Giampiero Moretti, filosofo, è uno specialista della filosofia del Romanticismo, con particolare attenzione alla filosofia della natura. Su tali temi ha pubblicato, fra l’altro, “Anima e immagine” (Palermo 1985) e “Nichilismo e romanticismo” (Roma 1988). Sta curando per la casa editrice Einaudi l’opera completa di Novalis.

Attualmente c’è un grosso dibattito sul rapporto fra uomo e natura, ma è un dibattito che, anche nel mondo ecologista, rimane spesso ad un livello superficiale. Anche se ogni tanto ne riemergono degli echi, l’interpretazione romantica della natura, di tipo organicistico e finalistico, è risultata, sul piano della effettualità storica, una scommessa sostanzialmente perduta e la visione della natura come totalità sacra e vivente è risultata sconfitta da un’immagine di tipo meccanicistico e materialistico.    
Certo, sul piano della prassi, dal punto di vista dello sviluppo della scienza, è chiaro che possiamo considerarla sconfitta. Io inviterei invece a vedere ciò che questa idea della natura significa, per esempio sul piano dello sviluppo della coscienza di una popolazione. Il concetto romantico di natura si era talmente diffuso, sia a livello di università sia a livello popolare, che in ultima analisi, almeno per quanto concerne la Germania, diventa molto difficile dire cosa sia vincente e cosa sia perdente. Si è formata una coscienza popolare ampia, ramificata e diffusa di questo rapporto vivente, si sono sedimentate immagini che sono state utilizzate per molto tempo e lo sono ancor oggi. Una delle polemiche che i verdi si trovano a dover affrontare è la questione di un indubbio paganesimo di fondo della loro prospettiva. Ora occorrerebbe cercare di capire cosa significhi paganesimo. Nell’età romantica, non a caso, spesso viene messa in questione la posizione cristiana del Dio creatore della natura. Ne risulta attenuata l’interpretazione cristiana vigente di un Dio creatore e il conseguente antropocentrismo, che ha il senso di un incondizionato dominio dell’uomo sulla natura. Io non credo che l’immagine romantica della natura sia un’immagine sconfitta. Ritengo che nella coscienza popolare ci sia, in realtà, un’immagine ad essa vicina: il sentimento della sacralità della natura, dell’intoccabilità dei luoghi. Un sentimento che viene ormai riferito soltanto a certi spazi sacri, quali possono essere il cimitero, che è uno spazio ristretto e circoscritto, o le città all’interno delle mura, che in qualche modo proteggono e creano una differenza fra il dentro e il fuori. L’idea di natura vissuta dal Romanticismo si può forse chiarire in questo modo: si tende a riconoscere il sacro naturale non come un elemento posto dall’uomo, ma come un elemento perennemente presente e in cui la presenza dell’uomo non serve, in realtà, a fondare la sacralità, mentre, spesso, la mette in questione, in pericolo, e  appunto per questo deve trasformarsi in salvaguardia.
Possiamo dire che il mondo romano, come mondo che forma il diritto, quindi anche il comportamento, ha sempre in qualche misura ignorato l’esistenza di un “diritto naturale”; tutto il mondo romano si è battuto per contrastarne l’esistenza e per affermare l’esistenza e la necessità di un diritto civile, cioè imposto dall’uomo. L’eliminazione del diritto naturale, che poi, sostanzialmente, era il diritto delle genti delle tribù germaniche, è l’eliminazione del diritto come sacralità ampliata ed è l’affermazione di un diritto centrato sul soggetto umano. E’ la differenza che noi abbiamo nel pensiero romano fra le res sacrae  e le res sanctae.  Anche oggi si dice “camposanto” e non “camposacro”, perché le res sanctae  sono quelle sante in assoluto perché provengono dalla natura, dalla terra, non sono stabilite dall’uomo e su di esse l’uomo non può nulla, sono sante indipendentemente da lui, il loro valore non è toccato. Ciò che è sacro, invece, l’uomo in qualche modo lo può stabilire. Queste sono anche differenze che fanno capire la questione delle diversità e delle frequenti contrapposizioni fra elemento germanico ed elemento romano, fra un diritto delle genti, un diritto comune, e un diritto civile fondamentale. Sono questioni che si rifanno alla diversa interpretazione del soggetto e del rapporto fra soggetto e natura.
Ma in una concezione romantica della natura qual è la concezione che l’essere umano ha di se stesso?
Ci sono mille rivoli, l’idea romantica della natura si sfilaccia, si ritrasmette in mille posizioni. Per esempi ...[continua]

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