalità di rosso estremamente densa e intensa. Tutte le ricche signore occidentali volevano allora questo "rosso turco” che, in Occidente, si comprava a peso d’oro. Ci sono stati anche episodi di "spionaggio industriale” per arrivare a capire come si fabbricava. Finalmente, durante la Rivoluzione francese, Claude Louis Berthollet scrisse un’opera dal titolo "Eléments de l’art de la teinture”, che ancora oggi è una bibbia per quanto riguarda la tintura naturale, dove descrive la fabbricazione di questo "rosso turco”. Si tratta di una descrizione di 13 pagine, suddivisa in 17 operazioni: il bagno di tintura si fa, secondo la spiegazione di Berthollet, con 16,7 chilogrammi di escrementi di pecora e 12,5 litri di olio di oliva con diversi bagni di mordençage a cui si aggiunge l’alizarina. "Alizarina”, come segnala la radice "Al”, è una parola araba, ed è un estratto della garanza. Si usavano quattro alizarine diverse, dopodiché il tessuto veniva passato in 23 litri di sangue di bue. Si è indagato su quale fosse il componente decisivo di questa ricetta. La verità è che nessuno lo era. Si tratta di una formula quasi esclusivamente simbolica, di qui il riferimento al sangue e a elementi animali.La cosa diventa ancora più interessante, sapendo che decine e centinaia di migliaia di anni fa i nostri antenati, che erano soprattuto cacciatori-raccoglitori, trasportavano, nei loro viaggi, utensili, armi e delle ocre. In almeno un centinaio di siti in Europa è stata registrata questa usanza. Tra questi, Terra Amata, che si trova nel centro di Nizza, sul porto vecchio, e che risale a oltre 380.000 anni fa. Ora, l’ocra secca è gialla, ma se scaldata tra i 400° e gli 800° prende il coloro rosso (ematite) e poi diverse sfumature fino ad arrivare al nero.Questo significa che tra i 300 e i 400.000 anni fa i nostri antenati sottoponevano l’ocra a trattamenti termici.È difficile dire a che pro lo facessero, probabilmente la usavano a fini simbolici e rituali. Probabilmente si coloravano il corpo. Più tardi si è trovata molta ocra anche nelle tombe, per cui si può ipotizzare che venisse usata anche in rituali religio ...[continua]

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