Cari amici,
sono di nuovo a Hong Kong, e come sempre capita a Hong Kong cammino molto sui soprapassaggi. Si tratta di lunghe passerelle che possono portare anche da un quartiere all’altro senza aver mai bisogno di scendere a livello della strada, passando attraverso shopping mall, gallerie, ponti che collegano una banca a un albergo di lusso, eccetera. È un fenomeno nato da una città ad alta densità, che affascina molti architetti -periodicamente infatti esce un volume che studia le vie "aeree” di Hong Kong, che per l’appunto riescono a creare spazi urbani alternativi quando le strade sono eccessivamente congestionate. Nei giorni di festa le passerelle sono piene zeppe di ragazze dall’Indonesia e dalle Filippine, che lavorano qui come domestiche e hanno un giorno libero, che passano dunque ritrovandosi con le altre filippine e indonesiane di Hong Kong, chiacchierando, facendosi le unghie, pettinandosi l’un l’altra, facendo dei pic-nic, improvvisando mercatini, esercitandosi per danze sincronizzate di gruppo, pregando, scambiandosi informazioni su lavori e lavoretti -tutto sulle passerelle. Ogni tanto le passerelle sono ingolfate da ragazzi e ragazze vestiti come se stessero andando a un cocktail-party che ti infilano in mano delle brochure -non per invitarti a una festa con dj, ma per farti acquistare case non ancora costruite. Altre volte invece ci sono delle mostre. L’idea è che visto che a Hong Kong non usa molto andare ai musei, per quanto questi stiano cominciando a essere numerosi, per non parlare delle ormai numerosissime gallerie d’arte, alcuni curatori hanno pensato che tutto quello che si vorrebbe le persone vedessero nelle mostre, va piazzato proprio sotto al loro naso, creando gallerie volanti dalle soprelevate pedonali, se vogliamo, in modo che le masse non abbiano modo di sfuggirvi. Così negli ultimi giorni ho visto due mostre che più diverse non si poteva, senza dover fare nessuno sforzo. La prima mi ha scioccata e commossa: esco dallo shopping mall Ifc che devo attraversare ogni volta per andare in centro, e senza scendere in strada mi ritrovo sulla sopraelevata del vecchio mercato centrale, la cui galleria era interamente ricoperta di disegni di ragazzi ebrei internati a Terezin durante la Seconda guerra mondiale. La mostra era così inattesa da aver davvero colpito moltissimi passanti, che leggevano intenti e fotografavano, o prendevano nota. L’Asia, si sa, è terribilmente all’oscuro di quello che è avvenuto in Europa durante il conflitto mondiale, e così ogni tanto si hanno delle spiritosate raccapriccianti -un bar Hitler per di qui, una festicciola in cui alcuni vanno vestiti da nazisti per di là, un intero negozio che decide di decorarsi "alla Terzo Reich” perché fa fino, ecc. Un gruppo, appena formatosi, che si chiama Hong Kong Holocaust and Tolerance Centre, ha deciso che starsi ad arrabbiare ogni volta e fare picchetti non serviva a niente e che la cosa migliore era rimboccarsi le maniche ed educare.
Così vanno in giro per le scuole e raccontano cos’è stata la Seconda guerra mondiale e che cosa significhi "Olocausto”, e questa sui disegni dei ragazzini era la loro prima mostra. Per l’appunto era sulla sopraelevata, e quel giorno mi sono ritrovata commossa e trafelata a correre da una parte all’altra, con la spesa in mano, un’amica che mi aspettava e il telefono che stava suonando. Poi, invece, oggi passo di nuovo dalla stessa sopraelevata ed entro nello shopping mall e mi rendo conto che la mostra su Terezin è stata tolta e ne è cominciata un’altra, poco più in là: questa si chiama "Il sogno cinese”, in cinese, ma in inglese l’hanno tradotta come "Amazing China” -Cina fantastica. Non ho fatto in tempo a vedere chi l’avesse allestita perché sono voluta scappare a gambe levate: sono una serie di pannelli, tutti ben bordati di rosso con bandierine rosse agli angoli, che documentano le meraviglie della Cina comunista. Varie foto di dignitari, Deng Xiaoping, Hu Jintao, anche Xi Jinping, l’attuale presidente, poi foto industriali per far vedere come si sono sviluppati in fretta, e tutto un orgoglio patriottico-nazionalista che si espandeva come un gas nocivo dai cartelloni fino a dove camminavo. Mamma mia, ho pensato, accelerando il passo. Sulle sopraelevate pedonali a volte si viene scossi dai propri pensieri in modo elevato. Altre volte ci si ritrova presi in un’imboscata raccapricciante.
Ilaria Maria Sala